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Cronaca

Truffa e bancarotta fraudolenta: arrestato Pier Paolo Gherlone, liquidatore dell'As Livorno calcio

L'operazione della guardia di finanza di Asti. I reati contestati, relativi al biennio 2019-2020, non hanno a che fare con il lavoro svolto dal commercialista per la società amaranto

Il liquidatore dell'As Livorno calcio, Pier Paolo Gherlone, è stato arrestato nella mattina di oggi, giovedì 16 settembre, a Livorno nell'ambito di un'indagine dei finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria del comando astigiano, coordinata dalla procura della Repubblica di Asti. Gherlone, a cui è stata notificata un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, è ritenuto responsabile, come riporta la guardia di finanza in un comunicato, di gravissimi reati quali truffa sui finanziamenti e i contributi pubblici per il Covid 19, bancarotta fraudolenta mediante distrazioni e dissipazioni di beni, autoriciclaggio e indebita compensazione fiscale. Nei sui confronti è stato anche eseguito un sequestro di 723.120 euro. 

Le indagini hanno accertato che il commercialista, che nelle prossime ore sarà sottoposto a un interrogatorio di garanzia, nel biennio 2019-2020 (e quindi non relativo con il lavoro svolto per l'As Livorno), avrebbe acquisito per fini illeciti la carica di amministratore di vari soggetti economici. In particolare, nella carica di rappresentante legale di due società della provincia di Asti, al fine di conseguire indebitamente i contributi per il Covid 19, per un totale di circa 18mila euro, avrebbe tratto in inganno l'Agenzia delle Entrate comunicando, per gli anni d'imposta 2019 e 2020, un volume d'affari fittizio, calcolato sulla base di fatture inesistenti sotto il profilo oggettivo, tale da comprovare il calo di un terzo del fatturato elemento espressamente richiesto dalla normativa per ottenere il beneficio pubblico.

Inoltre, nella carica di liquidatore di due società astigiane dichiarate fallite nel 2020 dal Tribunale di Asti, gli inquirenti ritengono che il liquidatore avrebbe distratto e dissipato somme pari a quasi 650mila euro tramite prelievi in contanti dai conti correnti aziendali ed ingiustificati pagamenti. Parte di queste somme, sarebbero state dallo stesso impiegate e trasferite in altre attività economiche ed imprenditoriali, sempre a lui riconducibili, realizzando così anche il delitto di autoriciclaggio e di indebita compensazione fiscale.  

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