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Pums, le osservazioni di Vivere il Centro: "Riqualificare gli spazi urbani alleggerendo il traffico"

Pedonalizzazioni, limitazioni dei flussi e vivibilità degli spazi: ecco le richieste del comitato

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di LivornoToday
Riceviamo e pubblichiamo integralmente un comunicato del comitato Vivere il centro in merito al Piano di mobilità urbana sostenibile presentato dall'amministrazione comunale
Un Pums sottende un'idea di sostenibilità che è all'origine del suo progetto. Livorno resta un caso recidivo di non applicazione del Pums in cui a dichiarazioni rilasciate a scadenza periodica non seguono azioni concrete. In assenza di segnali di cambiamento stiamo assistendo a un progressivo peggioramento in materia di circolazione, di sosta e di contenimento dei flussi veicolari. Un particolare riferimento è rivolto all'area del Centro che è bene ricordarlo rappresenta il nucleo originario della città. Un'area trascurata al contrario di quelle città dove i progetti si sono sviluppati tenendo conto della valorizzazione degli spazi, della qualità della vita e della salute degli abitanti. La pratica di riqualificare lo spazio urbano alleggerendolo dalla pressione veicolare è ormai acquisita da decenni, sia relativamente ai grandi centri urbani che a quelli minori. Come? Attuando una politica di pedonalizzazioni, di limitazioni dei flussi, di vivibilità degli spazi, di dissuasione dell'uso del mezzo privato e di potenziamento di quello pubblico.  Misure che necessitano una pianificazione di quella "visione d'insieme" della città, che non si limiti a pedisseque affermazioni o a propaganda elettorale. 
A Livorno è stato fatto qualcosa nella direzione auspicata? La risposta è negativa, siamo fermi a ipotetici anni sessanta e a una drammatica sovrapposizione dei problemi.  Riassumiamo schematicamente gli indirizzi minimi obiettivamente necessari per un processo di razionalizzazione del sistema dei trasporti urbani, rilevando nel contempo le carenze attuali. 
1) Qualsiasi piano del traffico per definirsi tale necessita di un servizio di controllo-presidio del territorio che ne garantisca l'applicazione. Senza il rispetto della segnaletica, degli orari e delle ordinanze, non si può parlare di piano della mobilità. In una città dove "il fai come ti pare" esteso alla motorizzazione di massa è ritenuto un segno distintivo, non bisogna essere dei sociologi per capire che l'inadeguatezza del controllo dell'area urbana, riflette un problema culturale. Quando l'interpretazione della segnaletica è lasciata all'arbitrio personale, i piani del traffico si riducono a un optional e danno origine al "caso Livorno", oggetto di studi comportamentali sintomatici (cfr. studio Universita' di Pisa e di Verona, Rognini-Fuligni 2006). Ma nessun addetto ai lavori sembra preoccuparsi di una situazione considerata normalità. 
Per il controllo telematico del traffico nelle zone centrali Livorno dispone di 4 telecamere e mezzo (*) a "salvaguardia" delle ZTL"(quella di via Cadorna è stata tagliata fuori dall'inversione del senso di marcia D'Azeglio- Manzoni(*).  Contro le 15 di Pisa e le 34 di Firenze. Domanda: sono i livornesi che non "vogliono le ZTL" come dichiara l'assessora al ramo o gli amministratori che per disinteresse o altro, assecondano l'abusivismo ignorando i disagi e i bisogni di chi ci vive? Quando il problema è di ordine culturale è il più difficile da risolvere perchè richiede un cambio di mentalità. Infatti nessuno se lo pone.
2) Per consentire alle persone di spostarsi a piedi in bici o con i mezzi pubblici, senza inflazionare il Centro (che è tendenzialmente l'area più sottoposta a flussi multidirezionali ) occorrono i parcheggi scambiatori.  Un esperimento mai messo in pratica e tentato nel corso del primo mandato Lamberti (1999) con la Pinetina di v.le Libertà, conclusosi con la rottamazione delle navette elettriche. Perchè? la riposta è implicita al punto 1. A suo tempo partecipando al progetto pensiamo in Grande nel corso del 1°mandato Cosimi, oltre ad aver raccolto 2500 firme per la chiusura al traffico privato di v. Grande (regolarmente cestinate) avevamo contribuito con indicazioni concrete ad un piano della mobilità (18 pag. aggiornate ad oggi per chi fosse interessato) dove venivano individuate diverse aree adiacenti al Centro, utilizzabili come parcheggi di scambio. La risposta all'epoca, fu l'introduzione dei Parcheggi Odeon (Spil) e Moderno (privato) in pieno centro cittadino. 
"La fame di parcheggi pubblici in centro" è un falso problema legato a mancanza di programmazione e ad abitudini sbagliate cui accennavamo, senza la cui rielaborazione critica siamo ogni volta al punto di partenza.  Se in nome di una malintesa tolleranza o di presunti interessi, si permette alla gente di usare a piacimento il mezzo di spostamento individuale, in assenza di alternative credibili abbiamo l'attuale piano optional. Ossia un non piano.
3) Potenziamento e sviluppo del TPL. Altro punto irrinunciabile per un PUMS. Non c'è evoluzione rispetto a 30 anni fa nella frequenza delle corse, nella funzionalità del servizio, nella capillarità dello stesso che anzi copre fasce territoriali ridotte rispetto al passato dopo i tagli effettuati nel decennio scorso (1 milione di km annui). Nessun servizio aggiuntivo notturno, nessuna soluzione valida per raggiungere i centri commerciali periferici di p.ta a Terra o di via del Levante né per il distretto socio sanitario di Salviano e corse risicate o inesistenti per certi orari anche in direzione Ospedale.  I progetti di futuribili trenini verso Pisa una volta realizzati (con il co-interessamento dei pisani è probabile) interferiranno marginalmente sulla città. Il sindaco aveva accennato a una tranvia per Livorno che come ipotesi ricorda la funivia di v. Grande dell'ex ass.re Vece. 
4) Un centro di stoccaggio merci ( City Logistic Center). A Livorno circolano c.a. 13 mila furgoni diesel senza rispetto degli orari previsti (10.30-11.30- 16.30-17.30) né probabilmente delle disposizioni in materia di pedaggi o pagamenti dei ticket di ingresso o permanenza. Un centro stoccaggio e distribuzione merci con veicoli elettrici e contrassegnati per aree e orari di esercizio è quello che avviene normalmente in molte città del centro-nord e in parte anche a Firenze per es. dove il Comune ricava anche gli utili previsti per queste attività. Dovrebbe comprendere anche una regolamentazione oraria per l'e-commerce.
5) Fame di parcheggi in centro: per chiarire. Ce ne sono c.a. 38 a rotazione tra pubblici (gestiti indirettamente dal Comune) e privati. Con c.a. 3000 posti auto a disposizione. Se consideriamo la rotazione oraria, la circolazione delle due ruote (1 mezzo ogni 2 abitanti) e il TPL, le occasioni per sostare in centro ingolfamenti a parte sono ridondanti. (cfr. nostra analisi agg.2019) 
6) La via Grande merita un capitolo a parte. Potremmo dedicargli il tomo di enciclopedia ma ci limitiamo a brevi citazioni.  Rappresenta l'apotema del Pentagono, ma soprattutto l'emblema del degrado e dell'impasse della città: ambientale, logistico, politico, culturale, igienico-sanitario, estetico. Si disquisisce sul Gres o sul Palladio della pavimentazione. Per quanto riguarda la colorazione senz'altro la tonalità più appropriata sarebbe il grigio Fumo di Londra o il giallo-paglierino Orina di Cane. Quello che via Grande rappresenta per il traffico, l'inquinamento acustico-atmosferico (siamo fuori legge per le PM 10 e 2,5 le uniche misurabili) e il degrado ambientale, la prima via Marradi lo è per la sosta. Quella sul marciapiede.  Risale al 1986 il cartello di divieto permanente dall'epoca del piano Fontana: due autobus non ci si scambiano, i ciclisti sono costretti a transitare nel mezzo alla carreggiata per evitare sportellate, una carrozzella può non passarci e, ancora smog aggiuntivo.  Ma la sosta sul marciapiede è una costante. Motivo? La risposta possono darla solo i commercianti, le loro associazioni e gli amministratori che li assecondano. Come a suo tempo è stato per l'inversione del senso di marcia in via Roma che favorisce l'afflusso in Centro invece di defluirlo rendendo l'Attias un crocicchio senza regole. Stesso discorso per il mancato senso unico di v.le Libertà.  Piaccia o non piaccia a Livorno i non piani del traffico li decidono i soggetti di cui sopra e si vede. Tornando alla sosta "creativa" gli esempi si sprecano anche nelle immediate vicinanze del comando della polizia municipale.
7) I "motorini" rappresentano un problema aggiuntivo e non risolutivo come qualcuno per comodità vorrebbe far credere.  La loro diffusione è riconducibile al punto 1. Sono un pass formidabile. Nessuno li controlla e possono accedere a tutti gli spazi. Si fanno i loro parcheggi nelle zone vietate, pedonali, transennate etc. Ormai prossimi alla media di 1 ogni 2 abitanti sono anche responsabili (sotto la voce motocicli) di una percentuale consistente di inquinamento atmosferico (quelli a due tempi sono molto diffusi in città) e della maggior parte di quello acustico, senza che nessuno intervenga nemmeno per sbaglio a sanare la situazione. E' diffusa anche l'abitudine di manomettere le marmitte degli scooter sostituendole con scarichi di moto di grossa cilindrata ma senza db-killer. A parere di qualche vigilessa interpellata al momento del loro assordante passaggio sembra che le Harley Davidson senza silenziatore" siano omologate così". Uno sport quello di rompere i timpani e altri organi, che accomuna grandi e piccini. Pur essendo noto che il rumore è causa di gravi patologie a carico dell'organismo. Si consolida così il sistema educativo dei futuri cittadini. Livorno detiene il non invidiabile primato degli incidenti su due ruote e considerata la loro proliferazione (primato europeo) non poteva essere altrimenti.
8) Le piste ciclabili.  Ben vengano di ogni ordine e grado. Ma ce ne sono alcune in pieno dissesto: lunghi tratti Accademia- Rotonda, piccoli tratti congiunzione v. De Larderel p.za Repubblica (un vero fosso), tratti invisibili da anni (Parterre), tratti mai realizzati a scanso dei propositi, via De Larderel e la chimerica di via Grande o nemmeno abbozzati-parco del Levante,  tratti realizzati male -Quattro Mori-p.za Mazzini, per cui chi proviene dai quartieri lato est Zone C- D- etc. è costretto o ad allungare il percorso fino alla rotonda tritatutto dei 4 Mori, oppure ad attraversare a suo rischio e pericolo,  il fiume dei veicoli sugli scali Cialdini, privi di strisce pedonali e di aperture laterali sul cordolo. Il cosiddetto  "asse" v. Grande-pza. Grande-v. Cairoli-p.za Cavour. v. Magenta-c.so Amedeo-via Marradi, non presenta nessun tratto ciclabile. In teoria non ce ne sarebbe necessità (almeno fino all'Attias) perchè l'interdizione al traffico privato dovrebbe verificarsi dalle h.06.00-alle h20.00. Dovrebbe.
9) La zona D che è quella di residenza di buona parte dei componenti il comitato nella quale l'amministrazione M5S ha profuso un impegno particolare per complicare la vita ai residenti. Con l'introduzione degli stalli blu sono spariti 120 posti auto. Situazione aggiornata: 353 stalli auto, 409 stalli motocicli a fronte di 936 permessi auto tra residenti(907) e dimoranti (29). Concessione degli scali D'Azeglio per un'ora di sosta la mattina (h.9)e una la sera(h.20) e dalle 13 alle 15. Per un minimo di tranquillità dovrebbe essere estesa all'intero arco della giornata visto che in D ci parcheggiano anche i residenti C. L'amministrazione precedente oltre a introdurre gli stalli blu giocando sull'equivoco del pagamento, per i non autorizzati,   ha trasformato il quartiere in un parcheggio di motocicli a "beneficio del Mercato Centrale", sottraendo una decina di strade all'uso precedente della sosta auto. Ne risulta un surplus di stalli per motocicli di 55 unità rispetto a quelli auto. Nelle ore serali e notturne pur risultando praticamente vuoti, negli stalli motocicli non è possibile parcheggiare se non commettendo un'infrazione o una levataccia mattutina prima delle 8.  Vedere per credere nelle vie: Lanzi, dei Fanciulli, Nedo Nadi, Crispi, S.Francesco, delle Commedie, S. Sebastiano, Chiarini, Cassuto..
L'altro capolavoro di viabilità lasciato in eredità dal M5S è stato l'inversione del senso di marcia sugli scali D'Azeglio- Manzoni che ha tagliato fuori la telecamera di via Cadorna. In precedenza la più usata per l'accesso al quartiere. Adesso per raggiungerla è necessario fare il giro dei fossi tra i parcheggi a pagamento attraverso p.za Cavour e la fila di auto prima di raggiungere il varco che prima era a 200 metri di distanza. Inoltre chi deve recarsi in direzione mare in uscita dall'Odeon deve raggiungere la rotatoria 4 Mori e tornare indietro lungo gli scali Cialdini. Un capolavoro di viabilità, scorrevolezza e decentramento dei flussi, nel presupposto di favorire l'ingresso a un parcheggio già contestato in quanto accentratore di nuovo traffico in città. L'alternativa è la telecamera residua di v. S. Francesco-Largo Duomo raggiungibile dalle caotiche via Grande- p.za Grande o l'ingresso da qualche senso vietato, normalmente usato dai non autorizzati. Ci si chiede: ma la correzione degli errori palesi e riconosciuti proprio non è possibile?  
10) Conclusioni: parlare di PUMS in queste condizioni è un prenderci in giro. Non chiediamo la luna ma una città un po'più vivibile e funzionale (e a dire il vero non solo in materia di traffico) con quest'ultimo elemento che rappresenta l'impatto "ravvicinato" più evidente per la qualità della vita delle persone. In realtà c'è sempre meno coscienza e conoscenza delle criticità ambientali e del rispetto delle normative. In parte oscurate anche dall'emergenza covid. Ma solo in parte perchè in realtà rispecchiano una crisi della rappresentanza e una netta riduzione della partecipazione dei cittadini alla cosa pubblica. Il che corrisponde a un indiscutibile deficit democratico. Per contro i rapporti epidemiologici sulla salute della popolazione con particolare riferimento ai quartieri Nord e Centro Porto continuano ad essere preoccupanti. Chiediamo un po' più di professionalità e di coraggio civile da parte degli amministratori. 
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