Gorgona, Cartabia: "Questo il carcere della speranza". Potenti (Lega): "Ma Livorno è in condizioni inaccettabili"
Il ministro della Giustizia Marta Cartabia in visita sull'isola penitenziario per l'accordo tra la casa circondariale e l'Università di Pisa: "Un modello da replicare". Il deputato leghista: "Le Sughere però non siano la cenerentola"
Il carcere della speranza. Un esempio virtuoso di casa circondariale. Di più, un modello da replicare. A dirlo, a proposito della struttura penitenziaria di Gorgona, è il ministro della Giustizia Marta Cartabia, intervenuta sull'isola venerdì 15 luglio in occasione della firma di una convenzione quadro tra la Scuola Sant'Anna di Pisa e la casa circondariale di Livorno. "Qui a Gorgona vediamo oggettivamente il carcere della speranza - ha detto il ministro -. Lo vediamo nelle mura ma anche nelle facce delle persone che operano qui con entusiasmo e fierezza. Questo è quello che si avverte in questo ambiente colmo di una spinta propulsiva per tutti quanti. Tutto questo è possibile grazie all'entusiasmo, all'apertura, l'intraprendenza del personale che sul territorio sfrutta occasioni, coglie rapporti. E anche l'università può fare e sta facendo molto per trasformare in realtà il carcere della speranza verso il quale stiamo spendendo molte energie".
Il progetto prevede che la Scuola Superiore Sant'Anna avvii delle attività di ricerca per individuare e analizzare in maniera critica le peculiarità che rendono il 'modello Gorgona' più funzionale alla realizzazione della funzione rieducativa della pena sancita dalla Costituzione. "Credo profondamente - ha aggiunto Cartabia - nelle parole di un grande costituzionalista, Piero Calamandrei, che diceva 'bisogna aver visto'. Questo vale sempre: la conoscenza attraverso la vista è significativa e lo è ancora di più nella realtà del carcere, che non si conosce, di cui si parla tanto senza mai averne contezza di quello che è. Bisogna esserci, vedere, incontrare le persone. Quello che si fa qui è un valore per tutti, non solo per operatori e detenuti ma per tutta la società". "Con questo accordo - ha concluso il ministro - l'università studierà questo modello con metodo scientifico, per farne un modello replicabile, vedendo quali sono gli ingredienti. Con una sguardo critico e capace di valorizzare le buone esperienze. Di solito l'idea dell'isola è vista come un peggioramento ulteriore della condizione del carcerato, ma qui diventa opportunità di vita diversa, grazie a maggiore libertà di movimento e attività".