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Cronaca

Cadavere a largo di Capraia, il commissario Sartori: "Così l'ho identificato dopo 20 anni, lo dovevo alla famiglia"

Nel 1998 il ritrovamento di un uomo morto a largo dell'isola, da quel momento l'ufficiale non ha mai smesso di cercare il suo nome: "Ho ridato la dignità a Zlatko"

Un giallo che durava da oltre 20 anni è stato risolto grazie alla determinazione e alla bontà d'animo di Ilario Sartori (nella foto in basso con la giacca, ndr), commissario in pensione della Polmare. Nel 1998 venne trovato un cadavere al largo della Capraia (foto Luca Aless, licenza CC BY-SA 4.0) del quale non era stato possibile fare una corretta identificazione. All'epoca il corpo fu rinvenuto con soltanto una scarpa da marinaio addosso e una fede nuziale al dito. L'uomo venne tumulato anonimamente al cimitero dei Lupi, ma il commissario Sartori, all'epoca, fece una promessa: "Mi batterò ogni anno per dare un nome e una dignità a questa persona".

Zlatko_Brajko-2E così è successo. Grazie agli indizi raccolti è stato possibile sapere che l'uomo si chiamava Zlatko Brajko (nella foto, ndr), di nazionalità croata, e all'epoca della morte aveva 34 anni. Scomparve dalla città di Bol, nell’isola di Brac, sulla costa Dalmata nel 1998. Ora quell'uomo potrà finalmente ricevere il giusto saluto dalla sua famiglia.  

Per capire maggiormente i dettagli di questa storia, abbiamo intervistato il protagonista assoluto dell'identificazione di Zlatko, Ilario Sartori. Sessantuno anni, di cui 40 vissuti nella polizia di stato, nel 1997 è entrato nella polizia di frontiera marittima e vi è restato fino al pensionamento avvenuto nel 2016 con il grado massimo di commissario. 

Commissario, finalmente è stata messa la parola fine a questa vicenda. Come si sente?
"Sono molto contento perché ho mantenuto fede a una promessa fatta moltissimi anni fa. È stata veramente dura, ma finalmente sono riuscito nel mio intento. Adesso la famiglia potrà riabbracciare il suo parente". 

Come mai si è preso a cuore questa storia?
"Un conto è risolvere un furto o una rapina dove c'è un inizio e una fine processuale. Questo caso invece è diverso perché qui si parlava di un cadavere che non aveva identità ma che portava una fede al dito, quindi aveva una famiglia. Il mio pensiero è sempre andato ai suoi cari che ogni volta che festeggiavano una ricorrenza sentivano la mancanza di qualcuno". 

Il commissario Ilario SartoriQuanto è stato difficile fare le ricerche?
"Nel '98 non c’erano gli strumenti strumenti tecnologici di ora. I cellulari erano agli albori, il massimo di cui si disponeva era un fax. Quindi vi lascio immaginare tutti i problemi che avevamo. Quando vennero rilevate l'impronte dal cadavere furono inviate alla polizia scientifica e all'Interpol ma la comparazione dette esito negativo". 

La vicenda andò anche a "Chi l'ha visto"?
"Fu tutto studiato. Durante le ricerche urlammo più volte sia il nome inciso sulla fede (Caterina, ndr), la data del matrimonio e che il corpo apparteneva ad un marinaio, ma nessuno chiamò per dare informazioni utili".

Quindi come avete proceduto?
"Abbiamo pensato di chiedere a tutti i comuni d'Italia ma era infattibile. Allora la nostra attenzione si è spostata sui porti principali ma anche in questo caso le ricerche dettero esito negativo". 

Poi nel 2016 lei è andato in pensione, ma il suo lavoro non si è fermato.
"Esatto. Mi sono sempre detto che avrei cercato di risolvere il caso perché era un qualcosa un cui credevo fermamente. Grazie alle nuove tecnologie ho iniziato a fare nuove ricerche su internet in inglese e su un sito croato di persone scomparse ho visto un volto che mi sembrava familiare. In cuor mio sapevo che si trattava di chi stavo cercando ma mi servivano delle prove". 

Come si è mosso a quel punto?
"Ho cercato il suo nome e ho visto che c'era una sua intervista al Washington Post dove diceva che aveva comprato una barca e a quel punto mi sono ricordato della scarpa da marinario trovata ai piedi del morto. Dentro di me ero sicuro di essere molto vicino alla soluzione del caso. Sono tornato nel mio ufficio e alla Polmare hanno verbalizzato le mie dichiarazioni che sono state mandate alla direzione centrale della polizia, all'Interpol e alla polizia croata". 

A questo punto ormai il suo lavoro era completo?
"In Croazia avevano le sue impronte che sono state comparate con quelle prese a Livorno quando il corpo fu esaminato. Tutto combaciava. Quando me l'hanno detto sono stato felicissimo". 

Si è sentito con la famiglia di Zlatko?
"Sì, ho avuto modo di parlare con la moglie Caterina, una donna italiana che vive nel nostro Paese, madre di un ragazzo di circa venti anni. A lei consegnerò la fede del marito e le poche cose che siamo riusciti a conservare. Purtroppo i genitori di Zlatko sono morti ma le sue sorelle stanno per venire a Livorno dove finalmente potranno ricongiungersi con il fratello". 

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