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Livorno, i due anni di Toccafondi: dalla rinascita ai saluti, un'avventura vissuta a mille all'ora

Si chiude l'esperienza alla guida del club dell'imprenditore pratese, che ha ceduto la società al finanziere brasiliano Joel Esciua. Oggi la conferenza stampa d'addio

"Perché Livorno? Perché Livorno è diversa". Furono queste, il 12 agosto 2021, le prime parole da presidente del club amaranto di Paolo Toccafondi, il prescelto dalla commissione istituita dal sindaco Luca Salvetti per creare la nuova società che sarebbe dovuta ripartire dall'Eccellenza dopo la fine, ingloriosa, dell'As targato Spinelli e soci. Parole che Toccafondi, il quale oggi, dopo meno di due anni, ha deciso di passare la mano al finanziere brasiliano Joel Esciua (le motivazioni della decisione che saranno rese note nella conferenza stampa odierna fissata alle 14.30 all'Armando Picchi), ripeté anche tre giorni più tardi, quando, allo stadio, si presentò a tifosi ed appassionati: "Non faccio promesse, ma so che qui c'è l'obbligo di vincere", dichiarò allora il neo presidente, approdato a Livorno anche grazie al decisivo ruolo di intermediario svolto da Cristiano Lucarelli. Ed in quell'occasione Toccafondi, che a lungo ha legato il suo nome nel mondo del calcio alla squadra della sua città, il Prato, rifiutò di indossare una sciarpa che gli ultras volevano concedergli in dono: "So cosa significa per i tifosi questa sciarpa - spiegò -. Se me la vorranno dare lo dovranno fare tra sei mesi o un anno perché me la sarò meritata come uomo".

La promozione in D e la sciarpa

E quella sciarpa, Paolo Toccafondi, la indosserà soltanto un anno più tardi, quando, il 20 agosto 2022, arriverà l'ufficialità della promozione in serie D del suo Livorno. Un'attesa più lunga, e più sudata, del previsto. Sì, perché quella che inizialmente sembrava quasi una pura formalità, ovvero il ritorno nella quarta serie, si era nel frattempo tramutata in una ripida montagna da scalare. In campo, malgrado alcuni nomi di grido per la categoria, come quelli di Giuseppe Torromino, Daniele Vantaggiato e Luca Mazzoni, a cui si aggiunse, a gennaio, il ritorno di Andrea Luci, la sua creatura faticherà non poco, conquistando sì abbastanza agevolmente il primo posto nel girone B, ma fallendo clamorosamente nella poule promozione prima, chiusa al terzo posto alle spalle di Figline e Tau, e nei playoff nazionali poi, terminati con l'amaro epilogo della finale di Pomezia. Una debacle rattoppata soltanto "grazie" all'illecito sportivo commesso dal Figline nella sfida contro il Tau, pagata dai gialloblù con la retrocessione all'ultimo posto del gironcino e la conseguente promozione degli amaranto. Illecito che, immediatamente, era stato denunciato dallo stesso Toccafondi: "Abbiamo presentato un esposto, devo tutelare la mia società e i nostri tifosi", dichiarò in un'accesa conferenza stampa.

Le difficoltà sul campo

Ma anche in serie D, sul campo, le cose non vanno come nei piani. Il campionato, per il Livorno, prende fin da subito una piega diversa da quella sperata, con il primo posto, l'unico che garantisce la promozione in C, che scappa via già a partire dalle prime giornate. Toccafondi, per cercare di raddrizzare la barca, le tenta tutte, sostituendo prima Collacchioni con Esposito in panchina e dando poi vita ad una vera e propria rivoluzione sul mercato tra dicembre e gennaio. Ma l'agognata svolta non arriva. E gli amaranto, invece di risalire la china, sprofondano sempre più nell'anonimato a suon di figuracce, culminate con l'onta dello 0-4 subìto al Picchi proprio contro quell'Arezzo su cui, sulla carta, avrebbero dovuto fare la corsa Luci e compagni. Ed anche in quel caso Toccafondi, come sempre ha fatto nei momenti difficili della sua avventura livornese, ci mise la faccia: "Non abbiamo mantenuto le promesse, ma dobbiamo continuare a dare tutto per rispetto dei nostri tifosi".

L'epilogo

Il resto è storia recente, con le dimissioni di Esposito ed il ritorno in panchina di Collacchioni, chiamato a guidare la squadra quanto meno ai playoff. Un finale anonimo che, forse, ha fatto riflettere lo stesso Toccafondi, che, non a caso, non ha certo chiuso a chiave quando alla sua porta è arrivato a bussare Joel Esciua, finanziere brasiliano che già nell'estate 2021, quando a "spuntarla" fu l'ex Prato, manifestò interesse per rilevare la società amaranto. Una trattativa che, dopo i fisiologici tira e molla sul prezzo di compravendita, è giunta in tempi piuttosto rapidi alla conclusione. Segno di rispetto verso l'intero ambiente da parte di Toccafondi, uomo al quale rimarrà sempre il merito di aver fatto ripartire il calcio a Livorno e a cui, malgrado diversi errori nella gestione tecnica, non si può certo rimproverare di mancare di correttezza e rispetto. E d'altra parte, più volte, lui stesso lo aveva ripetuto: "Io sono qui per cercare di dare il mio contributo, ma se un giorno dovesse arrivare qualcuno con potenzialità per fare meglio di me benvenga". Perché Livorno è diversa e Toccafondi, con tutti i suoi pregi e tutti i suoi difetti, lo aveva capito subito.

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