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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Violenza sessuale di gruppo, il caso che ha scosso Livorno. Potere al Popolo: "No al clima da tifoseria, la città sia solidale con la ragazza"

I rappresentanti livornesi del movimento politico sono intervenuti in merito alle accuse mosse in questi giorni dalla procura di Milano nei confronti dei giocatori amaranto Mattia Lucarelli e Federico Apolloni: "Dire che si è trattato di goliardia alimenta la cultura dello stupro"

Il caso dell'arresto dei giocatori del Livorno Mattia Lucarelli e Federico Apolloni, accusati di violenza sessuale di gruppo a seguito delle indagini svolte dalla procura di Milano, ha scosso la città. A distanza di una settimana dall'arresto, e due giorni dopo l'interrogatorio di garanzia andato in scena martedì scorso 24 gennaio al tribunale di Milano, a intervenire sulla questione e sul clima emerso a seguito della notizia è stato Potere al Popolo Livorno, che ha inviato una nota sui fatti invitando la città a una riflessione. La riportiamo sotto integralmente. 

"Siamo compagne e compagni che amano profondamente la città di Livorno e viviamo con dolore quanto è accaduto e sta accadendo nella nostra comunità. Il riferimento è allo stupro che avrebbero commesso nei confronti di una ragazza Mattia Lucarelli, Federico Apolloni e altri tre uomini. Ci aspettavamo, nella nostra città, che in altre occasioni ha espresso un grande sentimento di libertà e di solidarietà, un atteggiamento diffuso di ascolto nei confronti della ragazza e dei ragionamenti più profondi su quanto avvenuto. Abbiamo invece riscontrato sui giornali, nei commenti social, come anche nelle parole di alcuni dei protagonisti, un clima da tifoseria, che punta a mettere in dubbio le accuse della vittima e che punta a sollevare da ogni responsabilità gli accusati. Questo clima, lo diciamo chiaramente, è parte del problema tanto quanto la violenza sessuale in sé". 

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"Nessuna persona in una situazione di fragilità come quella in cui si trovava la ragazza avrebbe dovuto essere oggetto delle pesantissime avances" 

"Sappiamo infatti chiaramente che la ragazza era sotto l'effetto dell'alcool, e che il materiale video e telefonico già in possesso della magistratura mostra già ora come i cinque avessero intenzione di farci sesso collettivamente. Nessuna persona in una situazione di fragilità come quella in cui si trovava la ragazza avrebbe dovuto essere oggetto delle pesantissime avances che leggiamo sui giornali. Ed è questo il punto: in quelle condizioni non ci può essere nessun consenso, come è chiarissimo che ai cinque non interessassero minimamente né cosa volesse né le condizioni psicofisiche della ragazza. Di fronte a questo elemento che emerge già ora, in maniera inequivocabile, dalle intercettazioni ambientali, è un atteggiamento irresponsabile accusare la ragazza o presumere una "gogna mediatica" contro "i nostri ragazzi", come fanno troppi livornesi e come è accaduto troppe volte in questo paese (pensiamo solo al caso di Ciro Grillo, il figlio di Beppe)". 

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"Minimizzare quanto accaduto nonostante le evidenze fa sì che in troppi considerino normale il fare delle avances pesanti e il provare a portarsi a letto in gruppo una ragazza ubriaca. Questa è violenza, e questo non rendersene conto della violenza è il motivo per cui la Gip ha riconfermato i domiciliari per "incapacità degli indagati di comprendere appieno il disvalore delle proprie condotte" e dunque la possibilità di farlo ancora "convinti della propria innocenza". Continuare a dire che si è trattato di goliardia (ma se fossero stati degli immigrati a farlo, si sarebbe detto lo stesso?), è parte del problema, perché rafforza invece di combattere quella che è a tutti gli effetti una cultura dello stupro. Una cultura da combattere ad ogni costo, perché ci porta a credere che le donne mentano quando sporgono denuncia oppure quando affermano di aver subito uno stupro, piuttosto che una molestia od un abuso. Perché priva le vittime di ogni difesa e dunque di ogni libertà. La libertà di uscire e divertirsi, come anche la libertà di ribellarsi a un datore di lavoro o di rompere una relazione amorosa che non si desidera più". 

"Livorno, in maniera unita e corale, dovrebbe unirsi in solidarietà a fianco della ragazza, ed evitare ogni minimizzazione di quanto accaduto"

"Siamo un paese dove solo nel 2022 ci sono stati 120 femminicidi e dove – non secondo Potere al popolo!, ma secondo Istat –  'il 31,5% delle 16-70enni (6 milioni 788 mila) ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale'. Un paese, dunque, dove la violenza sulle donne è un fenomeno diffuso in tutti i gruppi sociali e profondamente strutturale. Di fronte a quanto accaduto la città di Livorno, in maniera unita e corale, dovrebbe unirsi in solidarietà a fianco della ragazza, ed evitare ogni minimizzazione di quanto accaduto. Ogni donna e in generale ogni persona dentro e fuori la nostra città dovrebbe sapere che avrà sempre al suo fianco la propria comunità quando deciderà di denunciare una violenza. Questo è l'unico e il solo messaggio che dobbiamo lanciare. E siamo ancora in tempo per farlo".

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