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Cannarsa, dalla Primavera amaranto all'Albania: "Qui per far crescere i giovani. Livorno? Dispiace per come è finita"

L'ex difensore, dopo il naufragio dell'As, riparte dall'Apolonia Fier. "Bruciato in pochi mesi quanto costruito negli anni. Qui siamo una vera e propria academy"

Juriy Cannarsa l'amaranto ce l'ha nel cuore. Protagonista in campo della straordinaria cavalcata dalla C alla A tra il 2001 ed il 2004, l'ex difensore, una volta appese le scarpette al chiodo, ha scelto proprio Livorno per dare il via alla sua nuova vita da allenatore, guidando prima i Giovanissimi Regionali, poi gli Under 17 ed infine la Primavera, con in mezzo l'esperienza da collaboratore tecnico e vice allenatore della prima squadra. Fino allo scorso maggio, quando, dopo il naufragio della società guidata da Aimo, Presta, Casella e Spinelli, si è dovuto mettere alla ricerca di una nuova opportunità lavorativa, trovata un mese fa in Albania.

Sì, perché a puntare su di lui è stata l'Apolonia Fier, società della seconda divisione albanese. E dopo l'amaro debutto contro l'Erzeni di dieci giorni fa (sconfitta per 1-0), Cannarsa, lo scorso sabato 18 settembre, ha potuto brindare alla prima vittoria grazie al 2-1 inflitto allo Shkumbini. 

Buongiorno Juriy. Com'è nata questa possibilità?
"Ero stato contattato dalla società già in estate, con una prima trattativa. In lizza per il posto c'ero io e Manuele Blasi (ex centrocampista, ndr), sul quale il club aveva poi deciso di puntare. Lui però, dopo aver lavorato in ritiro, ha deciso di lasciare l'incarico: la dirigenza mi ha quindi ricontattato ed eccomi qua".

Quali sono le maggiori differenze tra il calcio italiano e quello albanese?
"Le differenze principali stanno nell'organizzazione: in Italia attorno al calcio c'è molta più professionalità, anche nelle categorie inferiori. Questo, ovviamente, non vale però per tutti. Qui, ad esempio, siamo molto organizzati: abbiamo un centro sportivo con tre campi e la foresteria, siamo una vera e propria academy per favorire la crescita dei giovani". 

A livello tecnico invece?
"Il livello tecnico è leggermente più basso rispetto a quello italiano: la nostra Serie B non può essere paragonata a quella albanese, anche perché il professionismo vero è proprio c'è solamente nella massima categoria. Qui, inoltre, sono forse un po' più indietro nella mentalità: proprio per questo il presidente ha voluto fortemente uno staff italiano per guidare il processo di crescita".

Qual è l'obiettivo stagionale che vi siete prefissati?
"L'obiettivo è vincere e lottare per le prime posizioni, credo che ci siano le possibilità per farlo. Tutto dipenderà da quanto matureranno i ragazzi: abbiamo una squadra formata prevalentemente da giovani e dal loro percorso di crescita passeranno i nostri risultati".

A proposito di giovani, nel nuovo Livorno sono stati tesserati Lorenzo Pecchia e Cesare Pulina, ragazzi che ha allenato nella Primavera amaranto. Pensa che possano essere due giocatori utili alla causa? 
"Per me sono due titolari, in Eccellenza possono essere protagonisti senza alcun problema. Sono ottimi elementi, sono sicuro che faranno bene e che daranno una grossa mano alla squadra".

Parlando di Livorno, si aspettava una fine del genere con gli amaranto costretti a ripartire dall'Eccellenza?
"No, non me lo aspettavo. Dopo quello che avevamo costruito, è stato brutto vedere tutto bruciato in poco più di un anno. Dispiace davvero".

Lavorare qui nel corso dell'ultimo anno, con tutto quello che è successo, non deve essere stato semplice, eppure con la Primavera avete ottenuto ottimi risultati chiudendo il campionato al secondo posto.
"Con lo staff abbiamo fatto un ottimo lavoro soprattutto fuori dal campo. Tra lockdown, cambi di campo dovuti ai mancati pagamenti degli impianti e quanto altro non è stato semplice tenere il gruppo unito. Siamo però riusciti a mantenere i ragazzi coesi, spronandoli a fare bene anche per loro stessi e la loro crescita. Tutti credevano nel lavoro che stavamo facendo ed il merito è dell'intero staff: Stefano Sergio (preparatore atletico), Daniele Domenici (vice allenatore), Marco Mannucci (allenatore dei portieri), Vito Bello (magazziniere) e tutto lo staff sanitario meritano una menzione particolare".

Adesso il Livorno è ripartito da una nuova proprietà: che idea si è fatto del lavoro svolto fin qui?
"Non conosco direttamente la proprietà, ma Toccafondi, che è nel calcio ormai da molti anni, ha sempre lavorato bene, anche con il settore giovanile. In prima squadra, poi, hanno lanciato diversi giocatori importanti. A Livorno potrà contare su un bacino d'utenza diverso rispetto a Prato e questo è un fattore che potrebbe fare la differenza. Ripartire da Protti ed altri elementi che possono portare entusiasmo è stata una scelta intelligente".

E se in futuro dovesse arrivare una chiamata? Accetterebbe?
"Loro sanno come mi chiamo e cosa ho fatto. Se volevano chiamarmi avrebbero già potuto farlo: se non lo hanno fatto, penso che non lo faranno neanche in futuro. Ma le mie porte, per Livorno, saranno sempre aperte".

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