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Cronaca

Moby Prince, centoquaranta morti e nessun colpevole. Luchino Chessa: "È l'ora della verità"

L'istituzione di una nuova commissione d'inchiesta alla Camera può cambiare la storia. Il grido dei familiari delle vittime: "È arrivato il momento di mettere a posto i tasselli del puzzle"

Trent'anni. E ancora un inquietante velo di mistero avvolge la più grande tragedia della marineria italiana. Nelle acque antistanti il porto di Livorno, la sera del 10 aprile del 1991, 140 persone tra passeggeri ed equipaggio morirono a bordo del traghetto Moby Prince, partito con destinazione Olbia ed entrato in collisione con la petroliera Agip Abruzzo poco fuori lo scalo labronico, a meno di tre miglia dalla costa. Inchieste e processi istruiti nel corso degli anni non sono riusciti a fornire l'unica cosa che Loris Rispoli, presidente dell'associazione 140, o Luchino Chessa, figlio del comandante del Moby, insieme ai familiari delle vittime hanno chiesto fin da quel giorno, tra dolore e disperazione: la verità sui fatti. Chiara, certa, una volta per tutte.

Moby Prince, 30 anni dal 10 aprile 1991: le iniziative in ricordo di una strage senza giustizia 

"Cosa è successo davvero?", "Perché chi sapeva non ha detto nulla?", e soprattutto "Qual è stata la vera causa della collisione?", "Perché quel ritardo nei soccorsi?". Interrogativi per i quali, invano, sono state chieste risposte. Uno spiraglio è stato aperto dal lavoro della Commissione d'inchiesta al Senato, dal 2015 al 2018, che ha affermato come "non sia stata la nebbia la causa della collisione" e un altro capitolo, forse definitivo, può esser scritto grazie all'istituzione di una nuova commissione alla Camera, il cui testo definitivo per l'approvazione ha ottenuto il via libera mercoledì scorso, 7 aprile, dalla Commissione trasporti. Per lo stesso Luchino Chessa, presidente dell'associazione 10 aprile Familiari Vittime Moby Prince, si tratta di un passo determinante, come sottolinea in un'intervista a LivornoToday: "Non ci sentiamo soli". 

luchino chessa
Luchino Chessa, figlio del comandante del Moby Prince, Ugo Chessa

L'iter per la nuova commissione è ben avviato. Che cosa rappresenta per lei e per tutti i familiari delle vittime?
"Il numero di proposte giunte per l'istituzione della commissione mi ha sorpreso. Sono state cinque in tutto, tre alla Camera e due al Senato, e credo che tempo fa una cosa del genere non sarebbe mai successa. La sensibilità dei politici è cambiata, e il lavoro che negli anni è stato fatto in termini di divulgazione ha creato senz'altro un terreno fertile. Siamo soddisfatti, fa piacere perché non ci sentiamo più soli. E considerando il passato è cambiato molto".

Che cosa è cambiato in particolare rispetto ai primi anni successivi alla tragedia?
"I primi anni eravamo pochi, ed era una fase quasi depressiva. Ora invece un cambiamento forte c'è stato, e questo aspetto politico costituito da proposte e interrogazioni dà proprio l'idea di come sia differente l'opinione pubblica. C'è voglia di capire, di sapere".

Cosa vi aspettate dal lavoro che potrà fare la nuova commissione?
"Di chiudere il cerchio, mettendo quindi a posto questo puzzle che pian piano è stato costruito, ma con dei tasselli che ad oggi sono tuttora fuori posto. La causa della collisione è il nodo cruciale, da sciogliere, ma le domande sono tante. C'era qualcuno che stava trafficando? E che cosa? Un'esplosione? Una bomba? Perché chi sapeva non ha detto nulla? E i soccorsi? Tutti aspetti che si concatenano e che devono essere chiariti dopo l'ottimo lavoro che è stato fatto dalla prima commissione d'inchiesta".

"Ogni 10 aprile un familiare delle vittime viene consumato dai ricordi  più terribili di quelle ore"

Fondamentale è stata anche la coesione dei familiari delle vittime. Restare uniti sta facendo la differenza?
"Certamente, l'unione delle associazioni è stata una forza in più. Il nostro è un impegno volto alla divulgazione, al mantenimento della memoria per contribuire il più possibile alla ricerca della verità. Molti familiari che prima erano più 'nascosti' e non ce la facevano ora hanno maggior forza. Reagire a questa situazione è pesante, è difficile, ti consuma. Vedere tanti familiari che reagiscono e che ci sono però è importantissimo. Adesso non si parla più di quello che prima era un 'banale incidente'". 

Oggi, 10 aprile 2021, sono passati trent'anni dal giorno della sciagura. Non potrà mai essere un giorno come gli altri. 
"È una fatica sentimentale di non poco conto. Nella mente passano migliaia di immagini, è inspiegabile a parole. Ogni 10 aprile un familiare delle vittime del Moby Prince viene consumato dai ricordi più terribili di quelle ore e dei giorni successivi. Un dolore incredibile, che fa star male ogni volta e che ti tieni dentro. E in questo 10 aprile, inoltre, un pensiero speciale voglio rivolgerlo anche a Loris Rispoli dopo il malore accusato nei giorni scorsi".

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