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Mercoledì, 27 Settembre 2023
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Reazione a Catena, il percorso record dei 'Dai e Dai': "Impegno e caparbietà, è stata una lezione di vita. E quando abbiamo detto 'borsetta'..."

Il trio livornese, formato da Marco Voir, Simone Costagliola e Simone "Mario" Mariottini, è stato eliminato dopo 28 puntate in cui ha accumulato un montepremi di circa 80mila euro: "Esperienza bellissima, ne usciamo ancor più uniti di prima"

Un'avventura lunga 28 puntate, in cui hanno conquistato il pubblico con la loro bravura e la loro simpatia. I "Dai e Dai", trio formato dai livornesi Marco Voir, Simone Costagliola e Simone "Mario" Mariottini, sono stati i protagonisti assoluti dell'ultimo mese di "Reazione a Catena", trasmissione di Rai 1 che, ogni giorno, incolla davanti alla tv milioni di spettatori. I tre, che hanno raggiunto il record storico di vittorie consecutive nel programma (ben 27), hanno dovuto dire addio al game nella puntata andata in onda lunedì 28 agosto, nella quale, nell'"Intesa vincente", sono stati battuti da "I tarallini". Il trio labronico, che partecipò a Reazione a Catena già nel 2021 con il nome di "Gli scogli piatti", può tuttavia consolarsi con i circa 80mila euro vinti nel corso di queste settimane. "È stata un'esperienza bellissima, una vera e propria lezione di vita", racconta Simone Costagliola a LivornoToday.

Reazione a Catena, la puntata con l'eliminazione de "I dai e dai". VIDEO

Ciao, Simone. Tu, Marco e "Mario" avevate già partecipato nel 2021 a Reazione a Catena: cosa vi ha spinto a provarci nuovamente?
"La passione per questo gioco è stata fin da sempre fortissima ed è maturata in un gruppo di vecchi amici, all'epoca adolescenti. Ricordo che guardavo le puntate e, siccome al tempo internet ed i social non erano ancora diffusi come oggi, mi scrivevo le catene e le parole che il giorno dopo ci divertivamo ad indovinare al mare a Tirrenia. Il gioco ha fatto parte della nostra crescita. Decidemmo così di fare l'iscrizione e, quando ci chiamarono un anno dopo, fu tutto un po' improvviso: ci eravamo infatti quasi scordati di aver fatto domanda di partecipazione. Una settimana dopo il provino, ci contattarono per andare in trasmissione: allora sfidammo, senza successo, "I fraintesi", una squadra fortissima. In quell'occasione ci divertimmo davvero tanto e capimmo che il gioco era nelle nostre corde: ci dicemmo quindi subito di allenarci per provare a fare qualche puntata in più. Appena è stato possibile, ovvero il 2 gennaio di quest'anno, abbiamo perciò nuovamente fatto l'iscrizione e gli autori, per fortuna, ci hanno ricontattato: si sono ricordati di noi, hanno rivisto la vecchia puntata e ci hanno dato la possibilità di tornare. Per noi è stato un privilegio".

Da cosa nasce il nome di "Dai e Dai?
"In realtà noi avevamo pensato ad altri nomi, tutti accomunati dalla volontà di sottolineare che eravamo tornati e che non ci arrendevamo. Avevamo pensato, ad esempio, a "I ripassati" oppure a "Pine Verdi" per dire che "siamo duri" e gli autori, che hanno poi optato per "I Dai e Dai", hanno capito quale volesse essere il nostro messaggio: come a dire che dai e dai, qualcosa alla fine arriva. È un nome semplice, ma fortissimo nel significato ed al quale ci siamo profondamente affezionati".

Durante le puntate si è visto come la vostra intesa fosse davvero vincente: quanto vi siete allenati per farvi trovare così preparati in trasmissione?
"Tutti e tre siamo persone abbastanze testarde e Mario ha messo a disposizione la sua impostazione informatica per ottimizzare l'allenamento. Dato che io vivo a Milano, Mario a Dublino e Marco a Livorno, ci allenavamo da remoto riproducendo e condividendo sullo schermo i video di RaiPlay. Ci siamo allenati sulle puntate vecchie per fare qualcosa che fosse il più possibile verosimile, poi andavamo noi a completare il repertorio andando ad inserire parole un po' più astruse. Su Whatsapp, inoltre, ci scrivevamo le definizioni per qualsiasi cosa ci venisse a mente o che vedevamo: gli oggetti, per noi, erano ormai diventati delle definizioni. Ci siamo così allenati per sei mesi almeno due volte a settimane la sera dopo il lavoro per circa tre ore, mentre quando ci hanno detto che saremmo andati in trasmissione siamo passati a tre. L'abbiamo presa non come un lavoro, ma come un impegno sicuramente sì".

C'è un segreto nella vostra intesa?
"Fin da subito ci siamo dati una regola, che è poi prevista anche dal regolamento: non avere codici. Ci siamo detti di fare definizioni che potessero essere comprese anche dalle persone a casa, per rendere il tutto più divertente per il pubblico. Poi ovviamente avevamo studiato qualche accorgimento, come sottolineare se la parola fosse maschile o femminile oppure sostantivo o aggettivo. In qualche caso siamo ricorsi a motivazioni personali, come per "brace": in quella circostanza abbiamo utilizzato il ruolo che ricopre Mario nelle braciate di Pasquetta. Avevamo poi studiato alcune definizioni particolari, come ad esempio per "ciondolo", che è il soprannome di un nostro amico: purtroppo, però, non ci è capita durante il gioco. Mario aveva inoltre messo a punto un'app in cui venivano inserite le parole indovinate, sbagliate o passate durante le esercitazioni. Queste venivano poi filtrate, in maniera tale che, alla fine, ci venissero solamente quelle che in precedenza non eravamo riusciti a indovinare. Questo sistema non ci ha permesso di fare numeri enormi, ma la nostra intesa si faceva sentire".

Fra le definizioni formulate, virale è diventata quella per "borsetta" con allusione allo scippo...
"Ti dico la verità, in puntata lì per lì non ho vissuto bene l'episodio, avevo subito percepito la gaffe: eravamo lì già da diverse puntate ed avvertivo quindi un po' di responsabilità. Noi, però, avevamo fatto la definizione in modo pulito, spontaneo e genuino. Durante la messa in onda non pensavo bippassero completamente la frase, ma soltanto alcune parole: in questo modo, invece, abbiamo attirato ancor di più l'attenzione del pubblico. Con il senno di poi dico che avremmo potuto scegliere parole più sicure ed era ciò che avevamo anche preparato: io, ad esempio, avrei dovuto dire "perde" e non "prende", poi Mario mi è venuto dietro ed è andata così. Noi stessi, appena diciamo la parola, ridiamo: la volontà era di far capire che era soltanto una battuta sfruttando un'immagine ormai stereotipata". 

Quanta differenza c'è tra le prove a casa e le registrazioni in studio?
"Dopo esserci allenati a lungo da remoto, qualche volta ci siamo incontrati per provare qualche intesa vincente di persona e ci siamo accorti subito di essere molto più veloci rispetto a quanto accadeva online, dove c'è un ritardo di connessione. Nelle prove facevamo numeri astronomici. In trasmissione, però, c'è il pubblico che ti guarda, ci sono le altre squadre, c'è Liorni che ti ricorda a quante parole sei e quante te ne mancano, devi scandire bene le parole e parlare ad alta voce. Insomma, in studio l'emozione è fortissima e tutto ciò un po' fa rallentare l'intesa. Per noi tre, che siamo ragazzi molto emotivi, ogni volta era come se fosse la prima. È proprio lì, tuttavia, che emerge l'importanza dell'allenamento, con le parole che ti vengono quasi in automatico".

Con Marco Liorni, a vedere dalle puntate andate in onda, si era creato un rapporto di piena sintonia.
"Rivedere la puntata in cui siamo stati eliminati è stato strano, quasi "assurdo". Ci ricordavamo come la sua reazione alla nostra eliminazione fosse stata poco "televisiva", tanto che quasi non riusciva a dire che eravamo stati eliminati. Quando abbiamo detto "frescura" invece di "freddura" ci sono secondi di silenzio assoluto e questo ci ha fatto capire quanto sia lui che l'intero studio si fossero in qualche modo affezionati a noi. Una volta, dietro le quinte, ci ha detto "Ora vi adotto, vi vedo più dei miei figli". Ci ha sempre fatto sentire orgogliosi di essere i campioni del suo programma trasmettendoci allo stesso tempo tranquillità: non ci ha mai negato un sorriso, una chiacchiera o un complimento. È stato un rapporto sincero. Lo avevamo già conosciuto nel 2021 in occasione della nostra prima partecipazione, ma rispetto a due anni fa lo abbiamo visto molto diverso: allora, a causa del Covid, non c'era infatti il pubblico e questo forse limitava un po' il tutto, mentre stavolta è stato molto più mattatore. Anche dopo l'eliminazione ci ha salutato con affetto e non nascondo che, quando ho rivisto l'ultima puntata, ho fatto nuovamente un piantino".

Nell'ultima intesa vincente, in cui siete stati eliminati, in molti, sui social, si sono lamentati sostenendo che le vostre parole da indovinare fossero notevolmente più difficili di quelle della squadra avversaria: avete avuto anche voi la stessa sensazione?
"Si parla di televisione e credo quindi che a un certo punto debba crearsi nel pubblico una certa sorpresa. Se una squadra è in grado di reggere parole più difficili è più bello anche per gli spettatori vedere definizioni più complesse: è sempre stato così ed è normale che sia così. Noi, poi, ci divertivamo quando venivano parole più complicate: la vera sfida era quella. Penso ad esempio ad una parola come "becchime": mi ha scritto un mio amico che ha un allevamento e mi ha detto che neanche lui sapeva che il mangiare delle galline si chiamasse così. Mettiamola così, se c'è stata una difficoltà più alta, a noi è servita per dimostrare il nostro allenamento. In ogni caso la lista delle parole, così ci è stato detto, è contenuta in una lista autoriale senza divisione per squadre e per me è quindi così".

Cosa vi porterete dietro da questa esperienza?
"Ci portiamo a casa un'amicizia ancora più forte e la consapevolezza che se ti metti in testa qualcosa e se hai la giusta caparbietà qualcosa, prima o poi, arriva. Magari non sarà perfetto, ma qualche frutto lo porti sempre a casa. È una lezione che a noi serviva: siamo infatti in un'età in cui inizi a fare un bilancio di quanto fatto prima ed in cui ti poni delle domande per il futuro e questa esperienza ci ha dato una maggiore consapevolezza. Poi, come detto, tutto questo ci ha unito ancora di più. Ognuno di noi, in questa avventura, ha portato qualcosa: Mario con il suo sistema informatico, Marco con il suo studio maniacale su qualsiasi cosa che lo rende una sorta di Wikipedia vivente, io con le mie capacità relazionali utili per stemperare la tensione".

E con il montepremi vinto? Avete già pensato a come utilizzarlo?
"Come detto stiamo vivendo un momento particolare delle nostre vite ed avere da parte un piccolo gruzzoletto per avere un'accelerata su qualche decisione non può che far comodo. Per tutti noi sta arrivando il momento delle scelte, come l'acquisto di una casa o la ricerca di una maggiore stabilità con la fidanzata. Magari, poi, ci ritagliamo qualcosa per fare un piccolo viaggetto tutti e tre insieme e fare un'ultima intesa vincente".

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