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Cronaca

Il trapper Christian King si racconta: "A scuola ero preso di mira, ora con la musica racconto chi sono"

L'artista livornese parla del suo riscatto: "Ho vissuto anni terribili perché non ero omologato, ma ho sempre creduto in me stesso"

Christian ha 28 anni, vive a Livorno, lavora in un negozio di abbigliamento e per lui musica e moda sono un binomio inscindibile, uno stile di vita, un marchio che lo ha reso riconoscibile. Ma che in passato, denuncia oggi che è diventato Christian King, gli è costato caro. Tra i protagonisti emergenti della scena trap italiana, è stato protagonista del documentario sulla scena trap "Volare" prodotto da Michele Santoro andato in onda mercoledì 4 dicembre su Rai 2. Grazie alla sua passione per la moda, per le sneakers e l'abbigliamento in edizione limitata, ha vinto il contest "Quanto costa il tuo outfit?" presentandosi per le strade di Firenze con addosso oltre 50mila euro di vestiti e guadagnandosi quasi 3 milioni di visualizzazioni.  "Sono tutti vestiti miei, non ho sponsor - confessa Christian King - investo da sempre su me stesso e in questa passione, lo stile è tutto".

Sulla sua pagina Instagram, con oltre 37mila follower, si susseguono i commenti non sempre gentili sul suo abbigliamento, sugli accessori, sul prezzo dei vestiti, un microcosmo parallelo fatto di marchi, annate e stile. Oltre la moda, poi, c'è la musica. La trap, genere che sta spopolando in Italia e che nasce principalmente sul web. I discografici arrivano dopo, quando il fenomeno di solito è già scoppiato. Un genere che nasce nelle periferie e nelle province, ma senza il lirismo del grunge anni '90.

Come nasce il personaggio Christian King? 
"Mi sono avvicinato all'hip hop e alla prima trap americana intorno ai 13 anni, e quel mondo è diventato il mio. La musica, la moda mi colpiva tutto di quell'ambiente lì, i capi che indossavano, il modo in cui li indossavano i rapper americani, lo slang usato per dire determinate cose. Così ho abbracciato piano piano tutta la cultura hip hop americana. Ma nell'ambiente in cui vivevo, a Livorno, non ero capito e non mi accettavano. A scuola ero preso di mira da tutti, compagni e professori, perché non ero omologato. Sono stati anni terribili. Ma oggi il mio riscatto è arrivato"

Come hai affrontato quei momenti? 
"Ho sempre creduto in me stesso, so quanto valgo, e alla fine ho provato a fregarmene. Tante persone mi seguono e mi seguivano comunque anche prima del contest 'Quanto costa il tuo outfit?' anche se sono sempre in lotta con chi mi critica, con chi non mi capisce, con chi mi insulta. Quando sei esposto le critiche arrivano, è normale. Ho un canale Youtube dal 2017 e scrivo pezzi miei da quattro anni, faccio parte di un collettivo, la AV Gang con Spettro e Astro, non sono solo uno coi vestiti costosi".

Qual è la tua caratteristica principale, come provi a distinguerti dagli altri trapper? 
"Innanzitutto canto in americano, utilizzando lo slang. Questa cosa spesso mi crea dei problemi perché lo slang non è di immediata comprensione per tutti, ma la mia passione nasce da quel mondo lì ed è naturale per me scrivere così. E poi uso beat innovativi".

Perché la trap è così seguita dai giovanissimi? 
"Perché i ragazzini si riconoscono in quello che diciamo e nel modo in cui raccontiamo la nostra voglia di riscatto. Anche lo stile è fondamentale, i vestiti ricercati, gli accessori, tutto contribuisce a creare un personaggio da ammirare".

Chi ti piace della scena trap italiana? 
"Devo essere sincero, non mi piace nessuno, non mi ispiro a nessuno, penso solo a me stesso e guardo semmai alla scena americana mettendo comunque sempre del mio. Mi sento vicino al rap, non sono un trapper puro". 

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