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Coronavirus, si ferma anche il Vernacoliere: ad aprile il mensile non sarà in edicola. Cardinali "Satira utile, ma non siamo la Madonna di Montenero"

Il direttore dello storico giornale satirico spiega la decisione di rinunciare a un numero: "Siamo di fronte ad un problema epocale, non ci sono le condizioni per uscire nelle edicole. Sarebbe stata una guappata"

Il Coronavirus ferma, per il momento, Il Vernacoliere. Il mensile di satira più irriverente e sfacciato d'Italia, che con le sue copertine racconta dal 1982 la realtà con lo spirito caustico della nostra città, non sarà in edicola ad aprile. Dietro i motivi di questa scelta c'è, in primis, la volontà di salvaguardare la redazione, oltre alle condizioni materiali poco favorevoli all'uscita, ma anche il senso di una misura etica che, oltrepassata, avrebbe fatto apparire l'uscita del giornale come una "guappata". Una decisione drastica rapportata alla situazione, mai presa nei quasi 40 anni di pubblicazioni del Vernacoliere.  "L'unica fonte di guadagno del Vernacoliere è la vendita in edicola - racconta il direttore, Mario Cardinali - e in questo momento, oltre alle gravi difficoltà di distribuzione, probabilmente non lo comprerebbe nessuno. Sarebbe una 'guappata', per dirla alla livornese".

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E dire che, forse, un numero del mensile satirico così amato dai livornesi - e non solo - sarebbe stato utile in questo momento per alleviare la tensione. Il prossimo appuntamento in edicola, quindi, è fissato per la fine di aprile con un numero datato "aprile-maggio" e con una copertina, manifesto dissacrante e imprevedibile, che sicuramente farà ridere e riflettere.

Direttore, che copertina avrebbe avuto il numero di aprile del Vernacoliere?
"Top secret. Non la posso rivelare perché potrebbe sempre tornarmi utile nel prossimo numero".

In oltre trent'anni è la prima volta che succede una cosa del genere?
"Sì, il Vernacoliere non ha mai saltato un'uscita, è la prima volta che prendiamo una decisione del genere, abbiamo sempre affrontato ogni evento facendo critica e approfondimento. Ma stavolta siamo di fronte ad un problema epocale, sarebbe stato inutilmente rischioso, una guappata".

Ma due risate non avrebbero forse aiutato ad alleviare un po' la tensione?
"Forse, ma non siamo mica la Madonna di Montenero. Non facciamo miracoli".

E allora che ruolo ha la satira di fronte a questi momenti, a una tragedia che afflige l'umanità intera?
"La satira in questo momento è diventata un bene di consumo svalutato. Non ha più il valore di antisistema, anzi, è diventata il sistema stesso, non c'è più approfondimento, non c'è spirito critico e non è satira se resta solo l'ilarità. Per noi invece è un bisogno spirituale - per quanto possa sembrare strano parlare di Livorno e spiritualità - è non accettazione dell'imposizione, è una maniera di essere vivi".

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