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Cronaca

Addio a Citto Maselli, il regista che filmò il Palio Marinaro negli anni Cinquanta: il documentario conservato all'Archivio Luce | Video

Romano, 93 anni, attivo politicamente con il Pci, dopo gli esordi come assistente di Visconti e Antonioni si affermò nel cinema impegnato. Nel docufilm, le immagini di Livorno che prova a rialzarsi dalla distruzione della guerra

Il porto, la Venezia, il mercato. Le immagini di una città che ancora deve rialzarsi del tutto dalla distruzione portata dalla guerra. C'è tutto questo nel documentario sul Palio Marinaro che porta la firma del regista romano Francesco Citto Maselli, figlioccio di Pirandello, cresciuto con Antonioni e Visconti, attivista politico con il Pci, recentemente scomparso a 93 anni. Fu lui, esperto documentarista, che nel 1952 produsse una splendida testimonianza della Livorno degli anni Cinquanta conservata all'Archivio Luce e riproposta proprio in questi giorni della morte di Maselli. Nel docufilm "Palio Marinaro", appunto, la città fa da sfondo alle gesta dei portuali che dopo il lavoro andavano ad allenarsi per prendere parte alla gara remiera più sentita della stagione e allora rigorosamente in programma il 15 agosto.

Una sfida completamente diversa da quella di oggi, vissuta con una partecipazione e passione uniche che potevano persino sfociare oltre la sana rivalità. "Nel mese di giugno tutti sono particolarmente irascibili, violenti, permalosi - racconta Maselli nel documentario -. Si può assistere dovunque a litigate, a discussioni accanite. I quartieri sono decisamente nemici tra loro, nell'aria si diffonde un clima di congestionata emergenza. Una festa disadorna e povera con un carattere genuino e popolare"

Francesco Maselli (Foto Giacomo Alessandroni - licenza CC BY-SA 4.0)-2

Una manfestazione partecipatissima. La gente assiepata per assistere anche ai soli allenamenti è impressionante. "Centinaia di entusiasti che il giorno del Palio diventano decine di migliaia - la narrazione del documentario -, tutta Livorno. Ma la gara vera e propria non ci interessa, quella appartiene alla cronaca. Ci interessava mettere in rilievo tutto ciò che c'era prima e dietro questo giorno, posare l'accento sull'aspetto più umano del lavoro, degli sforzi, dei sacrifici, dell'entusiasmo che per questa festa hanno spesso cento giovani di Livorno e tutti i fratelli dei loro quartieri". Dieci minuti da vedere e rivedere.

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