Alluvione, la poesia di un lettore in ricordo di quella tragica notte
Riceviamo e pubblichiamo una poesia in ricordo della tragica alluvione di settembre 2017 che costò la vita a otto persone.
Un ricordo giovanile mi lega
a quell’amena e ridente villetta
che l’architettura, nessuno lo nega,
ha reso gradevole e ben accetta.
Si trova dove via Rodocanacchi
si incrocia con la corsia di quel viale
che da Barriera Roma senza stacchi
porta dritto all’Accademia Navale.
Ora però la tristezza mi assale
nel sapere che di pioggia una “bomba”,
a fine estate e con furia bestiale
l’ha ridotta a una tragica tomba.
Per un nonno generoso e altruista
che annega con nipote, nuora e figlio
mentre con la rabbia al dolore mista,
strappa la nipotina al “nero artiglio”.
E per la scarsa cura dei fossati,
del Rio Maggiore e del Rio Ardenza,
si conteranno altri morti annegati
per i quali non c’è stata clemenza.
Livorno li piange, ma non s’arrende,
sfoderando quel labronico entusiasmo
che sopra ogni cosa risplende
e fa dimenticare ceto e classismo.
In pochi giorni, usando mani e pale,
operose formiche son di getto
anche quelli che parevan cicale
ridando al tutto dignitoso rispetto.
E tristi i Quttro Mori sta sul porto,
dalle catene resi inoperosi,
i soli a non aver dato supporto
agli impagabili “bimbi motosi”.