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Cronaca

Teste di Modigliani, Carlo Pepi: "Il Comune dialoghi con gli eredi per esporre quelle vere"

L'ex tributarista e grande esperto d'arte ha una proposta per l'amministrazione comunale: aprire un dialogo con i proprietari delle sculture autentiche di Modì conservate nel caveau di una banca

La storia di Amedeo Modigliani viaggia, da sempre, lungo due binari. Quello della realtà dei fatti e quello della leggenda. Un dualismo che fa parte della personalità dello straordinario artista, sempre diviso tra Livorno e Parigi, descritto come allegro e gioviale ma anche con un velo di malinconia perennemente negli occhi. Con una sfrenata voglia di vivere, dipingere e scolpire, a fare i conti con una malattia che sarà la sua condanna a morte. A cento anni dalla morte Amedeo Modigliani torna finalmente a casa, con una mostra che rende giustizia al più grande artista del Novecento. Rimane, però, ancora un tassello da rimettere al suo posto, una ferita da sanare legata alla beffa delle false, episodio che nel 1984 mandò in delirio l'intero mondo dell'arte. A tal proposito abbiamo intervistato il Don Chisciotte dell'arte, Carlo Pepi, 82 anni, ex tributarista e grande esperto d'arte e profondo conoscitore della vita e dell'arte di Modigliani.

Mostra Modigliani, in catalogo anche le opere della collezione Alexandre

Carlo Pepi: "La mostra è già stata vista? I capolavori si riguardano cento volte"

"La mostra che arriverà a Livorno è sicuramente molto bella e mette in luce questo nostro grandioso artista, oltre alle capacità di due personaggi illuminati - attacca Pepi -: Jonas Netter e Paul Alexandre, due che hanno compreso e riconosciuto il genio assoluto di Modigliani prima degli altri, prima che i "critici" si svegliassero. È una mostra interessante, senza falsi come invece è capitato anche di recente, che racconta bene il percorso di Modigliani. Certo, è già stata vista, non è una novità, ma questo non rappresenta un grosso problema perché le opere straordinarie si riguardano anche cento volte". Non c'è dubbio, quindi, che la mostra "Modigliani e l'avventura di Montparnasse" sia per Livorno un'ottima occasione e un trampolino di lancio per far ripartire anche l'economia in città, ma c'è qualcos'altro che, a sentire Carlo Pepi -  l'esperto d'arte che su Amedeo Modigliani non ha mai sbagliato un colpo, il primo a smentire categoricamente i più illustri critici che avevano attribuito tre teste di pietra recuperate nei Fossi ad un giovane Modigliani - si potrebbe ancora fare per riportare davvero, definitivamente, Dedo a casa.

"È necessario esporre le teste autentiche, il mondo intero sta aspettando di vederle"

"Si parla ancora, a 35 anni di distanza, di quella 'beffa delle teste' che ha fatto un danno enorme all'arte di Modigliani - racconta Pepi - invece dovremmo smettere di pensare a quell'episodio e tirare fuori ed esporre le teste autentiche. E in questa operazione, che sarebbe uno scoop a livello mondiale, deve entrare anche il Comune". Secondo Carlo Pepi l'amministrazione comunale potrebbe aprire un dialogo con i tre gruppi di eredi delle teste e organizzare un'esposizione a Livorno, sfruttando l'occasione della mostra che sarà inaugurata il prossimo 7 novembre al Museo della Città. La storia delle teste, Carlo Pepi, non l'ha ancora mandata giù, non riesce ad accettare che quei capolavori assoluti non siano esposti in un museo. "Modigliani le aveva regalate ad un venditore ambulante e, dopo la storia delle teste false, furono ritrovate ancora lì nel garage in cui le aveva depositate. Adesso sono nel caveau di Banca Etruria che, oltretutto, con i trascorsi che ci sono non voglio immaginare cosa hanno rischiato". Qualche anno fa, racconta ancora Carlo Pepi, la Soprintendenza di Arezzo aveva provato a coinvolgere gli eredi delle teste per una mostra sul vero e il falso nell'opera di Modigliani, invito che all'epoca non fu accolto. "Adesso però le cose sono cambiate e sono sicuro che c'è la possibilità di un dialogo". 

Gli Archivi Modigliani e le lettere della figlia Jeanne

"Ho ancora le lettere con cui la figlia di Amedeo, Jeanne Modigliani, mi autorizzò a occuparmi delle opere del padre e mi nominò presidente degli Archivi Modigliani, ente da cui mi sono ritirato per prendere le distanze da personaggi disonesti che hanno lucrato per anni mandando in giro per il mondo opere palesemente false autenticate come vere - racconta ancora Pepi . Io, al contrario di altri, non penso all'arte in termini economici e sarei disposto ad autenticare quelle teste anche adesso, senza chiedere alcun compenso". 

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