Transtorie, presentazione di "Dolore minimo" e "Mi chiamo Egon"
Nel percorso che porta allo sciopero transfemminista organizzato per l'8 marzo da NonUnaDiMeno una serata che segue il presidio di NonUnaDiMeno a Livorno.
alle 17 presidio informativo in via Grande angolo via del Giglio, in vista dello sciopero transfemminista de LOTTO MARZO
alle 19 presentazione di "Dolore Minimo" di Giovanna Cristina Vivinetto, primo testo in Italia ad affrontare in poesia la tematica della transessualità.
alle 20 apericena a cura di Ippoasi
alle 22 spettacolo di Egon Botteghi "Mi chiamo Egon # 2 - Un posto nella storia”, una lezione performativa di "storia trans*"
prima, durante e dopo: FARDA DJ
Giovanna Cristina Vivinetto è nata a Siracusa nel 1994. Laureata in Lettere, vive attualmente a Roma, dove si è specializzata in Filologia moderna all'Università La Sapienza. Dolore minimo (Interlinea, 2018 – Premio Cetonaverde Poesia Giovani, Premio San Domenichino, Premio Europeo Massa, Premio Lord Byron, Premio Senghor, Premio Valentino) è la sua opera prima, nonché primo testo in Italia ad affrontare in poesia la tematica della transessualità e della disforia di genere. Con prefazione di Dacia Maraini e postfazione di Alessandro Fo, è in uscita per l'editore Marcos y Marcos, all'interno del Quattordicesimo Quaderno di Poesia Contemporanea, una corposa selezione di testi inediti.
Egon Botteghi è un'attivista antispecista e per i diritti GLBTIQ. Fondatore della Fattoria per la Pace Ippoasi (2008-2012). Laureato in filosofia, fa parte del collettivo anarcoqueer femminista antispecista Anguane e della redazione di antispecismo.net; cofondatore di intersexioni, è referente toscano di Rete Genitori Rainbow e referente nazionale per la genitorialità trans. Ha ideato il primo convegno nazionale "Liberazione GENERale. Tavola rotonda sulle correlazioni tra antispecismo, antisessismo, intersessualità e omotransfobia"(Osteria Nuova, Firenze, 2013) volto a mettere in evidenza le interconnessioni tra antispecismo e lotta per le minoranze (per sesso/genere, etnia, identità di genere, orientamenti sessuali). In questo testo teatrale viene contrapposta la storia di una transizione FtM del nostro paese, tra pressione sociale e dispositivi medici e alcune vicende di persone "trans" nella storia e in altre culture, per far apparire come la persona trans non abbia bisogno per vivere e per identificarsi positivamente del potere "salvifico", coercitivo e ricattatorio dei nostri dispositivi medici e legali. Attraverso l’uso di alcune immagini viene posta in essere anche una riflessione sull’accostamento “sacrificale” tra le persone trans e le persone animali non umane.
Lo spettacolo è scritto e attuato da persone trans ed alla fine della performance può essere avviata una discussione intorno a questi temi tra tutte le persone presenti alla performance stessa.
PER INFO
Teatrofficina refugio
scali del refugio 8