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Cronaca San Jacopo / Via Carlo Meyer, 67

Ex Atl, 18 famiglie vivono ancora negli uffici occupati: "Nessuna dignità". Salvetti: "Non vi lasceremo soli"

Accanto alla struttura in parte riqualificata e protagonista alla Biennale di Venezia, c'è un contesto di emergenza abitativa e sociale che si protrae da anni. Il sindaco: "Vogliamo con convinzione riportare la situazione nella legalità"

Che fosse soltanto l'inizio della riqualificazione dell'ex deposito Atl, il sindaco e l'amministrazione lo avevano precisato in apertura della conferenza stampa in collegamento dalla Biennale di Venezia da dove, martedì 28 settembre, erano stati presentati gli eventi di "Hangar creativi" e "Scali urbani", in programma negli spazi di via Meyer fino a domenica prossima 3 ottobre. Eppure, la mancata comunicazione del progetto a chi, ormai da cinque-sei anni, vive negli ex uffici Atl occupati aveva suscitato l'immediata protesta del sindacato inquilini Asia-Usb, con tanto di striscione a dare il "benvenuto" ai fruitori di eventi, performance e videoproiezioni ("Fa trendy e chic gli eventi nel capannone abbandonato, ma accanto all'amianto ci sono ancora bambini in difficoltà che hanno occupato") e con il chiaro intento di provocare una reazione dell'amministrazione.

striscione ex atl-2

Che, ammesse le colpe di un difetto comunicativo, si è presentata nella mattina di mercoledì 29 settembre ad assicurare l'impegno di questa giunta per riportare la situazione nella legalità, con la ferma "convinzione - parola del sindaco Luca Salvetti - di garantire a questi 18 nuclei familiari una prospettiva di vita e abitativa dignitosa. Accendendo i riflettori sull'ex deposito, abbiamo voluto accenderli anche su quest'area che va indubbiamente recuperata. Siamo venuti a parlare con queste persone, ci hanno aperto le loro case e già domani (oggi, ndr) è in programma un incontro con il prefetto per capire come potersi muovere, a partire dalle situazioni più impellenti. Abbiamo avviato un percorso, ci sono delle questioni burocratiche complesse, ma non lasceremo sole queste famiglie che hanno diritto a una vita dignitosa".

Già, perché è proprio la dignità che manca alle oltre 30 persone, di cui almeno una decina sono bambini, che vorrebbero innanzi tutto una residenza per accedere almeno alle cure sanitarie. "Posso stare senza mangiare, vivere in queste condizioni, ma vorrei che almeno i miei figli crescessero in salute - racconta Houda, tunisina, che dal 2016 abita in uno degli ex uffici -. Da tre anni abbiamo perso la residenza e senza quella non è possibile avere un medico. Il più piccolo dei miei bambini ha quasi otto anni e da almeno un paio non può fare i vaccini. Sono arrivata a Livorno da Grosseto dopo aver perso il lavoro e aver vissuto un anno in macchina. Qui ho fatto le pulizie in una struttura per anziani, pagata 4 euro all'ora a nero, ma da un anno non mi pagano più neppure quei pochi spiccioli che bastavano giusto per mangiare".

Muore nell'alloggio occupato, il ricordo di Asia-Usb: "Lasciato solo dallo Stato, Renato meritava di più" 

Con lei ci sono Gano, da 22 anni a Livorno e da cinque in via Meyer. Senegalese, è un po' il referente di una comunità vera e propria che cerca di aiutarsi. "Ci conosciamo tutti - dice Gano -, qui ci sono famiglie marocchine, senegalesi, tunisine ma anche tanti italiani. Renato era livornese, è morto in uno di questi uffici adibiti a casa mentre era in attesa di un alloggio popolare. Vogliamo solo un po' di dignità, nessuno di noi vuole essere irregolare. A chi pensa che ci piaccia vivere qui, venga pure a vedere la situazione. Oltre al disagio, alla corrente che spesso non c'è, ci sono molti pericoli: finestre rotte, amianto, tetti che rischiano di crollare. Non certo il massimo soprattutto per i bambini". 

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Da una porta sbuca Fathima, ha sei anni. È arrivata in via Meyer che aveva appena 40 giorni, parla perfettamente italiano, con accento livornese, e gioca spensierata con i vicini. "Loro sono quelli che più si adattano - racconta la madre - ma non è giusto crescere in queste condizioni. Dobbiamo ringraziare Asia-Usb che ci dà una mano e si preoccupa della nostra situazione, speriamo che quella di oggi del sindaco non sia soltanto una visita". "Non lo sarà - assicura Salvetti - le garantisco che fino a quando sarò sindaco ci impegneremo a riportare la situazione nella legalità".

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