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Agenti morti in servizio, Filippi (Silp-Cgil/Uil): "Fiaccolata partecipata, Livorno era con noi"

Molte le persone che sono scese in piazza per manifestare la vicinanza alle forze dell'ordine e per ricordare i due giovani agenti uccisi a Trieste

Una fiaccolata molto partecipata, nel ricordo dei due agenti recentemente uccisi nella questura di Trieste e, più in generale, di tutti i caduti sul lavoro tra le forze di polizia. 'Ma indipendentemente dal numero dei presenti la sera del 15 ottobre - attacca Luca Filippi, segretario provinciale Silp-Cgil/Uil - preme sottolineare la soddisfazione per l'aver centrato l'obiettivo più importante: mettere insieme tutta la città". "Perché - spiega ancora Filippi - la polizia, le forze dell'ordine, non sono infatti colorate politicamente: sono e devono essere di tutti'. È questo il senso della riflessione che Filippi ha voluto fare dopo i fatti di Trieste e in seguito alla fiaccolata commemorativa per i colleghi uccisi sul posto di lavoro.

Filippi: 'La polizia è di tutti. Gli agenti uccisi a Trieste non erano 'due sbirri in meno' né amici di Salvini'

'I colleghi caduti non erano 'amici' di Salvini & C., così come non erano 'due sbirri in meno' - prosegue filippi -. Siamo riusciti a mettere insieme chi ci considera 'sue e suoi' e chi ci considera nemici o magari lontani e diversi. Siamo riusciti a far marciare con noi in silenzio cristiani, musulmani, induisti, europei, africani. Sia chiaro, non è stata un'iniziativa apolitica. La fiaccolata dello scorso 15 ottobre è stata un'iniziativa eminentemente politica, perché è anche così che la politica deve occuparsi di sicurezza, come di scuola e sanità: servizi pubblici che assistono, costruiscono, difendono le persone dalla nascita. È stata un'iniziativa politica perché quando ci mettiamo insieme tra diversi si praticano i percorsi della politica nobile: una politica assai diversa da ciò che purtroppo recentemente siamo abituati a vedere troppo spesso".

"Matteo e Pierluigi vittime del lavoro, servono maggiori tutele"

"Al centro e all'origine dell'iniziativa c'è stata la tragica perdita di due giovani colleghi, due come noi - precisa ancora Filippi -, non si può morire così. E allora queste due morti e la risposta trasversale, istituzionale, civica e civile che tutti i soggetti sopraelencati hanno dato stringendosi intorno a noi, in tutta Italia, deve farci riflettere sul nostro lavoro, sulla nostra organizzazione, preparazione, tutela fisica, giuridica, psicologica, contrattuale". "A Matteo e Pierluigi - conclude il segretario Silp-Cgil/Uil - non servivano, come abbiamo scritto, 'mani libere', più potere ecc..: servivano maggiori tutele. Più che vittime del dovere, sono vittime del lavoro. Non possiamo chiamare 'dovere' una morte del genere. Sono vittime del lavoro, come tutte le altre vittime del lavoro che purtroppo aumentano vertiginosamente, di anno in anno. Vittime di un lavoro che la politica, le istituzioni, la società civile devono riconoscere, valorizzare e a cui dare più dignità".

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