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Ultimo concerto, il grido disperato dei Live Club sul palco del Festival di Sanremo: "Senza di noi le città sono più brutte e vuote"

All'Ariston l'esibizione de Lo Stato Sociale con i rappresentanti del mondo dello spettacolo, tra i quali anche Toto Barbato del The Cage: "Sospesi, non sappiamo quando riapriremo"

"Alcatraz, Milano, aperto nel 1997 chiuso a febbraio 2020. E non sappiamo quando riaprirà". "Teatro dell'Angelo, Roma, aperto nel 1994. Chiuso. Per sempre". "Cinema Iris, Messina, non sappiamo quando riaprirà". E ancora: "Negli anni Novanta un musicista a Livorno apre il Cage perché, dice, le città senza i live club sono più brutte e vuote. E non sappiamo quando riaprirà". Suona così la protesta dei live club sul palco del Festival di Sanremo nella serata di giovedì 4 marzo.

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All'Ariston, al termine dell'esibizione de Lo Stato Sociale, il frontman Lodo Guenzi attacca con l'elenco simbolico dei locali chiusi cui Emanuela Fanelli e Francesco Pannofino aggiungono quello dei teatri e dei cinema. È il grido disperato del mondo della cultura e dello spettacolo, dei lavoratori che da un anno sono fermi, hanno già cessato la propria attività o continuano a resistere nella drammaticità di un futuro senza certezza. Sul palco anche Toto Barbato (The Cage), in rappresentanza di Ultimo Concerto, che denuncia insieme agli altri la condizione dei live club: "Sospesi, non sappiamo quando riapriremo".

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