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Cronaca

Gorgona e Pianosa, dal programma comunitario i fondi per l'inclusione dei detenuti

La Regione beneficerà di 1 milione e 300mila euro per la formazione e l'inserimento lavorativo dei carcerati. Il direttore della casa circondariale di Livorno, Carlo Mazzerbo: "Ci aiuterà a crescere"

Favorire l'inclusione nella società degli ex detenuti. E promuovere lo sviluppo di attività agricole in grado, magari di attirare imprenditori che vi investano. Il tutto, attraverso la necessaria formazione e il graduale inserimento nel mondo lavorativo dei detenuti. Un progetto che, almeno in Gorgona, esiste da una vita, tra limitazioni più o meno consistenti per ragioni soprattutto di natura economica. Mancanza di fondi, in sostanza, che invece arriveranno presto, in Gorgona come a Pianosa, grazie al Programma Operativo Nazionale (PON) Inclusione, cofinanziato dal Fondo sociale europeo, al quale la Regione Toscana aveva aderito su proposta dell'assessore all'Istruzione Cristina Grieco.

Pianosa e Gorgona, in arrivo fondi per la formazione e il lavoro dei detenuti

Un milione e 300mila euro i fondi messi a disposizione dal ministero del lavoro e delle Politiche sociali, gestore dei finanziamenti, che serviranno a sostenere un progetto del ministero della Giustizia finalizzato a creare un sistema integrato ed innovativo nel quale i detenuti possano imparare un mestiere, ma che al tempo stesso promuova lo sviluppo di attività economiche, come ad esempio le produzioni agricole, compatibili a quei territori e tese alla tutela del loro habitat. Tra le cinque colonie agricole penali presenti in Italia, dunque, anche Pianosa e Gorgona, appunto (le altre si trovano in Puglia, Abruzzo e Sardegna): fondi che, assicura il direttore della casa circondariale di Livorno, Carlo Mazzerbo, "ci aiuteranno a crescere".

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Lezioni in aula e lavoro sul campo: cosa prevede il progetto

Il progetto avvierà quindi un'azione di potenziamento delle competenze dei detenuti attraverso attività formativa in aula e sul campo e attraverso una serie di azioni pilota che prevederanno l'inserimento lavorativo in aziende del settore agricolo - grazie alla creazione e all'animazione di una rete territoriale finalizzata all'inserimento lavorativo e sociale - e il supporto a percorsi di autoimprenditorialità. Verranno così trasmesse al detenuto le competenze che gli permettano di acquisire le professionalità necessarie a garantire continuità lavorativa al momento del ritorno in libertà.

Gorgona, la protesta del Sappe per i bagni al mare dei detenuti

Cristina Grieco: "Il lavoro fondamentale per la tutela della dignità umana"

"È importante - sottolinea Cristina Grieco - che ai detenuti venga offerta, già negli istituti penitenziari, la possibilità di professionalizzarsi, imparare un mestiere e potersi creare un'opportunità di reinserimento lavorativo e sociale. Il lavoro è uno strumento fondamentale per la tutela della dignità umana e di "reinserimento sociale" e si inserisce nel concetto più ampio di funzione rieducativa della pena".

carlo mazzerbo direttore carcere livorno (1)-2Carlo Mazzerbo: "Un vicino di casa ex detenuto? Meglio"

"È una buona notizia, questo finanziamento ci aiuta a crescere - aggiunge il direttore della casa circondariale di Livorno, Carlo Mazzerbo (nella foto) -. La Gorgona ha sempre avuto questa impostazione, con modalità e tempi differenti a seconda delle problematiche oggettive dovute soprattutto alla carenza di fondi. Dobbiamo puntare sulla formazione, sulla qualificazione e l'utilizzo di risultati sul posto: l'ideale sarebbe trovare imprenditori o gruppi di imprenditori che avviino attività agricole di trasformazione o di ristorazione sull'isola, assumendo detenuti appositamente formati come se provenissero da un mercato esterno, con una continuità possibilmente fuori dal carcere. Questa è la vera sfida, creare un circuito prezioso e virtuoso che permetta all'amministrazione penitenziaria di risparmiare soldi e al detenuto, formato e inserito, di spendere fuori le professionalità acquisite". Una sfida che, tuttavia, non sempre è facile da far comprendere. "Abbiamo vissuto anche momenti peggiori - dice Mazzerbo -, ma credo che se le cose vengono fatte bene e si ottengono risultati tutta la collettività debba esserne soddisfatta. Chiunque potrebbe avere come vicino di casa un ex detenuto: ecco, a me interessa che questo, una volta uscito dal carcere, sia un buon cittadino più che un bravo ex detenuto".

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