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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Caporalato, costretti a lavorare 16 ore al giorno nei campi e senza contratto: denunciati tre imprenditori agricoli

La Finanza ha scoperto centinaia di lavoratori, tra Livorno e Grosseto, che erano anche costretti a vivere in baracche di fortuna

La guardia di finanza di Piombino, sotto il coordinamento della procura della Repubblica di Livorno, ha scoperto tre aziende agricole, operanti tra Livorno e Grosseto, che, in base a quanto emerso dalle indagini iniziate nel 2019, avrebbero sfruttato centinaia di lavoratori in "condizioni di sfruttamento". L'operazione, fanno sapere le fiamme gialle, ha fatto luce sulle modalità – illegali – con cui i titolari delle tre aziende reclutavano e organizzavano la manodopera: un lavoro nei campi, per 15-16 ore di media giornaliera, a fronte di una paga di 2,5 euro l'ora, con ferie difficilmente concesse e non retribuite, nessun contratto né copertura previdenziale e assicurativa, ma con minacce di licenziamento e aggressioni verbali.

Inoltre, i tre imprenditori avrebbero costretto diversi lavoratori, per lo più stranieri, a vivere in affitto in un casolare abusivo sugli stessi terreni delle aziende agricole, in condizioni igienico-sanitarie precarie dovute agli scarsi spazi disponibili e all'assenza di riscaldamento, di allaccio alla rete idrica e senz'acqua potabile, con il costo dell'affitto unilateralmente stabilito dagli imprenditori e decurtato dalla già modesta retribuzione.

Al termine delle laboriose ricostruzioni fiscali e contributive relative a centinaia di posizioni lavorative irregolari, la Finanza ha denunciato i tre responsabili per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Sebbene le indagini siano ancora in corso, i tre indagati, nel ricevere i relativi avvisi di garanzia e informati a loro tutela dell'esistenza di un procedimento penale a carico, hanno immediatamente proceduto al pagamento delle sanzioni amministrative versando nelle casse dell'erario quasi sei milioni di euro.

Infatti, i tre imprenditori agricoli si sono resi responsabili delle violazioni amministrative in materia di lavoro riferibili a 854 rapporti di impiego, con l'applicazione di 571 distinte maxi sanzioni per lavoratori completamente "in nero" nonché di ulteriori 283 sanzioni infedeli registrazioni sul libro unico del lavoro. Constatate anche violazioni in materia fiscale, con la determinazione di redditi non dichiarati per oltre due milioni di euro e omessi versamenti di Iva e altre imposte per circa 600mila euro. Ricostruito anche l'ammontare degli affitti "in nero" che sarebbero stati imposti a numerosi lavoratori per il casolare abusivo di proprietà degli indagati, da cui è emersa un'ulteriore sanzione per oltre 150mila euro. Gli accertamenti hanno riguardato infine i contributi ottenuti dai tre indagati dall'Unione europea, tramite fondi strutturali. Anche in tale contesto sono emerse numerose irregolarità che gli indagati avrebbero commesso simulando il possesso dei requisiti previsti per ottenere tali benefici, motivo per il quale i tre sono stati denunciati anche per truffa aggravata ai danni dello Stato e dell'Unione europea. 

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