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Cronaca

"Mi riscatto per Livorno": i detenuti delle Sughere al servizio della città

Attraverso questo progetto, ai carcerati verrà data la possibilità di svolgere lavori socialmente utili come pulire spiagge, strade e parchi

"Mi riscatto per Livorno" è il nome del progetto ideato dal garante comunale per i detenuti, Giovanni De Peppo, in collaborazione con il sindaco Filippo Nogarin che punta al reinserimento sociale per i carcerati. La firma sul protocollo è avvenuta nella mattina del 1 aprile alle Sughere alla presenza di Francesco Basentini, direttore del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, della coordinatrice dell'ufficio di sorveglianza di Livorno, Paola Boni, dalla responsabile per le Sughere, Valeria Marino, e dal direttore del sistema penitenziario livornese, Carlo Mazzerbo. L'obiettivo del progetto è quello di coinvolgere i detenuti del carcere in lavori socialmente utili come ripulire le spiagge, i parchi, le strade, ma anche fare da guida a turisti e cittadini alla scoperta di alcune realtà poco valorizzate di Livorno. 

Come verranno scelti i detenuti

Sarà un'equipe dell'area trattamentale a selezionare i detenuti idonei a svolgere questo tipo di attività tra chi già beneficia della disciplina dell'art.21, che prevede la possibilità di lavorare all'esterno, e quelli meritevoli per buona condotta o altri riconoscimenti particolari. L'elenco delle persone idonee verrà poi segnalato al direttore del carcere che provvederà a condividerlo con l'ufficio di sorveglianza che opera sul territorio livornese e che è preposto a dare il via libera a questo tipo di attività. A questo punto scatterà una fase di formazione che verrà coordinata dalle tre realtà che hanno già dato disponibilità a usufruire di questo servizio: Aamps, l'associazione Reset e l'associazione del Palio marinaro.

La soddisfazione di Basentini, Nogarin e De Peppo

"L'idea che la popolazione reclusa diventi una risorsa - spiega il responsabile del Dap Basentini-, è un'idea che senza la collaborazione di tutti i soggetti interessati, l'amministrazione comunale e la magistratura di sorveglianza in primis, sarebbe impossibile realizzare. In questo caso la collaborazione tra le diverse istituzioni è stata invece esemplare e il risultato è assolutamente innovativo. E' necessario accorciare la distanza sociale tra chi si trova dentro il carcere e il resto della società. I detenuti che si impegnano nei lavori di pubblica utilità avranno come beneficio immediato quello di un alleggerimento del loro debito di giustizia. E verranno formati, imparando così un mestiere".

"Questo è un progetto assolutamente innovativo che mette al centro il lavoro come forma di riscatto sociale e come strumento di reinserimento all'interno della società - aggiunge il sindaco Nogarin -. Nel nord Europa esperimenti come questo sono all'ordine del giorno, mentre in Italia ancora si fatica a decollare. Livorno ancora una volta si propone come modello a livello nazionale. Qui infatti i detenuti non saranno scortati all'esterno dalla polizia penitenziaria e non saranno sotto sorveglianza armata. Verranno, al contrario, selezionate le persone più adatte, che negli anni si sono dimostrate meritevoli e cui è indispensabile dare una seconda possibilità”.

"Abbiamo già ricevuto l'adesione al progetto di alcune realtà importanti come Aamps, l'associazione del Palio marinaro e l'associazione Reset - spiega De Peppo -. Il nostro obiettivo finale è quello di prevedere l'istituzione di vere e proprie borse lavoro da dare ai più meritevoli, sfruttando le risorse del Fondo sociale europeo". 

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