Pian di Rota, il Comune ricorda i 4 bambini morti nel rogo della loro baracca: "Certi eventi non devono più accadere"
I giovanissimi persero la vita nel 2007. Salvetti e Raspanti: "Sempre vicini alla famiglia"
Si chiamavano Eva, Menji, Danciu e Lenuca detta Tutsa e avevano tra i 4 e gli 11 anni. Sono i bambini che nel 2007 morirono tragicamente nel loro della loro baracca, sotto un cavalcavia a Pian di Rota. Per ricordarli, questa mattina, giovedì 10 agosto, si è svolta una cerimonia di commemorazione al cimitero della Cigna dove riposa la piccola Lenuca, l'unica dei quattro bambini ancora sepolta a Livorno (le altre salme per volontà dei genitori sono state traslate in Romania). Oltre al sindaco, all'assesore al Sociale Raspanti e al garante dell'infanzia Stefano Romboli erano presenti la mamma di Lenuca e i rappresentanti di alcune associazioni che non hanno mai fatto mancare il loro appoggio, 16 anni fa come ora, alla comunità stravolta dalla tragedia.
"L'amministrazione comunale – ha detto il sindaco - vuole essere presente nel ricordo e nella memoria. Voglio salutare la mamma di Lenuca che è qua; si rinnova un dolore fortissimo che la città di Livorno fa fatica a superare. Voglio ringraziare le associazioni che ora come 16 anni fa sono presenti e danno il loro contributo in ogni istante per i bambini, per quelli che vengono da fuori.
Voglio ricordare che negli ultimi sette mesi il Comune di Livorno è stato protagonista assoluto dell'accoglienza dei migranti. Lo abbiamo fatto con il massimo impegno per la prima accoglienza, ma ci siamo interrogati su quello che accade dopo, sul percorso di integrazione che dovrebbe avvenire, e quello che è accaduto 16 anni fa è la dimostrazione di come certe volte su questo fronte ci sia un disinteresse o delle condizioni di vita che non sono quelle giuste".
"Cerchiamo di impegnarci ogni giorno – ha aggiunto a sua volta l'assessore - perché tragedie come queste non debbano più accadere. Il ruolo del terzo settore accanto all'amministrazione comunale è fondamentale per garantire un presidio sul territorio, per consentire alle bambine e ai bambini che vivono nella nostra città il diritto di farlo, nella pienezza dei loro diritti".