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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Portoferraio

Guarisce dal Covid grazie al plasma, il dottore che lo ha salvato: "Stava morendo, Regione e Asl in grave ritardo su questa cura"

Parla Giovanni Belcari, medico del pronto soccorso di Portoferraio: "Nessuno gli aveva prospettato qualche alternativa, dall'azienda dovrebbero solo ringraziarci. E invece continuano ad arrivare mail minatorie anziché studiare soluzioni efficaci"

Sconcertato dalle risposte dell'Asl sul caso del paziente fragile guarito dal Covid grazie alle trasfusioni di plasma iperimmune. È per questo che Giovanni Belcari, il medico del pronto soccorso elbano che ha curato Bonistalli, torna a parlare dopo aver denunciato le pressioni ricevute dall'azienda in seguito alle somministrazioni al paziente, terapia non conforme al consueto iter aziendale ma comunque sostenuta dal Comitato etico. Lo fa per chiarire, soprattutto, i "benefici clinici oramai innegabili della cura. Il plasma - sostiene infatti Belcari - deve avere oggi la diffusione più capillare possibile, perché assenza di plasma, per alcuni, significa morire. Purtroppo Regione Toscana e Asl Toscana Nordovest sono in intollerabile ritardo sulla letteratura scientifica di più alto profilo mondiale".

Covid, parla il paziente salvato dal plasma iperimmune: "Se sono ancora vivo, non lo devo alla Asl"

Ma Belcari non si ferma alle argomentazioni sull'efficacia della cura, piuttosto replica all'azienda rispondendo alla “excusatio non petita” con tanto di accuse ("Qualcuno continua a scrivermi mail minatorie, anziché cercare una soluzione efficace per i pazienti fragili"), prima di promettere di continuare "a curare con il plasma in scienza e coscienza in tutta l'Asl Toscana Nord Ovest. Ne prendano atto i dottori Lavazza, Sani e Genghi".

La lettera di Belcari: "Asl e Regione in grave ritardo sulla letteratura scientifica"

Una lunga lettera il cui contenuto pubblichiamo integralmente.

Il comunicato stampa di Asl Toscana Nord-Ovest sul caso del Sig. Bonistalli mi ha lasciato sconcertato. Gran parte della risposta dell'Asl Toscana Nord-ovest è una excusatio non petita che col plasma non c'entra nulla: nessuno qui ha mai contestato quanto fatto dalla Asl per la pandemia, nè le cure offerte in generale agli elbani. La Toscana è stata sì capofila dello studio Tsunami per indicazione politica ricevuta all'epoca dall'Istituto Superiore di Sanità, ma va anche detto (e il cittadino lo sta capendo benissimo) che quella sperimentazione c'entra molto poco col caso del Signor Bonistalli. Tsunami trattava pazienti immunocompetenti e ospedalizzati, mentre il Sig.Bonistalli è immunocompromesso e a domicilio. Quello di Tsunami fu un uso così tardivo che i risultati all'epoca furono deludenti, ma il mondo non si è fermato lì.

Purtroppo sul plasma, Regione Toscana (come ammesso in aula dall'assessore Bezzini) e Asl Toscana Nordovest sono in intollerabile ritardo sulla letteratura scientifica di più alto profilo mondiale. Oggi grazie a studi scientifici di altissima rilevanza e a linee di raccomandazione europee e mondiali sappiamo che il plasma convalescente riduce il rischio di progressione di malattia ed ospedalizzazione se somministrato finché il paziente non sviluppa i propri anticorpi. Questo significa, per gli immunocompetenti, entro i primi 5 giorni dall'esordio dei sintomi (esattamente come i monoclonali, almeno finché c'erano varianti sensibili, e gli antivirali in pillole), come dimostrato da ben 4 studi clinici randomizzati controllati (1 in Argentina, 2 negli USA, ed 1 in Olanda). Ma per gli immunocompromessi come il Sig.Bonistalli la finestra d'uso è molto più ampia poiché questi pazienti gli anticorpi non riescono a farli neanche dopo mesi, come dimostrato ad oggi in decine di migliaia di pazienti in giro per il mondo. Molti pazienti non possono avvalersi degli antivirali in pillole a causa di controindicazioni ed effetti collaterali, e oggi, contro Omicron-2, questi pazienti non hanno piu' alcun anticorpo monoclonale autorizzato efficace.

La lettera di Belcari: "Nessuno aveva proposto una cura al paziente"

Se è vero che nell'attuale quadro normativo nazionale, gravemente in ritardo, si è ancora costretti a richiedere un uso chiamato impropriamente compassionevole, i benefici clinici sono oramai innegabili, e il plasma deve avere oggi la diffusione più capillare possibile: perché assenza di plasma, per alcuni, significa morire.

Ho riso, lo confesso, quando ho letto che l'Asl nel caso di Bonistalli, avrebbe attuato un "iter proattivo aziendale". L' "iter aziendale" così "proattivo" da cui il sottoscritto avrebbe "deviato" aveva creato un paziente con polmonite grave, perdurante da 4 mesi, senza che nessuno gli avesse prospettato una qualche cura. Il paziente, quando l'ho preso in carico, stava tecnicamente morendo sotto gli occhi di tutti. É forse accaduto questo perché, a parte il plasma, non c'erano cure alternative fattibili? E perché nessuno aveva di ammetterlo e sobbarcarsi l'aggravio burocratico della richiesta al Comitato Etico, come ha fatto il sottoscritto? La situazione con cui si è presentato al Pronto Soccorso Bonistalli era così grave da non tollerare piu indugio alcuno. Ed oggi il Sig.Bonistalli ha una Tac che lo dimostra guarito dalla polmonite e senza più virus nel sangue (sì, negli immunocompromessi lo si trova anche lì): pensate davvero che possa essere un caso che tutto questo sia avvenuto poche ore dopo l'infusione della prima sacca, quando tali condizioni perduravano da 4 mesi? 

L'Asl, che ho più volte chiamato in causa dal primo momento nella persona di Luca Lavazza, anziché approfondire gli aspetti etici e scientifici già indagati dal Comitato Etico (che ha rilasciato parere favorevole proprio per l'assenza di alternative terapeutiche), dovrebbe invece congratularsi con un medico e dei familiari che hanno creato dal niente (perchè niente c'era e niente c'è) un percorso di donazione e trasfusione che per un anno dopo la fine di Tsunami è totalmente mancato.

Alle mie continue e pressanti comunicazioni ed aggiornamenti fin dal primo giorno, al sottoscritto il dott Luca Lavazza non ha mai dato cenno di risposta "proattiva", non mi risulta che nessun'altro dirigente in Asl abbia chiesto neanche "proattivamente" delle condizioni del paziente, o si sia attrezzato per creare un percorso per questi pazienti. Paziente che - lo ricordo al Dott. Luca Lavazza e a tutti - il sottoscritto continuerà a curare col plasma in scienza e coscienza in tutta l'Asl Toscana Nordovest se altri bisognosi venissero alla mia attenzione.

Basti pensare, per capire l'assenza totale di percorso su una cura così efficace, che la prima sacca trasfusa è stata donata da un conoscente del paziente, e la seconda è stata fornita addirittura dal trasfusionale di Mantova, ma nei trasfusionali della nostra Asl manca persino l'adeguamento informatico necessario a distinguere queste sacche da tutte le altre di plasma non convalescente! Di questo dovrebbe occuparsi il Direttore del Servizio Trasfusionale di Livorno, non di confutare i giudizi del nostro Comitato Etico.

Inoltre informo l'Asl, così zelante nell'elencare i dati dei pazienti trasferiti dall'Elba come se questo avesse rilevanza alcuna nel caso di specie, a tutt'oggi nessuna proposta mi è giunta su ambienti alternativi al Pronto Soccorso dove effettuare trasfusioni di plasma per pazienti fragili

"Basta mail minatorie, preoccupatevi di trovare una soluzione efficace per i pazienti fragili"

Qualcuno, anziché continuare a scrivere al sottoscritto email minatorie (senza alcuna base medico legale o scientifica) e comunicati stampa che citano le obsolete linee guida del 2020 (laddove il sottoscritto al Dott. Lavazza, al Dott. Sani ed altri aveva già indicato da un mese per iscritto le linee guida di gennaio-aprile 2022), vuole preoccuparsi di fornire soluzioni efficaci per questi pazienti fragili oggi?

Per continuare le cure al Sig.Bonistalli (che ora sta benissimo, ma ne avrà bisogno ancora per settimane), sabato scorso ho chiesto 2 nuove sacche di plasma convalescente, e ad oggi nessuno mi sa dire se ci sono: così i familiari hanno dovuto ritrovare un donatore. E questo per la totale incapacità del Servizio Trasfusionale di Asl Toscana Nord-Ovest a reperire una risorsa oggi paradossalmente sovrabbondante.

E questo non è affatto "un caso eccezionale" come l'Asl Toscana Nordovest vuole farci credere, perchè in questo Paese di immunocompromessi come il Sig.Bonistalli, che non rispondono al vaccino e non possono avvalersi degli antivirali in pillole, e per i quali quindi la pandemia non è affatto finita nè finirà mai, ce ne sono oltre mezzo milione. Di cui molti ogni giorno muoiono in silenzio, perchè qualcuno ha preferito offrirgli il niente anzichè il plasma convalescente.

Solo grazie a persone come quelle che ho trovato nel Comitato Etico di Area Vasta Nord-Ovest, ai colleghi professionali del Servizio Trasfusionale e dell'Officina Trasfusionale di Pisa, oggi abbiamo scoperchiato questo problema per affrontarlo: perchè non l'hanno fatto prima di me in l'Asl Toscana Nord-Ovest? Tra pochissimi giorni trasfonderó nuovamente il paziente nei locali del pronto soccorso, prendano nota il Dott Lavazza, Sani, Genghi. Vedremo per allora se nulla sarà cambiato, o se avremo un nuovo "percorso proattivo" gentilmente offerto ai pazienti più deboli.

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