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Draghi al guinzaglio di Biden, MART Signed: "Ecco come è nata l'idea. L'arte? Deve parlare di ciò che ci circonda"

Intervista all'autore del murale che ha messo in agitazione il mondo della politica: "Il messaggio è chiaro. Il mio impegno? Sociale, l'arte fa riflettere"

L'ultimo murale è quello che più di ogni altro ha infiammato la politica, rischiando di spaccare un partito, il M5S, e mettendo a rischio addirittura la stabilità del governo. Quello a cui è più legato, tra i molti significativi, il 'Babbo Amazon' realizzato in piena pandemia. Alla base di tutto, "un impegno sociale che è da sempre proprio dell'arte, la quale deve parlare delle cose che ci circonda". Graffiti, pensieri e parole sono di MART Signed, l'artista livornese salito alla ribalta delle cronache nazionali con l'ormai celebre lavoro impresso su un muro di via Leonina, a Roma, nel quartiere Monti. Dove Draghi, raffigurato come la Lupa Capitolina al guinzaglio di Biden, sfama i suoi figli con liquid gas. "Ma la mia non è politica - precisa subito MART Signed nell'intervista rilasciata a LivornoToday -, piuttosto una denuncia sociale di quanto ci circonda".

Draghi al guinzaglio di Biden - Mart Signed

Buongiorno MART Signed, ti aspettavi tanto clamore per questo murale?
"Ero consapevole che il messaggio potesse essere forte, ma non credevo diventasse così virale. Questo significa che l'arte tocca realmente i pensieri delle persone e fa riflettere".

Qual è il messaggio che hai voluto far passare?
"L'idea è nata da quello che sta accadendo negli ultimi mesi ed il messaggio è un chiaro riferimento a quanto queste azioni e decisioni dei governi porteranno ad aumenti e spese maggiori per le persone comuni. Riguarda l'energia, il cibo e molti altri aspetti legati al nostro quotidiano".

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Le tue opere sono spesso 'impegnate': è questa, o anche questa, la funzione dell'arte e in particolar modo della street art?
"Non è una questione politica, ma sociale. L'arte ha sempre parlato e deve parlare di ciò che accade intorno a noi".

Da dove nasce la tua passione che, in realtà, definisci 'patologia'?
"Credo di esserci nato con questa 'patologia/passione', è un qualcosa che ho sempre sentito dentro e portato con me. L'arte è una malattia, qualcosa che ti logora e non dà tregua, che ti accompagna sempre".

A chi ti ispiri visto che in molti, ormai, ti definiscono il Bansky italiano?
"Sicuramente Bansky è sempre stato un punto di riferimento, essendo stato il precursore di questa critica sociale. È grazie a lui che oggi ci possiamo permettere di denunciare certe tematiche attraverso questo tipo di arte. Ma dire che è stato copiato è superficiale, in realtà è stato di ispirazione per tanti. E l'esempio è quanto mi è successo con le opere di Roma e Venezia".

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Qual è il murale al quale sei più legato?
"Non saprei dirti quale più o meno, sono legato a molte delle mie opere o murales. Sicuramente, però, il 'Babbo Amazon' realizzato la pandemia è stato importante".

Cosa prevedi per il futuro?
"Troverò altri stimoli, anche fuori Livorno. Adesso guardo al presente, sto collaborando con gallerie importanti ma troverò altri temi da trattare. Di certo bisogna sempre ricercare, studiare e non fermarsi".

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