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Cronaca

Falsi Modigliani, tutti assolti nel processo di Genova: "Non ci fu truffa", ma alcune opere sono ritenute fasulle

La sentenza nella giornata di ieri venerdì 16 giugno dopo i sequestri durante l'esposizione del 2017 a Palazzo Ducale e i dubbi sollevati dal critico d'arte Carlo Pepi

Alcune opere sono state ritenute fasulle ma a seguito della sentenza pronunciata nella giornata di ieri, venerdì 16 giugno, sono stati tutti assolti gli imputati nel processo sui presunti quadri falsi dell'artista livornese Amedeo Modigliani sequestrati nel 2017 a Genova durante una mostra a Palazzo Ducale. Un'udienza che si è aperta con la notizia della morte del principale imputato, Joseph Guttmann, mercante d'arte di 81 anni venuto a mancare a New York. I dubbi sull'autenticità delle opere - che poi causarono la chiusura anticipata della mostra - vennero sollevati dal critico d'arte Carlo Pepi, che non più tardi di un mese e mezzo fa tramite un post sulla sua pagina Facebook aveva puntato il dito contro Livorno, citando un "disinteresse della città verso il suo figlio più illustre visto che viene tenuto nel più assoluto silenzio lo svolgimento del più grosso processo che abbia mai interessato l'arte". 

Durante l'udienza intanto i legali di Guttmann - come riportato dall'Ansa -, gli avvocati Massimo Boggio e Massimo Sterpi, hanno chiesto comunque l'assoluzione nonostante il decesso "per onorare la sua memoria e ricostruire la sua reputazione". Il giudice Massimo Deplano ha assolto i sei imputati perché "il fatto non sussiste" e "perché il fatto non costituisce reato". Le tele saranno restituite ai proprietari ma per quelle considerate false ci sarà una apposita dicitura. A processo, a vario titolo, per truffa, falso, ricettazione e contraffazione di opere, c'erano Massimo Zelman, presidente di Mondo Mostre Skira, che imbastì l'esposizione; Joseph Guttmann, mediatore originario dell'Ungheria con base a New York e proprietario di molte delle opere sequestrate; Rudy Chiappini, italiano trapiantato in Svizzera, curatore; Nicolò Sponzilli, direttore mostre Skira; Rosa Fasan, dipendente Skira; Pietro Pedrazzini, scultore svizzero, proprietario di "Ritratto di Chaim Soutine" che agli occhi degli investigatori piazzò come autentico pur sapendolo finto. La Fondazione Palazzo Ducale si era costituita parte civile tramite l'avvocato Cesare Manzitti.

La procura aveva chiesto cinque condanne e un'assoluzione, la mostra chiuse con alcuni giorni d'anticipo dopo la denuncia di Carlo Pepi

Il procuratore aggiunto Paolo D'Ovidio aveva chiesto cinque condanne e un'assoluzione. In particolare l'aggiunto aveva chiesto la condanna a sei anni per Chiappini, a cinque anni per Guttmann, otto mesi per Sponsilli e Fasan, sei mesi per Pedrazzini e l'assoluzione per Zelman. Gli accertamenti scattarono nella primavera 2017, a mostra in corso che a quel punto chiuse prima, dopo la denuncia del critico Carlo Pepi e fra i testimoni-chiave viene individuato l'esperto francese Marc Restellini che puntò subito il dito contro Guttmann. Le perizie avevano stabilito che 20 opere, un terzo di quelle esposte, erano false. Secondo gli investigatori, attraverso l'esposizione alla mostra si voleva rendere autentiche delle opere false in modo tale da acquisire una maggiore quotazione e rivenderle a prezzi stellari nel centenario della morte di Modì. Per i legali degli imputati, invece, le opere sono autentiche.

 "Dell'iniziale impianto accusatorio non è rimasto in piedi praticamente nulla. Leggeremo le motivazioni per capire cosa ha ritenuto il giudice sulle opere ritenute false". Così Massimo Sterpi, difensore insieme al collega Massimo Boggio di Guttmann. "Se pensate che il curatore della mostra, l'organizzatore della mostra e tutti i prestatori sono stati assolti allora la mostra era assolutamente legittima e al massimo c'era una questione di attribuzione di quadri a doppia mano ma questa è una tipica questione che si discute tra i critici d"arte e non in un tribunale mettendoci cinque anni per arrivare a una decisione del genere". Una decisione che non convince il procuratore aggiunto Paolo D'Ovidio. "È dimostrato che alcune opere erano false. Sull'elemento soggettivo, cioè sulla consapevolezza, non pensiamo sia così, ma vedremo le motivazioni". Sono otto - spiega ancora l'Ansa - le opere ritenute false dal giudice Massimo Deplano tra le 21 sequestrate nel 2017 nel corso della mostra a Palazzo Ducale. In particolare si tratta: Cariatide Rossa/Les Epoux, (Modigliani 1913, olio su tela); Giovane donna seduta, Kiki, (Kisling 1924 - 26 circa, olio su tela); L'Atelier di Moise Kisling, numeri 37 e 38 del catalogo (Kisling e Modigliani, relativamente alle sole parti attribuite a Modigliani, 1918 circa, olio su tela); Cariatide, (Modigliani 1914, tempera su carta); Ritratto femminile (Modigliani, 1917, dipinto a olio); Ritratto di Moricand (Modigliani, 1915, olio su tela); Natura morta con ritratto di Moise Kisling (Modigliani/Kisling, 1918 circa, olio su tela). 

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