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Cronaca

Scuola | Stop alle autogestioni, ma la protesta non si ferma: venerdì 18 febbraio studenti in sciopero

La decisione degli istituti dopo l'incontro con il ministero: "La lotta continua. Pronti a tornare in autonomia se le istituzioni non ci ascolteranno". La solidarietà dei professori e il punto di vista dei dirigenti

L'assemblea permanente, le autogestioni, l'intervento della polizia al Liceo Enriques, il confronto con il Miur e quello di ieri con il sindaco. Adesso lo sciopero, venerdì 18 febbraio, per continuare a rivendicare sacrosanti diritti di chi chiede una scuola migliore, partendo dalla modifica dell'esame di maturità e dai fondi per l'edilizia scolastica fino al supporto psicologico per gli alunni, l'introduzione dell'educazione civica come materia curriculare e la riforma dell'alternanza scuola lavoro. In "lotta" da dieci giorni, insieme a molti altri colleghi di banco nel resto del Paese, ci sono gli studenti e le studentesse livornesi che, pur avendo deciso di tornare in classe per riprendere la regolare attività didattica (lo faranno da stamani, soltanto l'Enriques resterà in autogestione fino a venerdì), non abbandoneranno la protesta: "Perché questa è solo la prima fase - dice Edoardo Parello, rappresentante d'istituo del liceo Niccolini Palli -, che è servita ad aprire tavoli concreti con le istituzioni, a partire dal confronto serio con il ministero e con il sindaco, ma ancora non abbiamo ottenuto niente di quanto rivendichiamo con forza".

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Gli studenti: "Si chiude la prima fase di protesta, vigileremo sulle istituzioni"

Il cammino, insomma, è ancora lungo, ma tra i giovani c'è la consapevolezza che la strada intrapresa sia quella giusta: "Anche la stragrande maggioranza dei professori è dalla nostra parte - continua Parello - e credo che il senso della protesta e la responsabilità dimostrata in questi giorni di autogestione abbiano convinto anche i più scettici. Adesso abbiamo aperto canali importanti, venerdì ribadiremo quali sono le nostre richieste e quindi porteremo avanti le nostre istanze in un confronto che dovrà essere puntuale e proficuo".

"Adesso si apre un'altra fase che è la più difficile - spiegano dall'Itis Galilei -, dobbiamo vigilare sullo svolgimento ottimale dei tavoli ed essere pronti a fare pressione istituzionale con la Cps (Consulta provinciale degli studenti), pressione mediatica o eventualmente a manifestare oppure riutilizzare i metodi precedenti. Se le istituzioni non manterranno la parola data ci sarà una concreta possibilità di ritornare a una fase iniziale della protesta".

Ancora in autogestione, invece, gli studenti e le studentesse del liceo Enriques. "Stamani proporremo altre attività - spiega Alberto D'Errigo, rappresentante di istituto - e devo complimentarmi con i ragazzi per la qualità delle proposte, tra cui dibattiti con Emergency o Slow Food. Giovedì saremo in assemblea per preparare lo sciopero e far capire soprattutto agli studenti più piccoli l'importanza della partecipazione. Quindi torneremo in classe per riprendere l'attività didattica, perché i primi a volerlo fare siamo proprio noi, portando tuttavia avanti la nostra protesta. Finalmente - conclude D'Errigo -, le nostre istanze sembrano essere arrivate in alto ed anche l'incontro con il sindaco è stato positivo. Ora è necessario che le istituzioni diano concretezza a quanto dicono aver recepito". 

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foto Instagram @studentiliceoenriques_

Polizia all'Enriques, i professori: "Fatto senza precedenti che mette a dura prova la fiducia nelle istituzioni"

A fianco degli studenti, anche a seguito dei fatti di venerdì scorso 10 febbraio con l'intervento massiccio di forze dell'ordine a stoppare l'occupazione del liceo Enriques, si erano schierati unitamente 41 docenti del plesso con sede in via della Bassata. "Di fronte alle rivendicazioni degli alunni mobilitati nell'autogestione - dicono in una lettera firmata -, studenti che per tutta la settimana scorsa hanno dato grandi prove di responsabilità, si sarebbe dovuto cercare una mediazione costruttiva, e invece si è fatto ricorso all'intervento massiccio delle forze dell'ordine. Un fatto senza precedenti (mai nulla del genere era accaduto, a quanto ci consta, nella storia dell'Enriques) che danneggia fortemente l'immagine del liceo e mette a durissima prova la fiducia dei nostri ragazzi nei confronti delle istituzioni".

Scuola, i dirigenti sulle autogestioni: "Momento di crescita, ma dobbiamo garantire anche la sicurezza"

Una posizione mitigata dai dirigenti scolastici, anch'essi convinti della prova di maturità fornita dagli studenti ma anche della necessità di garantire la sicurezza degli stessi, con un linea e una strategia condivisa insieme all'ufficio scolastico, agli enti locali e alle forze dell'ordine. "Fin dal momento della mobilitazione studentesca - dicono in un documento congiunto -, i dirigenti si sono prodigati per ascoltare le motivazioni della protesta ed accompagnare l'azione di rivendicazione. Non si è però potuto fare a meno di fare i conti con il periodo pandemico e dunque come era pensabile che gli studenti potessero pernottare nella struttura scolastica senza preoccupazione alcuna?".

"Nessuno - concludono i dirigenti di Enriques, Niccolini-Palli, Cecioni, Galilei, Buontalenti-Cappellini-Orlando e Vespucci Colombo - vuol mettere in dubbio il diritto a protestare, ma compito dei dirigenti è anche quello di evitare che gli studenti, in virtù dei loro legittimi ideali, possano però esporsi ad altri tipi di rischi, tra tutti quello della sicurezza. I presidi ritengono comunque che l'esperienza di autogestione abbia rappresentato un momento di crescita e di maturazione per gli studenti e la Scuola tutta: l'auspicio è che tale momento, soprattutto nei termini progettuali espressi dai ragazzi livornesi, rappresenti solo un punto d'inizio per il prossimo futuro di una scuola attiva e partecipata". 

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