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Cronaca

Piombino | No rigassificatore, la minoranza Cgil in piazza l'11 marzo: "A rischio lo sviluppo di tutto il territorio"

Per il gruppo sindacale esiste anche un problema sicurezza soprattutto per i cittadini che abitano nelle zone vicino allo scalo

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di LivornoToday

"Le compagne e i compagni de 'Le radici del Sindacato' minoranza congressuale in Cgil, si oppongono alla scelta del rilancio dei combustibili fossili fatta dal governo Draghi prima e portata oggi avanti dal governo Meloni. Tale scelta si risolverà in un grande affare per le varie multinazionali che controllano  il settore e  allontanerà l'Italia dalla transizione verso le energie rinnovabili. Perciò - aggiungono dalla minoranza sindacale Cgil - aderiamo alla manifestazione dell'11 marzo a Piombino: è la scelta per dire sì alle rinnovabili, al risparmio energetico, al rispetto dell'ambiente, alla difesa della salute dei cittadini, la quale delinea anche un modo diverso di fare industria, di spostarsi, di commerciare, di lavorare, di vivere. Alla lotta per una vera transizione energetica si oppongono multinazionali dotate di grandi capacità di persuasione e la maggioranza delle forze politiche Nazionali, che  è dalla loro parte".

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"A Piombino - aggiungono - rimane poco tempo. Il territorio è investito da una crisi che rischia di impedire il suo sviluppo per decenni: nei 930 ettari del SIN non partono le bonifiche; anzi, si prevedono  nuove discariche e impianti orientati ad accogliere rifiuti di altri distretti industriali.  La presenza  del rigassificatore dentro il porto, delle metaniere e delle bettoline che invaderanno il nostro golfo, inibiranno lo sviluppo dei trasporti commerciali e turistici, della intera economia del mare e della cantieristica. La sicurezza dei cittadini che abitano nelle vicinanze del porto e di coloro che vi lavorano è messa a rischio da una grande nave rigassificatrice in un piccolo porto già denso di traffico. Le stesse industrie, acciaierie e Magona e non solo, vedranno drasticamente ridotto un importante fattore competitivo se non godranno più della piena agibilità del porto, aggiungendo nuove criticità a quelle acute già in essere. Per le acciaierie tra pochi mesi scadrà la cassa integrazione mentre ancora e sempre manca un progetto industriale condiviso dai lavoratori e dalla città, che rilanci lo stabilimento nel rispetto dell’ambiente. Gli impianti vanno degradandosi e si sta perdendo anche la laminazione delle rotaie". 

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"Le centinaia di ettari in concessione o proprietà di JSW rischiano di  essere utilizzati per progetti impattanti ambientalmente e che non generano occupazione. Come lavoratori della cultura, del commercio, dell'industria - hanno concluso - abbiamo partecipato a tutte le manifestazioni contro i rigassificatori ed il rigassificatore di Piombino. Bisogna unire le forze per fare uscire Piombino da questa situazione di crisi affiancando alla mobilitazione nazionale contro il fossile una specifica vertenza del territorio, rivendicando dal governo Meloni e dalla Regione Toscana di attuare un piano di rinascita di cui evidenziamo alcuni punti principali: rinunciare al rigassificatore; finanziare la bonifica del SIN, dove l’inquinamento ha già causato morti e malattie; rilanciare la sanità pubblica locale, ospedale incluso; fare a meno di JSW e costruire, eventualmente con un privato credibile, il controllo statale sulle acciaierie per lo sviluppo occupazionale e la compatibilità ambientale; completare le infrastrutture ferroviarie e stradali fino al porto. Dimostriamo che ambiente e salute si tutelano mentre si rilancia il lavoro".

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