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Cronaca

Coronavirus a Livorno, il medico curante del paziente positivo: "La quarantena? Sembra di essere in galera"

Il dottore di famiglia è stato il primo a entrare in contatto con il soggetto: "Anche a me ha inizialmente negato di essere stato a Bologna"

Sono ancora critiche ma stabili le condizioni del 55enne livornese ricoverato in Rianimazione all'ospedale dopo che è stato trovato positivo al Coronavirus. La sua situazione è monitorata costantemente dai medici, ma la prognosi, come spiegato dal personale dell'Asl, è ancora riservata. A seguito della positività al Covid-19, 12 persone che hanno avuto contatti ravvicinati con il soggetto sono state messe in quarantena. Tra queste anche il suo medico curante che, contattato telefonicamente, ha fornito la sua versione di come si sono svolti i fatti e di come l'uomo, anche al dottore stesso, abbia inizialmente negato il suo soggiorno a Bologna (il nome del medico è stato volutamente omesso per ragioni di privacy).

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Dottore, partiamo prima di tutto dalle sue condizioni. Come si sente? Come sta passando questi giorni?
"Io sto bene, anche se adesso più o meno credo di capire cosa si provi a stare in galera. La quarantena durerà fino al 16 marzo, durante il giorno leggo molto e sto al computer. Purtroppo le attività da svolgere in casa non sono moltissime".

Anche altre persone venute a contatto con Lei sono state messe in quarantena?
"No, solamente io. Vi faccio un esempio: sto facendo da tutor a una specializzanda in medicina generale che è stata con me nei giorni antecedenti al mio isolamento e, non avendo avuto contatti diretti con il paziente infetto, non è stata messa in quarantena. Come lei, neppure nessuno dei miei familiari. Questo dovrebbe spiegare molte cose sul rischio di contagio".

Cosa può dirci del paziente livornese positivo al Coronavirus?
"Ci siamo sentiti per telefono verso il 20 febbraio e mi ha detto che stava poco bene a causa di problemi intestinali e di una faringite. Una settimana dopo mi ha chiamato la moglie dicendomi che aveva la febbre molto alta e difficoltà a respirare: a quel punto ho consigliato di fare una radiografia dalla quale è poi uscito fuori un problema polmonare. Nel frattempo ho prescritto al paziente sia antibiotici che cortisonici due volte al giorno".

E dopo cosa è successo? Lei, da medico curante, è stato il primo a visitarlo?
"Sabato 29 febbraio mi ha chiamato nuovamente la moglie per dirmi che aveva ancora la febbre e se potevo andare a visitarlo. Due giorni dopo, prima di recarmi in ambulatorio, sono passato dalla sua abitazione e l'ho visitato notando che la febbre era scesa, ma che sussistevano ancora problemi respiratori. Ho fatto una saturimetria per capire il livello di ossigenazione del sangue. Il valore medio dovrebbe essere da 97 in su mentre nel soggetto era a 87. Per scongiurare che il mio apparecchio non fosse rotto, ho ripetuto l'esame anche alla moglie e il valore era di 98 quindi ho capito che c'era qualcosa di strano".

Aveva chiesto all'uomo se era stato in zone maggiormente colpite dalla diffusione del Coronavirus?
"Certamente, e mi è stato risposto che non si era mosso da Livorno. Solo più tardi ho scoperto che invece era stato a Bologna. Averlo saputo prima avrebbe cambiato il quadro clinico".

E quindi come è stato trattato il paziente?
"Prima ho chiamato il primario di pneumologia per capire che cosa potevo fare visto che non era considerato un caso sospetto ma che presentava problemi respiratori. Mi è stato detto di fare delle analisi più accurate e di chiamare il pronto soccorso. E così ho fatto. Mi sono messo in contatto con il primario, dottor Alessio Bertini, che mi ha detto di portarlo da lui. In ospedale, il mio paziente è arrivato con la mascherina e gli è stata fatta una radiografia che ha confermato i problemi polmonari. Subito dopo è stato sottoposto a una tac che ha evidenziato un quadro clinico preoccupante".

Il tampone però non è stato fatto subito?
"Anche ai medici il soggetto ha detto che non era uscito da Livorno quindi, seguendo la procedura, non è stato trattato come un caso sospetto. Nel pomeriggio tuttavia le condizioni sono peggiorate ed è stato ricoverato in Rianimazione. Ho parlato con Paolo Roncucci (primario di Rianimazione, ndr) e Spartaco Sani (primario di Malattie infettive, ndr) e siamo stati d'accordo sul procedere con il tampone. Nella sera del 3 marzo sono stato chiamato e sonon stato messo a conoscenza che il test era positivo".

È rimasto sorpreso dalla notizia?
"Mi è dispiaciuto apprenderlo e spero che il paziente si possa riprendere. Appena mi è stato comunicato il tutto, ho fatto allontanare da casa i parenti e mi sono messo da solo in quarantena aspettando poi l'ordinanza da parte del sindaco".

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