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Futuro, prove di intesa con il PD: "Bene la discontinuità col passato, guardiamo alle anime progressiste"

Raspanti e Cepparelli aprono al partito democratico e alle anime dell'area progressista: "Serve una candidatura capace di esprimere al meglio la discontinuità col passato"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di LivornoToday

Da mesi noi di Futuro! siamo al lavoro con un orizzonte dichiarato: l'incontro delle varie anime dell'area progressista intorno a un programma in discontinuità col passato e a una candidatura capace di esprimere al meglio questa discontinuità. Siamo convinti infatti che la frammentazione che caratterizza lo scenario politico livornese e italiano non sia all'altezza delle sfide che abbiamo davanti e non rappresenti la sensibilità delle persone. Crediamo che solo spostando sul piano dei contenuti la discussione sia possibile affrontare in modo costruttivo le diffidenze e aggirare le rigidità, e a questo scopo ci siamo adoperati negli incontri di questi mesi con le liste civiche e i partiti del centrosinistra. 

Abbiamo di conseguenza apprezzato il documento votato dalla direzione del Pd, che ci pare vada letto anche come una confortante affermazione di autonomia dalle dinamiche nazionali in corso. Vi abbiamo ritrovato temi che più volte abbiamo sollevato negli incontri che si sono susseguiti (come il finanziamento pubblico del nuovo ospedale senza ricorso al project financing, la gestione interamente pubblica dei rifiuti in una logica d'ambito territoriale ottimale e il superamento dell'inceneritore) e sui quali siamo stati contenti di constatare che il Pd ha oggi una posizione molto distante rispetto al 2014. 

Crediamo che il confronto sui contenuti debba a questo punto essere rilanciato e, in questo senso, senza pretese di esaustività, vogliamo mettere a fuoco alcune ulteriori questioni che riteniamo fondamentali. La prima riguarda i servizi alla persona.  Dobbiamo passare da un sociale ricettivo a uno "di iniziativa", che faccia prevenzione e presidi effettivamente il territorio, intercettando i bisogni inespressi, accompagnando le persone in difficoltà nei loro percorsi di emancipazione e promuovendo la nascita di legami di solidarietà e il senso di comunità. Affinché questo sia possibile, sono necessarie due condizioni:
1. Potenziamento dell'organico comunale con particolare attenzione ai servizi sociali, educativi e di polizia municipale, sfruttando ogni spazio assuntivo;
2. Potenziamento dell'integrazione tra Comune e terzo settore, privilegiando gli strumenti della co-progettazione e della co-programmazione con particolare attenzione ai programmi dell'Unione Europea, che sono un'importante fonte di risorse che questa amministrazione non è stata capace di sfruttare.  Crediamo in questo senso che sia necessario ripensare le modalità di sostegno ai redditi fragili (adottando in pieno gli strumenti di co-progettazione e co-gestione introdotti prima dal SIA e poi dal REI e mai utilizzati), spostare più risorse sul diritto allo studio e rivedere il sistema di contribuzione alle rette per la ristorazione scolastica, aumentando la fascia di esenzione e chiedendo uno sforzo di generosità ai redditi più solidi (inserendo più scaglioni per i nuclei che hanno valori ISEE superiori ai 21.500 euro). Crediamo d'altronde che un investimento convinto in direzione di un welfare di tipo comunitario e generativo che doti Livorno di una infrastruttura sociale capillare e accessibile sia il modo migliore per garantire ai livornesi e alle livornesi anche una città più sicura e vivibile. Soltanto il presidio delle aree più delicate, in termini di convivenza, da parte del servizio pubblico (attraverso una polizia municipale messa in condizioni numeriche di essere davvero presente e di operare sul territorio in coordinamento con le altre forze dell'ordine e riscattata dal mortificante ruolo di bancomat del Comune) e da parte delle associazioni (delle quali il Comune dovrebbe favorire l'insediamento nelle aree dove c'è la maggior concentrazione di fragilità) può infatti garantire le condizioni essenziali per una convivenza pacifica e sicura. Soltanto servizi sociali presenti e davvero vicini alle persone più in difficoltà, grazie alla collaborazione del mondo del volontariato e del terzo settore, possono realizzare quella prevenzione che è la chiave di ogni buona politica di sicurezza.

Infine occorre sottolineare come sia necessario un progetto serio rivolto al reinserimento in comunità delle persone detenute, che in carcere sperimentano condizioni di restrizione umilianti e disabilitanti contrarie alla finalità rieducativa della pena prevista dalla Costituzione e all'interesse della comunità, che spesso riceve dall'istituzione penitenziaria un disservizio proprio in termini di promozione della sicurezza (tra i detenuti comuni il rischio di recidiva è pari al 60%). Soltanto puntando sulla coesione sociale, anziché sulla diffidenza, e su un modello di sicurezza partecipato e condiviso (anche sulla base delle migliori buone pratiche raccolte dallo European Forum for Urban Security) potremo avere una Livorno più sicura. 

La seconda questione riguarda la necessità di un utilizzo ottimale degli strumenti di pianificazione urbana, che dovranno a nostro parere guidare le azioni della prossima amministrazione, disegnando una visione di città forte, da realizzare nel corso dei prossimi anni. In particolare, il Piano Operativo, tutto da definire, può rappresentare un'occasione per colmare, in parte, le gravi lacune del Piano Strutturale recentemente adottato dal Consiglio Comunale. È proprio in sede di Piano Operativo, infatti, che si potrà delineare una Livorno futura che sappia coniugare il rilancio dell'occupazione e dello sviluppo (creando terreno fertile per lo sviluppo di nuove economie, blue, green e 4.0, ad esempio) con la valorizzazione delle risorse storico-paesaggistiche del territorio. E ancora, il traffico dovrà essere pianificato, e non gestito con interventi estemporanei, attraverso i piani del traffico e della mobilità sostenibile, intesi non come meri adempimenti formali, ma come opportunità da sfruttare anche attraverso il reale coinvolgimento dei cittadini. Il Piano della Qualità dell'aria dovrà diventare una bussola per guidare le necessarie scelte amministrative in tema di tutela dell'ambiente, messo a dura prova dal porto, dal traffico e dagli insediamenti industriali. Infine (anche se l'elenco potrebbe continuare), riteniamo che il Piano di Protezione Civile, che ad oggi rappresenta un punto di estrema debolezza dell'amministrazione Nogarin (è ancora in vigore il Piano che evidentemente non ci ha tutelati nel settembre del 2017) debba diventare l'occasione per promuovere consapevolezza e cultura del rischio nella popolazione, ovvero per rendere Livorno una città resiliente e quindi più sicura.
 
Partendo da questi temi, e da altri che emergeranno nel confronto, noi continueremo a dialogare con tutte le forze progressiste cittadine, nella convinzione che sui contenuti si possano trovare, in tempi brevi, quelle convergenze che questo delicato momento storico richiede.

 Andrea Raspanti e Giovanna Cepparello per Futuro!

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