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Cronaca

Furti, rapine ed estorsioni: operazione antimafia a Brindisi, un arresto anche a Livorno

In manette dieci persone che secondo le indagini sono riconducibili alla frangia della "Sacra Corona Unita" del mesagnese Francesco Campana

Sono ritenuti responsabili di aver fatto parte della medesima organizzazione criminale di tipo mafioso, riconducibile alla frangia della "Sacra Corona Unita" del mesagnese Francesco Campana e dedita alla consumazione di rapine, estorsioni, furti e ricettazione, le dieci persone che sono state arrestate nella mattina di ieri, martedì 21 giugno, dai carabinieri di Brindisi, con il supporto dello squadrone carabinieri eliportato cacciatori Puglia e del nucleo cinofili di Modugno (Bari). Dei dieci indagati, 8 sono residenti nel comune pugliese, uno si trova già nel carcere di Livorno per "altra causa" mentre un altro è agli arresti domiciliari a Erchie (Brindisi).  

L'indagine è iniziata nel 2018 da una rapina a mano armata ai danni di una tabaccheria di Brindisi, a seguito della quale, dopo un inseguimento, vennero arrestati tre uomini del posto. Durante le ricerche dell'arma utilizzata, lungo una strada interpoderale percorsa dai rapinatori in fuga, gli investigatori notarono la presenza di due soggetti, anch'essi finiti tra gli indagati, noti per i loro collegamenti con personaggi di spicco della locale criminalità organizzata. Questa scoperta ha fornito lo spunto per l'inizio di un'attività tecnica d'intercettazione attraverso la quale sono stati rilevati elementi di rilevanza investigativa riguardante l'esistenza di un'associazione a delinquere di tipo mafioso, dedita alla consumazione di reati contro il patrimonio, specialmente estorsioni, promossa e diretta dal carcere da uno degli indagati. 

I successivi pedinamenti svolti dai militari dell'Arma di Brindisi hanno permesso di delineare i ruoli degli indagati e, in particolare, quello del capo e promotore dell'associazione il quale avrebbe veicolato gli ordini nel corso dei colloqui settimanali con la compagna, avvalendosi anche dei cosiddetti "pizzini". Tra gli episodi più significativi, l'esplosione di colpi d’arma da fuoco a scopo intimidatorio nei confronti di un noto autoconcessionario di Brindisi ed il successivo danneggiamento a mezzo di incendio di alcune vetture parcheggiate all’interno dell’autosalone, con la conseguente richiesta estorsiva ai danni del proprietario. 

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