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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Istruzione, Cristina Grieco dal Cecioni al Miur nella squadra del ministro Bianchi: "Formare il capitale umano e investire sulle donne"

La dirigente livornese, ex assessore regionale nella giunta Rossi, è pronta per una nuova sfida. "Una chiamata inaspettata. Faremo di tutto per tenere le scuole aperte, ma dipende da come evolverà il virus"

La livornese Cristina Grieco sarà nella squadra del neo ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi. Si occuperà di tenere i rapporti con le Regioni e con la Pubblica amministrazione per i temi che vedono competenze concorrenti tra i diversi livelli di governo (in modo particolare la filiera di Istruzione e Formazione Professionale, gli ITS, l'apprendimento permanente). La chiamata "molto breve", come racconta la stessa Grieco a LivornoToday, è arrivata martedì 16 febbraio direttamente dal ministro. 

Una vita passata nella scuola e per la scuola, Grieco dopo la laurea in Economia e Commercio ha iniziato a lavorare come insegnate, diventando poi dirigente scolastico dell'ITC Amerigo Vespucci. Nel 2015 arriva la chiamata del governatore toscano Enrico Rossi che le affida l'assessorato all'Istruzione. La politica continua a corteggiarla e il sindaco di Livorno Luca Salvetti nel 2020 le offre il ruolo di vicesindaco, ma lei rifiuta e torna al suo grande amore, la scuola, come dirigente del liceo Cecioni. Poi la proposta a cui devi dire sì e la nuova impegnativa sfida nel governo guidato da Mario Draghi.

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Buongiorno, si aspettava la telefonata del ministro Bianchi?
Assolutamente no. Col ministro ci conosciamo e condividiamo metodo di lavoro e prospettive, ma questa chiamata è stata del tutto inaspettata. Sono felice, orgogliosa e motivata.

Qual è la visione di scuola futura che il ministro metterà in campo?
Il modello scolastico italiano, soprattutto per medie e superiori, è ancora un sistema ottocentesco. Sarà necessario un ripensamento globale del sistema di istruzione, a partire da una nuova organizzazione degli spazi sul modello nord europeo dove in orario scolastico si svolgono molte attività sia curriculari, sia di sviluppo della socialità. Per questo serve una scuola aperta, integrata col territorio, magari portando l'orario di presenza a 8 ore. Sarà necessario però l'adeguamento strutturale degli edifici per avere gli spazi adatti per mense, palestre, luoghi di ricreazione. Su questo siamo molto indietro e serviranno tempi medio-lunghi. Inoltre sarà necessario ridurre il numero di studenti nelle classi, soprattutto per gli istituti tecnici e professionali in cui le attività di laboratorio necessitano di una personalizzazione dell'insegnamento. Questo potremmo farlo in tempi brevi, attraverso nuove assunzioni di insegnanti e una modulazione diversa degli anni scolastici, ipotizzando anche l'obbligo fino a 18 anni.

Quali sono le prime questioni che affronterà nel suo nuovo ruolo?
Innanzitutto la filiera dell'istruzione e della formazione, in cui ci sono competenze concorrenti tra Stato e regioni, deve essere più integrata. Poi c'è da potenziare il sistema di istruzione terziaria sviluppando gli Istituti tecnici superiori che devono rappresentare il vertice della filiera cercando quella sinergia necessaria tra la parte formativa e il mondo del lavoro. Credo sia fondamentale inoltre puntare sull'apprendimento permanente perché servono molte nuove competenze anche agli adulti per affrontare i veloci cambiamenti del mercato del lavoro.

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La prima grande sfida sarà concludere questo anno scolastico senza lasciare indietro nessuno, anche se i dati dicono che il 40% degli studenti non sono riusciti a fare didattica a distanza in questo anno e mezzo di pandemia.
Faremo di tutto per tenere le scuole aperte, ma dipenderà anche da come si evolverà la diffusione del virus. La didattica a distanza, con i molti problemi tecnici e la mancanza di relazione diretta tra insegnanti e studenti, non può sostituire quella in presenza, ma è l'unica scelta possibile in una situazione di emergenza. Sul prolungamento dell'anno scolastico a fine giugno dobbiamo fare una riflessione. Sono d'accordo a tenere le scuole aperte per tutte quelle attività di socialità e aggregazione, ma protrarre di tre settimane l'insegnamento per tutti forse non ha molto senso. Sarebbe opportuno una presenza a scuola su base volontaria, magari organizzando delle lezioni di recupero per gli studenti rimasti indietro con la didattica a distanza.

Il percorso di vita degli adolescenti interrotto parzialmente dalla pandemia è forse uno dei principali danni di questo periodo?
Nelle scuole si avverte un forte disagio psicologico, gli anni dell'adolescenza sono quelli di maggiore sviluppo di tante peculiarità personali in cui il confronto diretto con gli altri, le relazioni, sono fondamentali. Con scuole e impianti sportivi chiusi questo contatto umano, anche con gli insegnanti, è venuto a mancare e molte famiglie non sono riuscite a sopperire a questo vuoto.

Com'è stata secondo lei la reazione alla difficile situazione pandemica del sistema scuola?
Voglio esprimere un ringraziamento al mondo della scuola che ha compiuto uno sforzo enorme per non interrompere il dialogo formativo, un plauso va ai dirigenti, ai collaboratori scolastici e in particolare agli insegnanti che hanno acquisito in breve tempo le competenze necessarie al nuovo tipo di didattica che fino a un anno e mezzo fa non avevano.

Un giudizio sulla gestione della ministra Lucia Azzolina?
Ci sono state iniziative positive e altre su cui ho dissentito. Il finanziamento per l'acquisto di device, ad esempio tablet, per le famiglie indigenti è stato cospicuo e meritorio. Sull'utilità dei banchi a rotelle ho qualche perplessità, ma le scuole erano comunque libere di scegliere se acquistarli o meno.

Cosa rappresenta la figura di Mario Draghi?
Draghi è garanzia di competenza e serietà, inoltre è una persona molto apprezzata in Europa e anche questo servirà per avere un dialogo produttivo a livello continentale sul New Generation Eu.

La domanda che si fanno tutti gli italiani, quanto durerà questo governo sostenuto da un così ampio spettro di forze politiche con idee anche molto distanti tra loro?
Il governo deve durare almeno due anni, dobbiamo arrivare a fine legislatura. Questo è imprescindibile perché siamo obbligati a presentare progetti validi e accoglibili dall'Unione europea da finanziare coi fondi del New Generation Eu, poi sarà necessario iniziare a spendere quei soldi con velocità e competenza. Non ci saranno esami di riparazione, sbagliare in questo momento sarebbe catastrofico per l'Italia e potrebbe relegarci, tra qualche anno, tra i paesi arretrati.

Quali sono le tematiche che le stanno più a cuore?
L'italia deve assolutamente colmare il gap di genere, investire sulle donne può farci guadagnare sette punti percentuali di Pil. Una priorità è anche quella di puntare sulla formazione del capitale umano per sviluppare nuove competenze.

Le mancherà la scuola vissuta dall'interno?
Con questo nuovo ruolo ho ricoperto tutte le posizioni nella scuola: insegnate, dirigente scolastico, assessore e ora al ministero. Ogni volta pensavo di perdere qualcosa a livello di contatto con gli studenti e gli insegnanti, ma non è stato così. Anche al ministero dell'Istruzione mi occuperò di temi ai quali sono legata e su cui lavoro da anni, solo lo farò da una diversa angolazione.

In verità un ultimo scalino mancherebbe, ministra dell'Istruzione?
Vedremo cosa ci riserva il futuro (sorride).

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