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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Teste di Modigliani, gli eredi: "Disponibili al dialogo con il Comune per la loro esposizione"

I proprietari delle tre straordinarie opere autentiche di Modì si sono resi disponibili a parlare con l'amministrazione. "Farle vedere sarebbe un'occasione unica per la città"

L'invito di Carlo Pepi, grande esperto d'arte e sopratutto dell'arte di Amedeo Modigliani, è stato forte e chiaro. Insieme alla mostra "Modigliani e l'avventura di Montparnasse", che dal prossimo 7 novembre porterà al Museo della Città le opere delle collezioni Netter e Alexandre con 14 quadri e 12 disegni del maestro livornese, è necessario esporre le teste autenitche di Modì, e per farlo occorrerebbe "l'intervento dell'amministrazione comunale che apra un dialogo con gli eredi di quelle sculture". Ma se in passato era sempre stato declinato l'invito, rifiutando qualsiasi tipo di esposizione, a oggi la situazione è decisamente cambiata e a raccontarlo a LivornoToday sono proprio i legittimi proprietari delle sculture di Modigliani.

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L'autenticazione delle teste di Modigliani

Le teste - in tutto si tratta di tre sculture -, sono attualmente custodite in un istituto bancario e i proprietari, che per comprensibili motivi di privacy e sicurezza preferiscono restare anonimi, hanno incaricato l'avvocato Cristina Cerrai di occuparsi della gestione delle preziose opere. "Il primo ad autenticare le tre sculture - raccontano gli eredi assistiti dall'avvocato Cerrai - è stato l'esperto e collezionista d'arte Carlo Pepi. In seguito si schierarono per l'autenticità Wayne Vesti Andersen, docente di storia, teorica e critica d'arte presso il Massachuttes Institute of Technology (M.I.T.) di Boston; James Beck, docente di storia dell'arte presso la Columbia University di New York; e infine anche lo storico dell'arte Enzo Carli che, attraverso una lettera inviata a Pepi il 24 ottobre 1993, valutò assai attendibile la paternità e autografia delle tre teste al grande artista livornese. Il più importante tra questi giudizi positivi è senza dubbio quello di Carlo Pepi, l'unico esperto a non cadere in errore durante la gabola del 1984, e l'unico che continua a non sbagliare un colpo come dimostra il recente scandalo internazionale dei falsi di Genova".

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Il danno di immagine dopo la burla del 1984

Carlo Pepi racconta che in passato le teste erano state richieste dalla Soprintendenza di Arezzo per l'allestimento di una mostra su Modigliani che voleva mettere a confronto il vero e il falso, senza però riuscire a trovare un accordo con gli eredi delle sculture. "Queste teste, fino ad oggi, hanno risentito della cosiddetta 'burla del 1984', che ha determinato un vero e proprio danno - spiega l'avvocato Cristina Cerrai -. I proprietari pertanto hanno ritenuto che fosse più opportuno attendere e non mettere queste teste, la cui storia è trasparente e ben documentata di testimonianze, riscontri storico-artistici e di expertise, con quelle false del 1984, temendo che ancora una volta potessero subire una sorta di danno di immagine". 

Gli eredi: "Esporre le teste? Un'occasione unica per la città"

Fino ad oggi, quindi, gli eredi delle teste hanno rinunciato ad ogni possibilità di esporle, "ma se questa richiesta provenisse dall'amministrazione comunale - dicono - o da altri soggetti privati altrettanto affidabili, per il prossimo anno, che coinciderebbe con il centenario dalla morte di Modigliani, saremmo ben lieti di valutarla positivamente". Con determinate premesse. "Riteniamo che possa essere un'occasione unica per la nostra città per attirare turisti e appassionati d'arte, che sarebbero impazienti di vedere le uniche sculture di Modigliani presenti in Italia e mai esposte prima d'ora, insieme alla storia che le accompagna - continuano i proprietari delle sculture -. Non vediamo particolari difficoltà o rischi nella realizzazione di questa esposizione, dal momneto che siamo tutelati da un iter processuale ormai concluso. Inoltre rimane da aggiungere che nessuno detiene i diritti morali sulle opere di Modigliani come ha rivelato Marc Restellini alla rivista franco-tedesca Arte Journal, aggiungendo che probabilmente è stata questa mancanza a generare questa gran quantità di falsari e di speculazioni ai danni dell'artista. Non possiamo far altro che essere d'accordo con questa valutazione, dato che per anni abbiamo visto allestire in Italia, nel totale silenzio da parte della cosiddetta 'critica specializzata', mostre intere di falsi puntualmente denunciate dal solo Carlo Pepi, da sempre in prima linea quando c'è da difendere l'immagine e l'opera di uno degli artisti più straordinari del Novecento".

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