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Salute

Punture di medusa: rimedi ed errori da evitare

L'incontro con questo animale è particolarmente temuto da chi cerca refrigerio dalla calura estiva con un bagno in mare. Ecco cosa fare in caso di indesiderato contatto con i suoi tentacoli

E' uno degli inconvenienti più diffusi e più temuti quando si fa un bagno in mare: stiamo parlando delle punture di medusa. Le sue fastidiose conseguenze sono ben note ai bagnanti livornesi, che, prima o poi, sono costretti a fare i conti con l'indesiderato incontro di questo abitante dei nostri mari. La pericolosità di questo animale, appartenente alla famiglia dei celenterati, è data dalle sue estremità tentacolari, molto urticanti per l'uomo. Tuttavia, fortunatamente, i tipi di meduse presenti nelle acque italiane non sono particolarmente nocive, anche se, in soggetti predisposti e sensibili alle tossine contenute nel loro veleno, la puntura può causare uno shock anafilattico. 

Cosa succede quando una medusa ti punge

Parlare di vera e propria puntura, in realtà, non è propriamente esatto: la medusa non ha infatti un pungiglione, ma delle piccolissime "ventose" posizionate lungo i tentacoli, dette ecnidocisti, le quali contengono una sostanza formata da tre proteine che scatenano la reazione urticante una volta a contatto con la pelle umana, provocando dolore, prurito, eritema e gonfiore localizzato nella parte interessata. Generalmente la sensazione intensa di dolore dura circa 20 minuti, seguita da una fase di indolenzimento e di forte prurito.

Va ricordato,però, che l'effetto della puntura di medusa dipende dalla suscettibilità individuale, dal tempo di permanenza in acqua e dalla specie in questione: lungo le coste australiane e nei mari tropicali, ad esempio, ci sono specie di meduse il cui contatto può portare anche alla morte.

Cosa fare in caso di puntura di medusa

Nei nostri mari, come detto, non ci sono specie di meduse mortali o particolarmente pericolose. In caso di puntura, in ogni caso, è possibile mettere in atto qualche pratica per alleviarne gli effetti negativi. Ecco quali.

  • Sciacquare la zona interessata con acqua di mare

Sciacquare ripetutamente la parte colpita con acqua di mare aiuta a diluire le tossine rilasciate dai tentacoli non ancora penetrate nella pelle. Evitate, invece, di sciacquare la parte con acqua dolce, poiché non farebbe altro che favorire la rottura delle cnidocisti residue rimaste sulla pelle ed aumentare così la sensazione di dolore.

  • Pulire la pelle da filamenti residui

Finché i tentacoli e gli eventuali residui della medusa aderiscono alla pelle, continuano a rilasciare veleno, quindi vanno prontamente rimossi per interrompere il rilascio delle tossine urticanti. Per pulire accuratamente la pelle, dovete munirvi di uno strumento quanto più simile ad una spatola in plastica, come ad esempio una carta di credito, o di un coltello (ovviamente da non usare dalla parte della lama!) e raschiare con molta delicatezza tutto ciò che di residuo è rimasto sulla pelle. Ricordate che la delicatezza e la pazienza sono fondamentali, in quanto la parte interessata su cui si sta operando è dolorante e gonfia.

  • Applicare un prodotto a base di cloruro di alluminio

Per lenire il prurito, applicate una crema o un gel a base di cloruro di alluminio, meglio se ad una concentrazione del 5%. Questo prodotto è reperibile in farmacia e serve a lenire il prurito, oltre a bloccare la diffusione delle tossine rilasciate dalla medusa.

In caso di reazioni di più grave entità (reazione cutanea diffusa, nausea, vomito, sudorazione profusa, mal di testa, pallore, vertigini, disorientamento e difficoltà respiratorie), chiamate subito i soccorsi o recatevi presso una struttura medica il prima possibile.

Errori da evitare

L'errore più comune e più dannoso che si possa compiere è seguire l'antico rimedio della nonna, ovvero quello di applicare ammoniaca, urina, limone, aceto o alcol sulla zona colpita: questo porterà infatti ad un sensibile peggioramento dell'irritazione, acutizzandone gli effetti sulla pelle. 
Infine, ricordatevi di non strofinare né grattare la parte infiammata: così facendo potreste infatti rompere e aumentare il rilascio delle tossine da parte delle cnidocisti residue rimaste attaccate alla superficie cutanea.

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