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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Moby Prince, le "due" verità che non possono coesistere

L'ex comandante che coordinò i soccorsi la notte della tragedia torna a difendere l'operato della Capitaneria, messo in discussione dalla commissione parlamentare. Rispoli: "Fu lui a permettere che bruciassero tutti"

Due verità e nessun colpevole. Inammissibile a quasi 28 anni dalla più grande tragedia del dopoguerra della Marina mercantile italiana. Ma, altrettanto vergognoso, sarebbe "il tentativo di revisionare le conclusioni della commissione parlamentare d'Inchiesta che ha ribaltato le verità processuali". A esprimere ancora una volta la rabbia dei familiari delle vittime del Moby Prince, la nave traghetto sulla quale morirono bruciate 140 persone dopo la collisione con la petroliera di Stato Agip Abruzzo (armatore la Snam), è il presidente dell'associazione "10 aprile", Luchino Chessa. Lo urla su Facebook, sentendosi in dovere di replicare all'allora comandante della Capitaneria di porto, Sergio Albanese, che, in una lettera indirizzata il 13 febbraio al quotidiano Il Telegrafo, aveva difeso l'operato della Capitaneria e attaccato la commissione parlamentare d'Inchiesta perché "in uno stato di diritto non possono esserci due verità" .

LA COMMISSIONE DI INCHIESTA PARLAMENTARE

E invece due verità ci sarebbero eccome. Perché quella emersa dalle fasi processuali, piena di dubbi, lacune, risposte facili e storie distorte, non ha mai convinto i familiari delle vittime del Moby ma neanche la commissione parlamentare d'Inchiesta. Da circa un anno l'organismo del Senato ha ribaltato le ricostruzioni ufficiali, eliminando tutti i "totem" su cui erano fissate inchieste e processi e coinvolgendo per la prima volta anche gli armatori. Se resta fermo l'atteggiamento non collaborativo dell'equipaggio della petroliera e della allora società statale, ecco che la commissione escluderebbe invece la nebbia anche soltanto come causa marginale del disastro, mentre determinanti risulterebbero gli errori dei magistrati e l'incapacità della Capitaneria di porto. E soprattutto – per la prima volta – si riconosce le opacità dell'armatore dell'Agip Abruzzo – la Snam, società di Stato -, mentre viene gettata un'ombra su Vincenzo Onorato, l'armatore di Moby, per via di accordi e polizze assicurative che genererebbero più di un dubbio.

ALBANESE: "NON POSSONO ESSERCI DUE VERITÀ"

Una verità, quella dell'organismo del Senato, che non è mai andata giù a Sergio Albanese, l'ex ufficiale a capo dell'ufficio marittimo la notte della tragedia: "In uno stato di diritto non possono esserci due verità", dice al quotidiano Il Telegrafo sottolineando come si debba smettere di alimentare le "illusioni dei parenti delle vittime". "La giustizia – continua – deve essere una sola, sia che la si imbocchi dalla strada della magistratura, sia che la si prenda da quella della politica; e sui piatti della sua bilancia il peso dell'accusa e quello della difesa devono restare in perfetto equilibrio e porsi con pari dignità in una democrazia che voglia essere davvero tale".

CHESSA: "ALBANESE SPIEGHI PERCHÉ NON HA COORDINATO I SOCCORSI"

Affermazioni commentate con una sola parola, "Vergogna", da Luchino Chessa, presidente dell'associazione 10 aprile e figlio dell'ex comandante del Moby Prince, Ugo Chessa, morto nel rogo del traghetto insieme ad altre 139 persone. Secondo Chessa, quello di Albanese è "un tentativo indegno di revisionare le conclusioni della commissione parlamentare di Inchiesta che ha ribaltato le verità processuali: ci auguriamo che le Procure di Livorno e Roma facciano il loro lavoro interrogando anche l'ex comandante Albanese, che dovrà spiegare perché nulla ha fatto per sorvegliare il porto e nulla ha fatto per coordinare i soccorsi e salvare 140 persone in attesa di soccorsi, morte bruciate dopo ore di agonia".

RISPOLI: "ALBANESE PERMISE CHE MORISSERO TUTTI LENTAMENTE"

Ancora più duro il commento di Loris Rispoli, presidente dell'associazione 140. "Ha ragione Albanese - attacca Rispoli su Facebook -, non ci sono due verità ma una sola, quella che conosciamo bene. Potevano e dovevano essere salvati e lei è e rimarrà per sempre colui che quella notte ha permesso che lentamente e atrocemente morissero tutti".

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