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Pizza, Livorno è la seconda città meno cara d'Italia: la classifica dei prezzi

Con un costo medio di 8,39 euro (bibita compresa), soltanto Rovigo precede la nostra città nel Rapporto 2023 della Fipe

Livorno è la seconda città d'Italia più conveniente dove mangiare una pizza. Questa la fotografia che emerge dal Rapporto ristorazione 2023 della Fipe, la Federazione dei pubblici esercizi, che ha stilato la classifica del prezzo medio speso per pizza e bibita nelle varie località italiane. Con una media di 8,39 euro, la nostra città si piazza alle spalle solamente di Rovigo, che conquista il primato con 8,09 euro. Terzo gradino del podio per Reggio Calabria con 8,58 euro, mentre agli ultimi posti della graduatoria troviamo Macerata (13,43 euro), Siena (14,36 euro) e Reggio Emilia (15,59 euro). Per quanto riguarda le altre città toscane prese in esame dal rapporto, troviamo, in ordine di convenienza, Lucca (9,34 euro), Arezzo (10,46 euro), Grosseto (10,82 euro) e Firenze (11,67 euro). 

Rovigo

8,09

Livorno

8,39

Reggio Calabria

8,58

Ascoli

8,61

Vercelli

8,70

Pescara

8,84

Napoli

8,99

Lucca

9,34

Belluno

9,52

Catanzaro

9,71

Bari

9,75

Cagliari

9,97

Messina

10,11

Verona

10,11

Roma

10,15

Lodi

10,18

Trieste

10,18

Alessandria

10,19

Bergamo

10,22

Brescia

10,23

Genova

10,31

Torino

10,34

Lecco

10,39

Aosta

10,42

Arezzo

10,46

Udine

10,48

Ferrara

10,49

Novara

10,50

Cremona

10,63

Mantova

10,63

Pordenone

10,63

Perugia

10,67

Vicenza

10,75

Grosseto

10,82

Ravenna

10,95

Rimini

10,99

Forlì

11,15

Siracusa

11,15

Biella

11,24

Bologna

11,28

Treviso

11,30

Terni

11,40

Cuneo

11,55

Piacenza

11,59

Firenze

11,67

Ancona

11,85

Parma

11,96

Padova

12,08

Sassari

12,11

Bolzano

12,15

Avellino

12,22

Trento

12,23

Modena

12,29

Milano

12,30

Cosenza

12,39

Venezia

12,76

Varese

13,01

Macerata

13,43

Siena

14,36

Reggio Emilia

15,59

L'aumento dei prezzi della pizza, così come di altri prodotti alimentari, è stato causato, come riporta lo studio, dalla crescita dell'inflazione, dovuta, a sua volta, dall'aumento dei costi delle materie prime. "Ristorianti tradizionali e pizzerie - si legge nel rapporto - registrano in media d'anno rispettivamente aumenti del 4,7% e del 5,4%". La metà degli imprenditori, tuttavia, dichiara di non aver ritoccato ulteriormente i prezzi per paura di perdere clienti.

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