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Cronaca Venezia

Venezia, le "mani dei migranti" spuntano dai fossi. Ecco l'opera Sughero: "Tutti abbiamo assistito a queste scene"

L'installazione, comparsa all'alba di domenica 16 agosto in viale Caprera, è opera di un artista anonimo: "Tredici richieste di aiuto come i commensali all'Ultima Cena"

Mani che escono dall'acqua inscenando una richiesta d'aiuto, un invito a pensare e riflettere, a non girarsi dall'altra parte di fronte a una realtà che è sotto gli occhi di tutti. È comparsa ieri mattina,  domenica 16 agosto, nei fossi di viale Caprera della Venezia l'installazione "Sughero", opera di un anonimo artista che ha voluto suscitare una riflessione sul tema dei migranti.

"Le mani che emergono dall'acqua del mare non possiamo non averle viste, non possiamo ignorarle - fa sapere l'artista che preferisce restare anonimo -. Centinaia di immagini hanno turbato, negli ultimi anni, le coscienze e il sonno di chi ha ancora un briciolo di umanità, lasciando indifferente solo chi ha un orizzonte che non si estende oltre alla propria casa e alla propria quotidianità. Ma vedere le mani non è sufficiente, sono solo la punta di un iceberg; gridano aiuto e ci chiedono risposte immediate, ineludibili, vitali. Ma quelle stesse mani ci raccontano anche la storia di un continente che è stato, per secoli, soprattutto vittima di predazioni, sfruttamento e oppressione".

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In Venezia un'opera d'arte sulla questione migranti: "Le mani che si aggrappano non producono risposte"

Se le mani di sughero -  realizzate volutamente con un materiale povero e grezzo - simboleggiano la povertà e la disperazione dei migranti, i colori sgargianti e la visibilità degli strumenti di salvataggio, il salvagente, la boa, la zattera e il giubbotto raccontano invece della ricchezza degli altri continenti e della loro indifferenza. "Le mani nell’acqua riescono, di fatto, ad aggrapparsi alle corde - prosegue l'artista -  ma questo non produce risposte.

L'installazione, infine, contiene un'ultima provocazione: il numero delle mani nei fossi non è casuale. "Sono tredici - conclude l'artista - esattamente come i commensali all'Ultima Cena.  Si tratta di una voluta sottolineatura all'ipocrisia di un cristianesimo soltanto esibito e non vissuto e messo in pratica, da chi sbandiera corone del rosario e si appella al cuore immacolato di Maria e poi calpesta e rinnega anche i fondamentali, semplici, essenziali messaggi evangelici che non hanno a che fare con il credo religioso, ma con la solidarietà umana". 

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