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Cronaca

Tdt, lettera di un operaio: "283 lavoratori in cassa integrazione". Buongiorno Livorno: "Porto senza progetti"

Le accuse del dipendente: "Infravia e Infracapital non hanno fatto gli investimenti dichiarati e la politica è stata zitta". Il partito: "Preoccupati per il futuro dello scalo"

"Da quando nel 2017 Infravia e Infracapital sono diventati i nuovi proprietari del Terminal Darsena Toscana (Tdt) si sono visti pochissimi investimenti e tutti i progetti si sono persi dietro la Darsena Toscana. Il nostro è diventato, con il tempo, un piccolo porto di trans-shipping e, in aggiunta, da oggi, mercoledì 13 maggio, 283 lavoratori di Tdt sono stati messi in cassa integrazione". Questo il contenuto di una lettera invitata da un lavoratore dell'azienda portuale a Buongiorno Livorno che, tramite un comunicato, denuncia come le autorità di altri scali, quali ad esempio Palermo e Venezia, si siano mosse in tempo per sostenere il salario dei dipendenti a differenza di Livorno: "Ciò che preoccupa maggiormente - le parole di BL - è la mancanza di un progetto da cui poter ripartire e di questo non possiamo certamente incolpare il Coronavirus". 

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Nella lettera, il dipendente elenca quelli che, secondo lui, sono stati i motivi che hanno portato la compagnia a mettere i dipendenti in cassa integrazione: "Sono passati tre anni da quando, nel febbraio del 2017, i due fondi di investimento Infravia e Infracapital si presentarono alla città come i nuovi proprietari del Terminal Darsena Toscana, promettendo 10-12 milioni di euro di investimenti. In questi tre anni di questi investimenti si è visto poco e niente, non solo per colpa dei padroni del vapore, ma anche per colpa di una politica talmente proiettata verso quell'eldorado chiamato Darsena Europa, da non rendersi conto che il porto attuale perdeva posizioni e arrancava in ambito nazionale. Infracapital e Infravia hanno trasformato il porto livornese, leader nelle rotte per il nord America, in un piccolo porto di trasnshipping nel silenzio generale. Da oggi 283 dipendenti della Tdt saranno in cassa integrazione, segno che per qualcuno il Coronavirus è stato una manna dal cielo per poter fare quello che prima non si sarebbe potuto fare passando da una contrattazione sindacale". 

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"Condizioni di lavoro peggiorate e lavoratori derisi"

Nel suo sfogo, l'operaio descrive quella che, a suo dire, sarebbe la condizione nella quale lavorano lui e i suoi colleghi: "I segnali che stava per accadere qualcosa erano nell'aria da tempo. Un contratto nazionale scaduto da due anni con neanche un inizio di trattativa per il rinnovo perché Assoterminal e le compagnie non vogliono sedersi al tavolo. Un contratto integrativo aziendale scaduto da due anni con minacce da parte di Tdt di toglierlo totalmente. A questo va aggiunto il peggioramento delle condizioni di lavoro, arrivato persino alla derisione dei lavoratori"

"Una delle prime cose che la nuova proprietà fece tre anni fa, dopo il suo insediamento, - continua la lettera - fu quella di togliere la Torre del Marzocco dal simbolo del porto, come a dire che quello diventava solo un luogo dove si doveva lavorare, e non più il porto di Livorno. Il tutto nel silenzio della politica livornese anzi, con l'avvallo di certi partiti che  decenni prima avevano, nel porto, un bacino di voti illimitato. Sicuramente da domani 283 famiglie saranno fuori dalla Livorno che produce. Non mi importa di sapere se ci sarò anche io perché se colpiscono uno, colpiscono tutti". 

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Buongiorno Livorno: "Preoccupati per il futuro dello scalo livornese"

Il partito, che si è fatto portavoce della lettera del dipendente Tdt, non esita a manifestare il suo scetticismo attorno al porto di Livorno: "L'attuale congiuntura economica, unita ai pesantissimi effetti dell'emergenza pandemica per Covid-19, sta generando una consistente contrazione nei traffici ed alimenta nelle imprese portuali prospettive caratterizzate da incertezza e crisi. Acquistano in questo contesto particolare importanza la completa attuazione dell'articolo 17 della legge che regolamenta i Porti Italiani con cui sono giuridicamente inquadrate le imprese portuali autorizzate alla fornitura di lavoro temporaneo e due interventi finanziari che, non appena approvati, hanno dato e daranno un po' di fiducia e di speranza ai lavoratori dei porti di Palermo, Venezia e Chioggia". 

"L'assenza di un progetto su cui ripartire non è dovuto al Coronavirus"

"I presidenti di queste due autorità, a stretto giro, e con coraggio, hanno riconosciuto pubblicamente alle società articolo 17, alias le ex compagnie portuali, un 'ruolo essenziale' per l'operatività dei rispettivi scali. Il primo ha già approvato, il secondo lo sta per fare, un intervento per sostenere i salari di chi in questa fase critica lavora poco o non lavora affatto, in attesa che la ripresa dell'economia nazionale. A Livorno un intervento analogo venne fatto solo nel 2000 mentre adesso il vuoto. Ciò che ci preoccupa - conclude Buongiorno Livorno - è certamente la situazione attuale ma ancora di piú la mancanza di un progetto da cui ripartire. E di questa assenza progettuale, che va avanti ormai da anni, non possiamo certo incolpare il Coronavirus". 

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