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Cronaca Cecina

Cecina, lo strazio di Arnaboldi continua: "Mi sfrattano il 3 luglio"

L'agricoltore, al quale è stata espropriata illegalmente la terra per la costruzione dell'Aurelia, sta per perdere tutto: "Mi vogliono sottoporre addirittura a un Tso"

Sembra non essersi pace per Franco Arnaboldi, l'agricoltore di Cecina al quale lo Stato italiano, come testimonia una sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, ha espropriato illegalmente la propria terra per costruirci la superstrada Aurelia. La battaglia giudiziaria va avanti da quasi 40 anni perché al 78enne, al momento, non è stato ancora corrisposto un euro degli oltre 600mila che gli spettano (in fondo all'articolo è possibile consultare la sentenza della Corte di appello di Firenze). Adesso, purtroppo, sembra essere arrivato l'epilogo di questa triste storia. "Il 3 luglio verrò sfrattato e, congiuntamente, è stato chiesto un Tso" le parole di Arnaboldi. Intanto la petizione lanchiata su change.org in suo favore è arrivata a quota 113.902 firme. 

Arnaboldi: "Il 3 luglio verò sfrattato"

Le ultime novità riguardanti questa vicenda le ha fornite direttamente l'agricoltore: "A maggio c'è stata una riunione in Prefettura durante la quale è emerso che il 3 luglio verrò sfrattato e, come se tutto questo non bastasse, mi è stata paventata la possibilità che nei miei confronti venga richiesto un Tso (Trattamento sanitario obbligatorio). Siamo giunti alla vergogna senza limiti". 

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Arnaboldi scrive a Mattarella

Il cecinese, per cercare di venire a capo di questa storia, si è rivolto addirittura al Presidente della Repubblica: "Dopo aver provveduto a inoltrare ben 4 esposti al Consiglio superiore della magistratura per far sì che mi venga riconosciuto quanto mi spetta, tramite Pec ho scritto anche al Presidente Mattarella (a capo del Csm, ndr), dal quale però sto ancora aspettando una risposta". 

La storia di Franco Arnaboldi

Nel 1980, lo Stato decide di espropriare l'agricoltore dalla sua terra per la costruzione della superstrada Aurelia. Arnaboldi non ci sta e si rivolge al tribunale. A questo punto inizia una trafila burocratica infinita che interessa 4 gradi di giudizio (tra cui ben 2 passaggi in Corte d’Appello a Firenze) da cui Arnaboldi esce sempre vincitore. Lo Stato tuttavia non rimborsa il cecinese che, per cercare di avere giustizia, presenta ricorso addirittura alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che condanna, per l'ennesima volta, l'Italia a risarcire Arnaboldi. A 13 giugno tuttavia di soldi il 78enne non ha mai visto neanche l'ombra. 

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