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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Calciomercato Livorno, Mazzarani saluta: "Squadra e tifosi nel mio cuore, ma non potevo più aspettare. In società il caos"

Il fantasista, mai tesserato a causa del mancato deposito della fideiussione, ha lasciato il gruppo amaranto: "Spese tante parole, ma nessuna certezza"

"Sto preparando le cose per il trasloco, è un peccato che sia finita così". È un Andrea Mazzarani deluso quello che ci risponde al telefono di buona mattina, con la voce che lascia trapelare tutto il rammarico per una storia mai iniziata, ma nella quale aveva profondamente creduto. "Ieri ho salutato i ragazzi, l'allenatore e lo staff: non potevo più aspettare", ci confida rassegnato. Sì, perché il fantasista, arrivato a Livorno lo scorso settembre ma mai tesserato a causa dei continui problemi societari, ha deciso di dire basta: troppi e continui i ritardi sul deposito della tanto agognata fideiussione, indispensabile per essere messo sotto contratto dal club amaranto. E con la chiusura del calciomercato che si fa ormai vicina, l'ex Entella ha valutato che non c'era più margine per aspettare: pena restare fermo ancora, stavolta addirittura fino al termine della stagione. "Avrei voluto un finale diverso", ripete Mazzarani.

Ciao Andrea. Un matrimonio che alla fine, purtroppo, non si è avuto da fare. E non certo per colpa tua.
"Ovviamente sono deluso, sono davvero dispiaciuto perché ci avevo sempre sperato. Mi dispiace più che altro per la squadra e per la piazza: è un peccato che una società così gloriosa debba vivere un momento così complicato".

Come hai vissuto queste ultime settimane? Che input ti venivano dalla società?
"Mi dicevano che la fideiussione sarebbe arrivata lunedì, poi martedì e così via, fino a che siamo arrivati ad un punto in cui non si poteva più perdere tempo. Purtroppo la situazione stava andando troppo per le lunghe, ma di questo non voglio fare una colpa a nessuno".

Fra l'altro tu, probabilmente, hai avuto anche fin troppa pazienza.
"Io mi sono sentito fin da subito parte integrante del gruppo. Dal Canto e lo staff mi hanno sempre tenuto al centro del progetto, facendomi allenare con la squadra per tutta la settimana ed a volte, quando sembrava che la situazione relativa al mio tesseramento potesse sbloccarsi, mi hanno addirittura provato tra i titolari. Mi hanno fatto vivere ogni settimana come se dovessi scendere in campo la domenica".

Durante questi mesi qual è stato il tuo interlocutore principale? Con chi ti rapportavi della società per avere notizie?
"Ce n'è stato più di uno di interlocutore, soprattutto negli ultimi tempi ho parlato con praticamente tutta la dirigenza. Forse sono state dette troppe parole quando magari occorreva avere qualche certezza in più, ma posso capirli: credo che neanche loro sapessero bene quale fosse la situazione".

Ma ti senti "tradito"? In fin dei conti tu hai aspettato cinque mesi senza giocare quando saresti potuto andare tranquillamente da un'altra parte.
"Ti dico la verità, c'è molta confusione e non si è mai capito bene chi sia il responsabile di questo caos. Io un'idea me la sono fatta, ma non me la sento di attaccare nessuno. Sono soltanto dispiaciuto".

E quindi ieri hai deciso di salutare tutti.
"Sì, dopo i tamponi ed aver seguito l'allenamento sono andato a salutare tutti i ragazzi e il mister. Devo dire la verità, in carriera ho avuto addii più a cuor leggero, stavolta mi è dispiaciuto davvero. Con i ragazzi ho legato moltissimo e se il Livorno riesce ancora a fare un campionato e partite dignitose è merito loro e di Dal Canto, che è davvero un grande allenatore. Io, come ho già detto, mi sono sempre sentito parte integrante della squadra, durante la settimana mi allenavo come se la domenica dovessi giocare e prima delle partite in casa andavo nello spogliatoio. Per il mister e i ragazzi non posso spendere che parole di ringraziamento".

C'è qualcuno con cui hai legato in maniera particolare nel corso di questi mesi?
"Ho legato davvero con tutti, ma se proprio devo fare un nome ti dico Bussaglia: siamo vicini di casa e poi anche lui, tra settembre e ottobre, ha vissuto la mia stessa situazione circa il tesseramento. Anche con Stancampiano si è creato un bellissimo rapporto".

Facciamo un passo indietro e torniamo a quando è arrivata la chiamata di Rubino a settembre. Immagino che allora le prospettive fossero diverse: ti contatta una società blasonata e proveniente dalla Serie B, avrai pensato che fosse l'occasione giusta per vivere una stagione da protagonista con ben altri obiettivi rispetto a quelli attuali.
"Quando ricevetti la chiamata del direttore, lui mi disse che l'obiettivo era quello di fare un campionanto importante per cercare di vincere e devo dire che quando arrivai con Furlan (portiere proveniente dal Catania e anche lui mai tesserato, ndr) c'era una situazione diversa rispetto a quella di oggi: c'era entusiasmo, c'era voglia di fare bene e c'erano giocatori importanti. Purtroppo, però, questo clima è durato poco settimane: poi è iniziata la confusione con Navarra e con gli altri, con continui cambi ai vertici del club".

Una situazione degenerata con il trascorrere delle settimane e che ha poi portato a numerosi addii, come quelli di Agazzi, Marsura, Murilo, Porcino e, in ultimo, di Di Gennaro. Immagino che sia l'inevitabile conseguenza del clima di incertezza che si respira all'interno della squadra.
"Di Gennaro, per fare un esempio, non è certo andato via a cuor leggero. Se ha preso questa decisione è perché evidentemente qui non ci sono più garanzie e certezze, non solo a livello societario, ma anche sportivo: un giocatore così importante ha la volontà di fare un altro tipo di campionato rispetto a quello che è costretto a fare adesso il Livorno".

Adesso quale sarà il tuo futuro? Hai ricevuto proposte?
"In questi giorni ho ricevuto tante offerte, ma le ho tenute tutte in stand-by perché la mia priorità era Livorno. Ora tornerò a Catania, poi vedremo e valuteremo".

E il futuro del Livorno invece? La situazione, anche di classifica, si è fatta pesante e la squadra è ormai composta quasi esclusivamente da giovanissimi: salvare la categoria è possibile o sarebbe un mezzo miracolo?
"Ieri, vedendo l'allenamento, ho notato che erano davvero in pochi e per lo più ragazzi giovanissimi del 2000, 2001 e 2002. Per loro è difficile: come ha detto anche Dal Canto, sono giovani che dovrebbero divertirsi ed avere il coraggio di sbagliare. Adesso, invece, si trovano responsabili di cose che non li appartengono. Hanno però capito bene la situazione e stanno dando il massimo: sono ragazzi già grandi in questo senso".

C'è qualcuno di loro che ti ha colpito in maniera particolare? 
"Guarda, in questi mesi, proprio per il fatto che per me non c'era la tensione della partita, mi sono focalizzato con attenzione sui giovani cercando di dar loro una mano e devo dire che in questi mesi sono cresciuti tantissimo. Quello che per adesso si è messo in maggior evidenza è Haoudi: quando l'ho visto ho subito pensato: "questo è forte". Poi mi ha stupito Nunziatini: è stato ai margini della prima squadra per mesi ed alla prima da titolare ha risposto subito alla grande. È davvero un ragazzo interessante. Anche Caia e Pecchia hanno qualità, ci sono davvero tanti giovani bravi".

Andrea, per concludere vuoi rivolgere un saluto alla tifoseria? Malgrado tu non abbia mai avuto la possibilità di scendere in campo con questa maglia, la gente ti ha apprezzato e stimato per la tua volontà di sposare il progetto amaranto nonostante le innumerevoli difficoltà.
"È stata una cosa che non mi era mai successa, ho ricevuto tantissimi messaggi di stima da parte di tifosi di una squadra che, in fin dei conti, non è mai stata la mia. È stato qualcosa di gratificante e bellissimo, ma d'altra parte avevo scelto Livorno proprio perché sapevo che tipo di piazza fosse. Li ringrazio davvero con tutto il cuore, così come voglio rivolgere un ringraziamento speciale al mister, ai ragazzi e a tutto lo staff che lavora dietro le quinte, a partire dai magazzinieri. Loro, a differenza di noi calciatori, che alla fine siamo impegnati per 3/4 ore al giorno, sono quelli che effettivamente lavorano. Malgrado la situazione di difficoltà e gli stipendi che non arrivavano, però, sono sempre stati lì sul pezzo, lavorando quotidianamente senza mai fermarsi. Sono stati fantastici, ho trovato davvero un ambiente incredibile".

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