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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Manager indonesiano ringrazia l'Usl livornese per avergli salvato la vita

Hemant Bakshi, president director della Unilever Indonesia, si trovava in vacanza con la sua famiglia quando ha avuto un malore. Le cure ricevute a Lucca e Livorno sono state decisive

La sanità livornese diventa improvvisamente protagonista nel sud-est asiatico grazie ad un'importante personalità internazionale del mondo del lavoro, Hemant Bakshi, president director della Unilever Indonesia. L'uomo infatti si trovava in Toscana per una vacanza quando gli è stata scoperta una grave patologia, per la quale ha poi continuato a curarsi nel suo Paese. Grazie alle cure ricevute a Lucca e soprattutto a Livorno è riuscito a curarsi e ha deciso di rendere pubblica la storia anche per ringraziare quei medici così gentili e preparati che si sono presi cura di lui. 

La scoperta della malattia

Bakshi si trovava in vacanza in Toscana con la famiglia, facendo base a Lucca per visitare i luoghi più belli della regione, quando aveva accusato alcuni malori, che lo avevano spinto a recarsi all'ospedale San Luca di Lucca per un controllo. Dopo il suo accesso in pronto soccorso, erano stati effettuati esami di laboratorio che avevano permesso di garantire in tempi rapidi una diagnosi precisa. L'uomo era poi stato sottoposto, sempre a Lucca, ad una visita ematologica e gli era stata diagnosticata una malattia acuta, che può avere conseguenze anche mortali se non trattata in tempi rapidi, confermata poi dagli accertamenti successivi. Bakshi era stato quindi trasferito nella struttura di Ematologia di Livorno, dove era stato sottoposto alle cure del caso.Grazie alla professionalità dei clinici lucchesi e livornesi dell'azienda Usl Toscana nord ovest, era stato dunque possibile venire a capo di una situazione complessa e delicata ed avviare il percorso di cure necessario per il manager, che poi ha descritto in una nota questa esperienza sanitaria in Toscana.

La bravura dei medici toscani

Il presidente di Unilever Indonesia racconta l'arrivo al pronto soccorso di Lucca, l'attesa dei risultati degli esami del sangue effettuati, la prima comunicazione della diagnosi da parte dei medici di Lucca, che gli hanno anche illustrato il tipo di malattia ed i tassi di guarigione: è stato "circondato" da un gruppo di medici e infermieri che stavano pianificando i prossimi passi per lui, per poi essere trasferito in ambulanza all'ematologia dell'ospedale di Livorno perché - come gli è stato detto dai professionisti lucchesi - il trattamento doveva iniziare immediatamente.  Al suo arrivo all'ospedale livornese gli è stato confermato che la terapia per questo tipo di malattia era ben consolidata ed i tassi di guarigione buoni, ma era necessario avviare subito la cura. A Livorno è stato quindi  sottoposto ad ulteriori esami, che hanno confermato la diagnosi iniziale effettuata a Lucca ed è stato curato per tre giorni, prima di un trasferimento a Milano e poi nel suo Paese, in Indonesia, per proseguire le terapie. L'uomo elogia la disponibilità, i modi gentili e rassicuranti degli operatori sanitari, che si comportano come fossero “persone di famiglia”.

Il ringraziamento

Sarò sempre grato alle belle persone incontrate in Toscana e soprattutto a quelle che si sono prese di cura di me a Lucca e Livorno. Infatti sono stato fortunato a poter tornare un anno dopo a Livorno e Lucca, per incontrare i membri degli staff dei due ospedali. Non sono però riuscito ad incontrare la dottoressa di Lucca che per prima diagnosticò la mia malattia: sono vivo oggi grazie a lei ed ancora spero un giorno di poterla incontrare e ringraziare personalmente. "Siamo entrambi (io e mia moglie, ndr) molto grati di essere stati in un Paese con un modo così evoluto ed umano di prendersi cura di ognuno.  Spero che un giorno anche il mio Paese, con così tante persone  sfortunate con problemi molto peggiori del mio, avrà lo stesso modo di trattare le persone. Bakshi parla anche del personale, con una citazione particolare per il dottor Enrico Capochiani, responsabile dell'Oncoematologia di Livorno: "Mi è quasi dispiaciuto dire addio alle infermiere che si sono prese tanta cura di me. Mi sono davvero commosso quando sono venuti tutti a salutarmi mentre salivo sull'ambulanza (per il trasferimento a Milano, e poi di lì in Indonesia, ndr).  Anche il dottor Capochiani, davvero una persona speciale, è venuto a salutarmi mentre andavo via. Aveva scritto un appunto che ho conservato fino ad oggi, in cui diceva che c'era un motivo per cui le nostre strade si erano incrociate e lui aveva il privilegio di essersi preso cura di me.  Gli dispiaceva che non fossi stato per il mio intero trattamento a Livorno, in modo che potesse rimandarmi a casa totalmente guarito.  Non avevo parole per ringraziarlo abbastanza, ma gli promisi che sarei tornato un giorno per ringraziarlo, se tutto fosse andato bene.  Sono stato davvero fortunato ad aver incontrato degli estranei completi che, in maniera disinteressata, hanno fatto di tutto per aiutarmi e mi hanno dato la possibilità di lottare per tornare in salute". 

Il commento dell'Usl

"Queste parole arrivate dall'Indonesia – evidenziano il commissario dell'azienda Usl Toscana nord ovest Mauro Maccari e il direttore amministrativo Maria Letizia Casani – ci hanno colpito e so che hanno profondamente toccato i nostri operatori, come uomini e come operatori sanitari. In questo caso specifico, come avviene quotidianamente nelle nostre strutture, il nostro personale ha confermato di lavorare con disponibilità, competenza e professionalità. Da quanto accaduto emerge infatti  l'importanza di una diagnosi rapida e salvavita e di cure appropriate. Il pronto soccorso e la struttura di analisi chimico cliniche (Laboratorio) di Lucca, i clinici ematologi di Lucca e di Livorno e gli altri operatori che hanno prestato a questa persona le cure del caso hanno quindi dimostrato una volta di più il loro alto livello di professionalità ed umanità. Ci piace evidenziare come si sia lavorato di squadra, con una stretta collaborazione tra i professionisti di Lucca e Livorno, che ringraziamo tutti. Questo ha permesso di garantire in maniera tempestiva una presa in carico, una diagnosi ed una terapia adeguate alla delicata situazione”.

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