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Cronaca Bastia / Via Marco Mastacchi

Caro bollette, il panificio Nencini costretto a chiudere dopo 57 anni: "Ci piange il cuore, era la nostra vita"

I fratelli Andrea e Valerio avevano ereditato l'attività di famiglia: "Impossibile andare avanti con costi di gestione così alti. Nell'ultimo anno e mezzo abbiamo utilizzato tutti i nostri risparmi per restare aperti, ma non è servito"

Un cartello attaccato con lo nastro adesivo sopra alla saracinesca nel quale viene annunciata la chiusura della attività a causa dei "costi insostenibili di gestione". È così che lo storico panificio Nencini di via Mastacchi ha informato i propri clienti che dal 26 settembre avrebbe abbassato definitivamente le proprie saracinesche dopo 57 anni di onorata carriera. Troppo alto era diventato il costo sia delle materie prime che delle bollette e così Andrea e Valerio non hanno potuto far altro che prendere atto della situazione e, a malincuore, chiudere per sempre il locale fondato nel 1965 dal padre Carlo con il fratello Renzo. "Siamo cresciuti fin da piccoli in questa attività - il loro racconto -. Ci piaceva stare nel laboratorio mentre babbo Carlo e lo zio Renzo preparavano gli impasti per fare il pane e la schiacciata e mamma Francesca e la zia Rosanna servivano al bancone i clienti". 

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"Bolletta del gas aumentata di quasi quattro volte, costretti a chiudere"

Andrea, 55 anni, ha lavorato nel panificio per 40 anni, mentre suo fratello Valerio per 30: "Ho imparato ad andare sui pattini dentro al laboratorio di circa 300mq - racconta il primo, con il groppo in gola -. Tutta la mia vita l'ho trascorsa lì, tra quelle mura assieme alla mia famiglia, e nel tempo ho comprato anche casa davanti all'attività perché volevo sempre averla vicina me". Purtroppo però la crisi e l'aumento dei costi di gestione non hanno lasciato scampo: "L'ultima bolletta del gas che mi è arrivata è stata di 2.600 euro rispetto ai 700 che pagavo prima. Abbiamo la fortuna che il fondo è di proprietà e quindi non paghiamo l'affitto, ma il costo delle utenze è aumentato troppo e non possiamo permetterci di pagare bollette così alte. Purtroppo non posso vendere il pane come se fosse oro. A tutto questo poi aggiungiamo il fatto che anche i supermercati della zona hanno iniziato a vendere il pane e questo ci ha messo ancora di più in difficoltà". 

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"Con mio fratello siamo restati aperti finché abbiamo potuto"

Andrea racconta di come gli affari siano cambiati nel giro di poco tempo: "Prima servivamo tutte le mense industriali fino al Calambrone e molte rivendite di pane su Livorno. Poi negli ultimi anni moltissime di queste hanno chiuso e a noi sono venute a mancare diverse entrate. Io e Valerio abbiamo continuato fino all'ultimo ad andare avanti visto che volevamo portare avanti la tradizione di famiglia, ma non ce l'abbiamo fatta. Nell'ultimo anno e mezzo abbiamo speso tutti i risparmi per evitare la chiusura, ma ora siamo costretti a dire basta. Adesso ci rimboccheremo le maniche e cercheremo un nuovo lavoro per mantenere le nostre famiglie".

"Non è semplice vedere la saracinesca abbassata"

Andrea tutte le mattine quando si sveglia vede sempre il luogo dove è cresciuto davanti ai suoi occhi, con le tende amaranto che riportano la scritta con la data dell'inizio dell'attività: "Non è semplice per me. Spesso e volentieri evito di uscire di casa per non incontrare i clienti che ancora non sanno della chiusura e che si fermano a leggere il cartello. È un dolore troppo grande da affrontare così a caldo".

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