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Cronaca

Coronavirus Livorno, l'allarme di Confcommercio: "Il 57% delle imprese del terziario in difficoltà"

La presidente provinciale Francesca Marcucci: "Le aziende stanno riscontrando problemi con le scadenze fiscali"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di LivornoToday

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato da parte di Confcommercio sulla difficoltà delle imprese del settore terziario a causa del Coronavirus. 

Il 57% delle imprese del terziario della provincia di Livorno in forte difficoltà nel rispettare le scadenze fiscali. Il dato è nettamente più marcato presso gli  operatori della ristorazione (86%), la ricezione turistica (82%). Le imprese del terziario alle prese con la crisi epidemiologica ed economica secondo l'indagine Format Research. "E' un quadro desolante quello che emerge dal focus di approfondimento sulle imprese del terziario della provincia di Livorno realizzato dalla Confcommercio regionale, e corrisponde perfettamente a quanto apprendiamo quotidianamente dalla voce dei nostri imprenditori", il commento di Francesca Marcucci, presidente provinciale Confcommercio. "Le imprese della provincia di Livorno hanno faticosamente cercato di rialzare la testa dopo gli effetti nefasti del lockdown e delle limitazioni imposte dai protocolli di sicurezza, investendo ingenti somme per contenere i contagi e continuare a lavorare. Ma la seconda ondata e il 'coprifuoco di fatto' stanno facendo affondare sia il grado di fiducia in un prossimo recupero, sia l'effettiva capacità di sopravvivenza del 71% delle aziende del turismo, del commercio, dei servizi e delle professioni". 

La presidente provinciale Francesca Marcucci

"Il nostro territorio – continua Marcucci - mette drammaticamente in luce le sue già conosciute fragilità. Il 57% delle imprese del terziario della provincia di Livorno ammette di essere in forte difficoltà nel rispettare le scadenze fiscali. Il dato è nettamente più marcato presso gli operatori della ristorazione (86%), la ricezione turistica (82%), gli esercizi del commercio al dettaglio non alimentare (73%). Irpef, Irap, Ires e Tari sono le imposte che, più delle altre, rappresentano un peso in questo momento storico". 

"Come abbiamo scritto al Prefetto, la condizione di difficoltà generalizzata ha anche amplificato i timori degli imprenditori del terziario della provincia di Livorno di rimanere vittima della criminalità: il 22% teme l'incedere del fenomeno dell'usura e i tentativi della malavita di impadronirsi delle aziende. In questo clima non possiamo semplicemente aspettare che passino l'epidemia e i suoi effetti sull'economia. Occorrono misure più consistenti, certo con l'erogazione di contributi a fondo perduto, ma anche con interventi che proiettino la capacità di fare impresa in un orizzonte più ampio: abbattimento delle tasse per il 2020, ripensamento del sistema di tariffe locali, cancellazione della seconda rata dell'Imu per tutti gli immobili commerciali e le pertinenze, e non solo per i proprietari che vi esercitino l'attività. Quest'ultimo punto è essenziale per incentivare i proprietari ad abbassare i canoni di locazione e permettere alle aziende di sopravvivere".

"Sebbene il Decreto Ristori abbia cercato di rispondere tempestivamente alla catastrofe generata dalle chiusure serali di pubblici esercizi e ristoranti, si fa presente che alcune categorie sono restate completamente fuori da tale decreto -  conclude la presidente - non si è tenuto conto di comparti del commercio ambulante per cui sono state vietate una buona parte delle manifestazioni straordinarie, per altro in un periodo dell'anno i cui introiti costituiscono parte essenziale del fatturato annuale". 

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