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Cronaca

Spiagge | La costa toscana è sotto pressione, allarme di Legambiente: "Troppe concessioni balneari, pochi accessi liberi"

A tracciare il quadro della situazione è il dossier spiagge 2023 redatto dall'associazione ambientalista, che affronta anche il tema del consumo del suolo costiero e dei cambiamenti climatici

"Un paese dove è sempre più difficile trovare una spiaggia libera, dato che ancora non esiste una norma nazionale che stabilisca una percentuale massima di spiagge che si possono dare in concessione". La fotografia della situazione è scattata nell'ambito del report spiagge 2023 Toscana redatto da Legambiente, che affronta il tema del cambiamento climatico e della quantità percentuale di concessioni che, di fatto, limitano la disponibilità degli arenili ‘liberi' sul nostro territorio. Per quanto riguarda l'accessibilità degli arenili per la cittadinanza nella nostra regione, secondo la stima effettuata da Legambiente sui dati SID e su immagini satellitari, ci sono 5090 concessioni del demanio marittimo, 1481 concessioni per stabilimenti balneari e 172 per campeggi, circoli sportivi e complessi turistici, ossia un 52% di costa bassa occupata da concessioni, di 10 punti percentuali al di sopra della media nazionale, anche se lontano dalle punte di regioni come Liguria, Emilia-Romagna e Campania che guidano la classifica.

"Costa toscana sotto pressione, da molteplici punti di vista, questo il commento che mi sento di esternare dopo un'attenta lettura del Dossier Spiagge 2023, prodotto dal nostro Ufficio Scientifico Nazionale" – dichiara Fausto Ferruzza, Presidente di Legambiente Toscana – "Infatti, è sull'ambito costiero che si concentra una parte cospicua del consumo di suolo regionale (il 21% del totale), ed è sempre sulle nostre spiagge che il combinato disposto tra antropizzazione, densità delle concessioni balneari (coi record di occupazione dei litorali oltre il 90% del tratto apuo-versiliese) e frequenza degli eventi meteorologici estremi, crea uno status di rischio effettivo altissimo per tutto il comparto. La linea di costa è quindi la cartina tornasole più evidente per constatare una volta di più la gravità della crisi climatica in atto. Un riscaldamento delle temperature medie (marine e terrestri) che ha portato quest'anno a tantissime nidificazioni toscane della Caretta caretta, una specie a suo agio fino a pochi anni fa a latitudini assai più meridionali".

Il territorio della provincia di Livorno risulta tra quelli dove si concentra il più alto consumo di suolo costiero

Una situazione che ovviamente coinvolge a pieno anche la nostra provincia, con il dossier 2023 che indica il territorio di Livorno come quello - insieme a Pisa, Lucca e Massa Carrara - dove il consumo di suolo costiero è particolarmente concentrato, con un incremento del 3,45% tra il 2006 e il 2021, un dato inferiore a quello nazionale che è pari al 5,96%. Le conseguenze del consumo di suolo sono molteplici - spiegano da Legambiente - e riguardano in primo luogo la perdita di biodiversità, il degrado ambientale e la compromissione delle risorse naturali. L'incremento delle attività edilizie e la conversione dei terreni agricoli in zone residenziali o turistiche hanno avuto ed hanno tuttora un impatto significativo sull'ecosistema costiero.

Tra le conseguenze della crisi climatica in atto è necessario parlare dell'innalzamento del livello delle acque: tra le aree inondabili al 2100 secondo un report di Enea, in Toscana, ci sarebbe Marina di Campo all'Isola d'Elba con 1,83 km a rischio inondazione, ma anche Versilia e Massaciuccoli, Cecina, Follonica e Piombino carbonifera, Grosseto, Albinia Porto di Massa: con un possibile sollevamento del livello dei mari al 2100 in regione stimato intorno a 0,999 metri.

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