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Livorno Calcio

Livorno retrocesso in Serie C: il film e gli errori di una stagione da incubo

Amaranto condannati matematicamente con cinque giornate di anticipo dopo il ko interno con la Cremonese. Un campionato disastroso e un futuro senza certezze

Un calvario. Questo, in una parola, il campionato del Livorno, terminato con un'ignobile retrocessione con ben cinque giornate di anticipo. Un disastro continuo, con l'unica, effimera gioia arrivata solamente nel derby d'andata del Picchi contro il Pisa, vinto dagli amaranto per 1-0. Per il resto, poi, soltanto delusioni, con un destino che, per Luci e compagni, è parso già segnato da dicembre. Per il Livorno è così arrivata la seconda retrocessione in Serie C nel giro di appena cinque anni, la quinta in tredici stagioni considerando anche quelle dalla A alla B. Insomma, negli ultimi campionati, per i tifosi amaranto, sono stati più dolori che gioie.

Retrocessione Livorno, le mosse estive e gli addi di Diamanti e Valiani

Alessandro Diamanti

E pensare che le premesse per disputare una stagione tranquilla, in estate, sembravano esserci tutte. La miracolosa salvezza conquistata l'anno precedente aveva infuso nuovo entusiasmo nella tifoseria, gli acquisti operati in sede di mercato in estate, leggendo i nomi, promettevano bene, la riconferma di Breda in panchina pareva il primo tassello di una programmazione finalmente a lungo termine. A far storcere la bocca a molti, però, c'erano stati gli allontanamenti di Valiani e, soprattutto, Diamanti, due dei grandi protagonisti dell'impresa dell'anno precedente. Ma i più, tutto sommato, credevano che la formazione amaranto non avrebbe avuto troppi problemi a raggiungere la salvezza. Una miope illusione, purtroppo.

L'avvio shock e le clamorose sconfitte interne

Roberto Breda

Sì, perché il campionato del Livorno parte subito in salita: tre sconfitte nelle prime tre gare (contro Entella, Perugia e Ascoli), senza mai andare in rete. Poi la prima gioia contro il Pordenone, seguita dal buon pareggio di Cosenza con il blitz sfumato soltanto nei secondi finali. Sembra l'inizio del vero campionato per gli amaranto, che però, nelle due partire successive, si rendono protagonisti di due clamorosi harakiri interni: prima il ko con la Salernitana per 2-3 dopo essere stati per due volte in vantaggio, poi l'incredibile scivolone con il Chievo per 3-4 dopo aver chiuso il primo tempo avanti per 3-1. E proprio quello, probabilmente, è stato l'inizio della fine: una squadra già di per sé priva di particolari doti caratteriali ha finito con lo smarrire completamente la bussola, finendo in un vortice dal quale non è più riuscita a tirarsi fuori.

L'esonero di Breda e l'arrivo di Tramezzani

Nelle settimane successive, intervallate dai ko esterni con Frosinone e Cittadella, arrivano però le vittorie interne con Pisa e Juve Stabia, che sembrano rimettere in carreggiata gli amaranto. In realtà il copione del campionato non cambia: nelle gare successive il Livorno cade in due importanti scontri diretti con Venezia e Trapani, pareggia a Cremona e poi finisce ko al Picco di Spezia. È a quel punto che Spinelli, che già aveva chiamato Antonio Filippini come allenatore in seconda, decide di esonerare Roberto Breda, chiamando al suo posto Paolo Tramezzani. Ma la musica, ancora una volta, non cambia.

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Il 4-4 con l'Entella e il ritorno di Breda

L'ex difensore incassa tre sconfitte nelle prime tre gare sulla panchina del Livorno (contro Benevento, Crotone e Pescara), prima di trovare il suo primo punto al Castellani di Empoli. Poi, ancora una volta, una partita folle: contro l'Entella gli amaranto si portano avanti per 3-0, si fanno rimontare, trovano il nuovo vantaggio in pieno recupero ma, incredibilmente, si fanno riacciuffare nuovamente al 96'. Ed è lì, forse, che per il Livorno è definitivamente calato il sipario.

I restanti match diventano solamente una lunga agonia, con Spinelli che richiama Breda al posto di Tramezzani dopo la disfatta interna (0-3) contro l'Ascoli. Il tecnico trevigiano riesce a conquistare cinque punti in cinque gare grazie al blitz del Bentegodi con il Chievo e ai pareggi con Pordenone e Frosinone, ma viene nuovamente allontanato dopo il ko nel derby di Pisa, l'ultima partita prima dell'interruzione del campionato a causa dell'emergenza Covid.

Filippini e l'epilogo

L'allenatore del Livorno, Antonio Filippini

A guidare gli amaranto, alla ripresa, c'è Antonio Filippini, chiamato a un'impresa disperata. L'ex centrocampista esordisce con un ko tra le mura amiche contro il Cittadella, espugna poi il campo della Juve Stabia e cade nuovamente contro Venezia e Trapani. Fino ad arrivare all'ennesimo scivolone interno della stagione contro la Cremonese: quello che sancisce la matematica retrocessione in Serie C.

Gli errori di una stagione da incubo

Un amaro epilogo figlio delle scelte sbagliate fatte in estate: privarsi di Diamanti si è rivelato un clamoroso autogol, l'arrivo in pompa magna dei vari Viviani, Stoian, Brignola, Plizzari e Mazzeo si è dissolto in una lunga serie di flop, i continui cambi in panchina non hanno che aumentato la confusione. Un po' come accaduto nella precedente retrocessione dalla B alla C, quando gli amaranto, sulla propria panchina, videro alternarsi Panucci, Mutti, di nuovo Panucci, Colomba ed infine Gelain. In quell'occasione però, soprattutto grazie ad una partenza di torneo sprint, il Livorno si giocò la permanenza in cadetteria fino alla fine, abdicando soltanto all'ultima giornata nell'infuocata sfida con il Lanciano in una gara pesantemente condizionata dalla direzione arbitrale. Stavolta, invece, neanche questo, con la tifoseria che ha dovuto assistere inerme ad un verdetto già scritto da mesi.

La volontà della famiglia Spinelli di cedere la società e l'incertezza sul futuro

Nel mezzo a una stagione da dimenticare, forse la peggiore in assoluto dell'era Spinelli, c'è la volontà del patron amaranto di abdicare dopo 21 anni al timone della società di via dell'Indipendenza. Mai come quest'anno il presidente ha dimostrato di voler davvero passare la mano, aspettando speranzoso possibili sviluppi da trattative improbabili. Su tutte quella con Majd Yousif, l'imprenditore libano-olandese al quale è stato dato enorme credito senza che, di lui, effettivamente si conoscesse alcunché. Una trattativa fortunatamente mai andata in porto, considerati poi i guai giudiziari che hanno coinvolto il numero uno di Share'Ngo, ma che cambia di poco gli scenari futuri. Con un'incertezza di fondo, tra la ventilata ipotesi di "consegnare le chiavi al sindaco" e una programmazione di cui non si vede neppure l'ombra, che, se possibile, è anche peggio di questa retrocessione. 

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