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Cronaca

Criminalità, il porto di Livorno al primo posto in Italia per sequestro di cocaina

Il dato è emerso dal rapporto "Le mafie in Toscana": nel 2018, sono stati confiscati 530 chili sui 589 recuperati in tutta la regione

Il porto di Livorno al primo posto in italia per sequestro di cocaina e la città, in Toscana, fa registrare il tasso medio annuo più elevato per quanto riguarda le segnalazioni per traffico e spaccio di stupefacenti. Sono questi i dati emersi, relativi al 2018, da "Le mafie in Toscana", terzo rapporto sui fenomeni di criminalità organizzata e corruzione, curato dalla Scuola Normale superiore di Pisa su incarico della Regione: "Nonostante le mafie non riescano ad avere un insediamento stabile sul territorio - si legge nel rapporto - sono però sempre più riconoscibili le 'tracce' di una crescita di gruppi di criminalità organizzata. Le cosche considerano la Toscana come una terra di conquista. Preferiscono, piuttosto che colonizzare, esternalizzare a gruppi autoctoni o mimetizzarsi. Però non si limitano a riciclarvi denaro, ma la usano anche per farvi affari".

Sequestrati 600 kg di cocaina al porto di Livorno

A Livorno record di cocaina sequestrata in porto e per segnalazioni di traffico di stupefacenti

Livorno, in base a quanto emerso, si conferma, insieme a Grosseto, Prato e Massa-Carrara, una delle province con il più elevato rischio di penetrazione criminale. Il nostro comune continua a registrare il tasso medio annuo più alto per quanto riguarda le segnalazioni per traffico e spaccio di stupefacenti, seguito da Firenze. Il porto, invece, guadagna il primato nazionale per cocaina sequestrata nel 2018: 530 chili sui 589 recuperati in tutta la Toscana. 

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In aumento i beni sequestrati alla criminalità organizzata

In totale, in Toscana, sono 572 i beni immobili sequestrati, distribuiti in 67 comuni. Di questi, 145 sono quelli già destinati, come la tenuta di Suvignano assegnata alla regione Toscana. La matrice camorristica è la più ricorrente, con quasi il 40 per cento dei beni, seguiti da Cosa nostra (11,5%) e ‘Ndrangheta (6,2%). Quel che rimane è riconducibile alla Sacra Corona Unita, la Mala del Brenta o associazioni mafiose originarie del Lazio.

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Rossi: "Contrastare l'illegalità per promuovere lo sviluppo"

Il presidente della Regione Enrico Rossi ha tracciato quella che deve essere la linea da seguire per il contrasto alla criminalità: "Occorre alzare il livello di consapevolezza per salvaguardare un corpo sociale e un apparato amministrativo che appaiono ancora sostanzialmente sani, ma che non sono estranei a fenomeni di illegalità e infiltrazione da parte della criminalità organizzata. Serve rispondere con forza al bisogno di giustizia da parte dei cittadini toscani, condizione imprescindibile per la crescita il benessere e la prosperità economica". 

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