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Cronaca Shangay-Corea

Corea, l'ex villaggio di Don Nesi perde un pezzo di storia: addio ai vagoni che furono asilo, scuola e ambulatorio

Restituiti alla Fondazione Ferrovie dello Stato i convogli utilizzati negli anni Settanta per le attività socio-educative-culturali portate nel quartiere dal prete fiorentino

Avevano bisogno di un intervento di recupero, rappresentavano un pericolo per la presenza di amianto, ma il pensiero che quei vagoni ormai mangiati dalla ruggine non torneranno più in via La Pira ha fatto scendere qualche lacrima a chi, in quei convogli, ci aveva studiato, giocato, fatto un vaccino o una visita dal dottore. Erano il simbolo del Villaggio di don Nesi, esperienza unica che valse al prete fiorentino la Medaglia al Merito della Scuola, della Cultura e dell'Arte consegnata dal presidente della Repubblica Sandro Pertini e che negli anni Sessanta e Settanta rappresentò un significativo momento di riscatto per un quartiere periferico, Corea, disagiato e sicuramente bisognoso di una spinta socio-educativo-culturale. Un impulso che arrivò proprio grazie all'intuizione del parroco originario di Lastra a Signa e al rapporto che seppe instaurare con la comunità residente, prima, e con la città tutta, poi.

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Il Villaggio scolastico di Corea, un modello socio-educativo-culturale che fu unico nel suo genere 

Grazie all'aiuto di chi lavorava nelle Ferrovie, don Nesi riuscì nel 1974 a farsi donare tre vetture fondamentali per dare vita a un asilo e una scuola materna che il quartiere non aveva prima dell'arrivo del sacerdote nel 1962 e a un presidio sanitario dove molti medici prestavano servizio gratuitamente. Tre vagoni storici, particolari, a tre assi semipilota, che martedì scorso 21 dicembre la Fondazione FS, in accordo con la Caritas Livorno, ha portato via proseguendo l'opera di recupero e salvaguardia del patrimonio ferroviario. Saranno restaurati, se possibile anche rimessi in marcia nelle occasioni storiche o esposti in musei, per la gioia degli appassionati di rotaie e convogli.

Chi, invece, alla vista di quei vagoni tornava a essere uno dei 'bimbi di Corea', ne sentirà la mancanza. "Ormai qui non c'è più niente, ci hanno tolto anche i vagoni di don Nesi", si legge tra i molti commenti sui social dai quali traspare una certa amarezza di un tempo andato, certamente difficile, ma anche rimpianto. Perché esperienze del genere, un unicum in Italia, che portarono anche alla realizzazione di una biblioteca, di una scuola media poi lasciata in eredità al Comune, di campi da gioco e di una casa dello studente, oggi sembrano irrealizzabili.

Corea, le difficoltà del quartiere e l'opera della Caritas e dell'associazione don Nesi

Anzi, conclusa l'esperienza di don Nesi il quartiere subì un nuovo arretramento e quel villaggio che prosperava di iniziative e incontri anche di alto livello formativo si dissolse diventando nel tempo ricovero per disperati. Dal 2003 l'associazione che porta il nome del prete fiorentino, deceduto in Brasile proprio in quell'anno, prova a portare avanti l'opera del sacerdote, insegnante ed educatore tra mille difficoltà. "Nonostante gli sforzi delle istituzioni e delle associazioni volontarie per migliorarne gli aspetti socio-culturali - si legge sul sito dell'associazione -, il quartiere presenta ancora fenomeni di fortissima dispersione scolastica, di stato di abbandono generale (pochi servizi, nessun centro di ritrovo e di aggregazione, i ragazzi sulla strada che non sanno come passare il tempo), nonché una mancanza di vita culturale e associativa che renda partecipi i giovani, ma non solo, del territorio".

Un vuoto che da tre anni, con il trasferimento della sede proprio in via La Pira, sta cercando di colmare anche la Caritas di Livorno che, nel giorno in cui i vagoni lasciavano l'ex villaggio, ha presentato alla città i servizi offerti e i progetti futuri, tra cui l'ambizioso emporio solidale la cui costruzione è stata pensata per rivoluzionare il concetto di assistenza alimentare. "Servirà almeno un anno e mezzo - spiega però don Luciano Cantini, presidente della Fondazione Caritas dopo l'addio di suor Raffaella Spezio -. Oltre a realizzare la struttura, c'è da mettere in piedi una rete di solidarietà che sia efficiente".

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