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Cronaca

Chiusi i centri di accoglienza, la Caritas: "Così si lucra sulla vita dei migranti"

Quattro richiedenti asili trasferiti dal Villaggio della Carità: "L'epilogo del clima che si sta respirando in Italia da un anno"

"Con il nuovo bando sui centri di accoglienza si stende un tappeto per chi vuole lucrare sulla vita dei migranti". Parole forti quelle di Dario Vannozzi, operatore della Caritas nel progetto di accoglienza ai richiedenti asilo. Il suo sfogo avviene dopo la chiusura di molti CAS livornesi i cui gestori hanno deciso di non partecipare al nuovo bando della prefettura che prevedeva la soppressione dei servizi di inclusione e la riduzione della rette pro capite. Delle dodici associazioni che a Livorno si occupano della gestione dei CAS, ben nove si sono tirate indietro: Gioco Città, Oxfam, Oltre il Mare, Arci Livorno, Arci Bassa Val di Cecina, Associazione Co&So, Homo Diogene, Caritas e Cesdi. 
"Il nuovo bando riassume il clima che si sta respirando in Italia nell'ultimo anno - continua Vannozzi -. La nostra scelta di non aderire è stata simbolica perché noi crediamo nell'accoglienza. Vengono completamente svuotati i servizi di integrazione che erano quelli dove lucrare era più difficile e viene annullato quel percorso che, con molte difficoltà, si stava cercando di portare avanti per provare a dare un futuro a queste persone. Così facendo invece si lascia tutto in mano a chi farà dei casermoni dove i richiedenti asili saranno messi e ci si preoccuperà soltanto di dare loro da mangiare". 

Vannozzi poi elenca quanto fatto per i richiedenti asilo in questi anni: "Noi dal 2014 facevamo parte del progetto Sprar, poi nel 2015 la prefettura ci ha sollecitato ad aprire un CAS. Ci siamo sempre tenuti su numeri bassi per poter seguire queste persone nel miglior modo possibile. All'inizio avevamo una depandance di Villa Alma Pace con 16 stranieri, successivamente sei donne sono state sistemate in via Donnini, quattro uomini alla Parrocchia dei Salesiani e i restanti al Villaggio della Carità. Negli ultimi tempi erano rimasti solamente 4 richiedenti asilo che, con la chiusura del centro, sono stati mandati all'opera Trinitaria in Venezia e all'hotel Manuel a Cecina". 

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