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Cronaca

Coronavirus, il professor Sani: "Bene il lockdown, ma avrei aspettato a riaprire le regioni. Il virus può fare ancora seri danni"

Il primario di Malattie infettive invita tutti a tenere alta la guardia: "Se non si rispettano le regole rischiamo di avere a che fare con nuove ondate di contagi"

Il Coronavirus durante la fase 2, le riaperture, l'uso della Clorichina ed eventuali nuove ondate di contagi. Spartaco Sani, primario del reparto Malattie infettive dell'ospedale di Livorno, ha fatto il punto della situazione riguardo il periodo di "convivenza con il covid-19". Nonostante in città i casi positivi siano ormai rari, come dimostrano i bollettini quotidiani emanati dalla Regione, il dottore invita tutti a non abbassare la guardia perché questo virus "ancora non è stato sconfitto e può ancora causare gli stessi danni fatti a inizio pandemia". 

Dottor Sani, ormai siamo passati da un po' di tempo alla fase 2. Come vede la situazione attuale?

"Nella nostra area i casi sono in evidente diminuzione ma, nel reparto Covid sono ricoverate ancora 6 persone ed altre 5 nelle cure intermedie. È bene precisare che queste persone hanno diversi problemi di salute e, in aggiunta, sono positivi al Coronavirus. Purtroppo, nei giorni scorsi, abbiamo ricoverato un nuovo paziente in rianimazione che ha manifestato una forma con grave impegno respiratorio e per questo abbiamo dovuto riaprire la parte dedicata al Coronavirus".

Come giustifica tutto questo?

"Al di là delle diverse dichiarazioni, a mio avviso azzardate, sul fatto che il virus si sarebbe attenuato, mi preme ribadire che il Covid-19 è sempre lo stesso e continua ad essere in grado di produrre gli stessi danni che ha causato fino ad oggi. Sicuramente ha funzionato il lockdown perché ne ha limitato la diffusione con la conseguente riduzione dei casi". 

Il Coronavirus è sempre lo stesso e può produrre gli stessi danni visti a inizio pandemia 

Cosa ne pensa delle riaperture delle attività commerciali e del fatto che dal 3 giugno ci si potrà spostare tra regioni?

"Non voglio creare né preoccupazioni né allarmismo. Ma è chiaro che le riaperture avvengono solo per motivi economici, certo importantissimi, ma non si è atteso il contagio zero. I sacrifici fatti in questi due mesi e mezzo hanno dato risultati importanti, con le riaperture anticipate è possibile che tutti questi sacrifici vengano vanificati: per evitare che accada è importante che le misure di distanziamento siano mantenute e rispettate. Penso che la riapertura di tutte le regioni sia prematura ed in particolare di quelle regioni dove ancora vi è una diffusione significativa del virus. Qualche settimana di ritardo poteva essere estremamente utile".

Pensa che possano esserci nuovi focolai?

"Una ripresa dell'epidemia ed un nuova ondata sarebbero un disastro. Siamo tutti molto stanchi, l'impegno di tutti gli operatori sanitari in questa emergenza è stato enorme e dover ripartire con le stesse modalità della fase epidemica avrebbe conseguenze, sul personale, anche di tipo psicologico. Anche il rapido riconoscimento ed in controllo sul territorio degli eventuali focolai, certamente necessario, non è né semplice né scontato, richiede un impegno notevole di risorse sul territorio e in ospedale. La rapidità nell'individuare i contatti sui nuovi casi, il loro isolamento, l'esecuzione a tappeto dei tamponi sono essenziali in queste circostanze, e non tutto è così semplice". 

Una ripresa dei contagi sarebbe un disastro, siamo tutti molto stanchi specie dal punto di vista psicologico 

L'Organizzazione mondiale della sanità ha sospeso la sperimentazione di Clorochina ed Idrossiclorochina, concorda?

"Personalmente non sono convinto sulla presa di posizione dell'Oms, relativamente all'impiego della Clorochina. Tale opinione si basa su dati relativi a pazienti ospedalizzati e quindi con malattia avanzata. L'utilizzo che abbiamo fatto di questi due farmaci è stato prevalente, nell'ultimo periodo della fase epidemica, in pazienti sintomatici in fase iniziale e al loro domicilio. È vero che non abbiamo nessuna dimostrazione che questo scopo sia stato raggiunto e che si siano verificati meno casi gravi grazie all'utilizzo della Idrossiclorochina, ma non abbiamo nemmeno nessuna dimostrazione del contrario. L'idrossiclorochina e forse l'eparina sono le uniche risorse, attualmente disponibili, nelle fasi iniziali. Sicuramente la loro utilità è ancora da dimostrare, come è da dimostrare l'utilità di tutto quello che abbiamo utilizzato fino ad oggi". 

Lei come avrebbe agito?

"Prima di interromperne l'uso, limitatamente ai casi in fase iniziale e a domicilio, avrei preferito avere certezza sulla sua inutilità. L'idrossiclorichina è un farmaco utilizzato diffusamente in ambito reumatologico e come antimalarico, quindi molto conosciuto e sostanzialmente di facile utilizzo. L'Oms, nell'epidemia Covid, in ripetute occasioni non ha brillato".

L'Oms, in alcune decisioni riguardanti l'uso di determinati farmaci, non ha brillato 

È preoccupato riguardo al futuro?

"Sì perché di fronte ad eventuali nuove ondate, oltre all'impegno ed al disagio per tutto il sistema sanitario e per i cittadini, ad oggi non abbiamo ancora soluzioni terapeutiche certe, è bene esserne consapevoli". 

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