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Statua di Bud Spencer, l'approssimazione amministrativa di Nogarin e quella comunicativa della giunta Salvetti

La verità dell'assessore alla cultura Lenzi raccontata su Linkiesta per chiarire l'intera vicenda. Ma a generare confusione era stata proprio la versione ufficiale del Comune successiva all'improvvisa rimozione dell'opera

Ha ragione l'assessore alla cultura del comune di Livorno, Simone Lenzi, quando scrive su Linkiesta che a un certo punto "la verità va pur detta". E probabilmente ha ragione anche quando sostiene che dietro la statua di Bud Spencer "non si cela alcun mistero né giallo, ma un'approssimazione ridicola". La premessa gli è doverosa per chiarire definitivamente la surreale vicenda, ritenuta interessante anche dalle cronache nazionali, che dieci giorni fa, in data 21 ottobre, ha portato alla rimozione dal lungomare di Livorno dell'opera realizzata dal carrista viareggino Fabrizio Galli.

La verità sulla statua di Bud Spencer raccontata su Linkiesta dall'assessore Lenzi

La verità raccontata da Lenzi è che "l'ex sindaco Nogarin, nell'urgenza elettorale, e senza aver avviato alcuna procedura autorizzativa da parte degli uffici, piazzava sul lungomare una statua che non apparteneva al Comune di Livorno, ma che era nella disponibilità dell'ente in forza di una proposta di donazione (quella di tale Riccardo Minetti, ndr) mai ratificata da nessuna giunta comunale". "Ora, come è noto - scrive ancora Lenzi su Linkiesta -, la pubblica amministrazione procede solo per atti formali e non per fatti concludenti: sulla statua di Bud non esiste alcun atto deliberativo. [...] La statua è stata dunque tolta dalla sua collocazione perché necessitava di qualche piccolo intervento di restauro e perché quella collocazione non aveva seguito alcun iter autorizzativo. [...] Una volta chiarita la questione non secondaria della proprietà della statua, posso allora rassicurare tutti i fan di Bud, così come già abbiamo fatto in privato con gli eredi e con l'artista, che troveremo all'opera una collocazione consona al manufatto e alla storia del grande attore che rappresenta". 

Bud Spencer

Una statua sciupata abusiva che là non avrebbe potuto stare. Tutto chiarito, dunque, soprattutto a benificio di chi, dal principio, aveva criticato la decisione della giunta Salvetti, vedendola come una ripicca nei confronti della vecchia amministrazione pentastellata, o temuto/sperato che la rimozione della statua fosse definitiva, accendendo un dibattito social tra estimatori e detrattori dell'opera.

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La versione del Comune il giorno della rimozione dell'opera

Peccato, però, che a generare gialli, misteri e, soprattutto una grande confusione, sia stata proprio una certa approsimazione comunicativa dell'attuale amministrazione comunale. Perché, dopo la rimozione della statua avvenuta senza che se ne desse alcuna informazione, e successivamente alla notizia pubblicata online, la verità ufficiale del Comune era solo ed esclusivamente un'altra. Quella inviata per mail alle 13.42 del 21 ottobre direttamente dal Municipio, secondo cui la statua era stata spostata per restauro: "L'esposizione di fronte al mare ha provocato danneggiamenti alla copertura, che necessitano una riparazione urgente - si legge nel corpo della mail -. Dello spostamento e successivo restauro, sono stati avvisati anche i familiari di Bud Spencer. La statua rimarrà nel magazzino il tempo necessario per stabilire una nuova collocazione più consona al materiale con cui è stata costruita".

La "scusa" del salmastro che non poteva reggere

Una verità inacettabile per Fabrizio Galli, che in un'intervista rilasciata a LivornoToday aveva raccontato la sua, ritenendo "una scusa la storia del salmastro" ("è rivestita in vetroresina, il materiale delle barche") e avanzando l'ipotesi di uno spostamento voluto esclusivamente dall'attuale giunta per motivi sostanzialmente estetici. Spostamento del quale, comunque sia, non era stato informato. 

Ora, nessuno vuole mettere in dubbio che le cose stiano davvero come poi raccontate dettagliatamente dall'assessore alla cultura su Linkiesta. E ci fidiamo della promessa fatta di una "ricollocazione consona al manufatto e alla storia del grande attore". Così come, d'altra parte, è indubbia l'assoluta buona fede dello scultore viareggino. Ma se lo stesso Lenzi ha sentito l'esigenza di scrivere un articolo chiarificatore sull'intera vicenda, è anche perché, in via ufficiale, la verità è un'altra.

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