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Calcio | L'ennesimo capolavoro di Osvaldo Jaconi, ai playoff con la Sangiorgese: "Soddisfatto, ma avrei voluto vincere. Livorno? Esciua l'uomo giusto"

Il tecnico, tornato in panchina lo scorso febbraio all'età di 76 anni con i marchigiani settimi in classifica, ha portato i nerazzurri agli spareggi, dove è poi arrivato il ko con la Cuprense

C'è chi passa senza lasciare un segno, arrivando e poi partendo quasi nell'anonimato, e c'è chi poi, a Livorno e ai colori amaranto, rimane legato a vita, restando nel cuore di intere generazioni di tifosi. Come Osvaldo Jaconi, condottiero di quel gruppo che, nel 2002, riportò la nostra città ad assaporare il calcio che conta con la storica promozione in serie B al termine di una cavalcata trionfale. Ed il "Vodz", malgrado il trascorrere degli anni e le 76 candeline spente lo scorso 19 gennaio, non ha nel frattempo perso passione e motivazione, tanto da tornare lo scorso febbraio in panchina alla guida della Sangiorgese, formazione della provincia di Fermo militante in Prima Categoria, al fianco di Eros Polini. Con ottimi risultati, fra l'altro: subentrato con la squadra soltanto settima in classifica, Jaconi è riuscito a rivitalizzare i nerazzurri, tanto da chiudere il torneo al terzo posto conducendo i marchigiani ai playoff, dove poi, in semifinale, è arrivata la sconfitta con la Cuprense. Un ko che, in ogni caso, non macchia l'ennesimo capolavoro dell'ex tecnico amaranto.

Mister, siamo arrivati in fondo alla stagione: un bilancio di questo ritorno in panchina?
"Quando io e Polini siamo stati chiamati, la squadra, che era partita con l'ambizione di lottare per le prime posizioni, era fuori dai playoff ed era reduce da un periodo negativo, poi negli ultimi due mesi e mezzo i ragazzi sono riusciti a invertire il trend chiudendo al terzo posto. C'è quindi sicuramente soddisfazione per aver centrato l'obiettivo dei playoff, ma non posso essere contento, dato che poi, in semifinale, il nostro cammino si è interrotto".

L'asticella, strada facendo, si era quindi ulteriormente alzata.
"Esatto. Ed il merito, ci tengo a sottolinearlo, è stato esclusivamente dei ragazzi, che hanno fatto per filo e per segno tutto ciò che gli veniva richiesto. Hanno fatto un lavoro eccezionale".

E adesso cosa c'è nel futuro di Jaconi?
"Vedremo, la società si è presa qualche settimana di tempo per valutare le scelte in vista della prossima stagione".

Ma lei rimarrebbe in panchina?
"Dovrei valutare, ovviamente quando si passa dal mondo professionistico a quello dilettantistico qualche differenza c'è e l'importante è sempre avere la piena libertà di agire. Io e Polini siamo andati in prestito in panchina, dato che il nostro ruolo è quello di responsabili tecnici del settore giovanile. In corso d'opera è capitata quest'occasione: la società ci ha chiesto di dare una mano e noi non ci siamo tirati indietro".

Nel frattempo immaginiamo che, seppur a distanza, avrà seguito con attenzione la stagione del Livorno, purtroppo ben al di sotto di quelle che erano le aspettative.
"Vincere è sempre difficile, in ogni categoria. Avere l'obbligo di vincere, poi, rende tutto ancor più complicato: se le cose non vanno, infatti, si vengono a creare polemiche, con tutto ciò che questo comporta, come ad esempio i cambi di allenatore. Questo, alla fine, finisce con il rallentare il cammino. Ovviamente, però, è impossibile negare che qualche errore ci sia stato".

E ora si riparte da Esciua.
"Ho avuto modo di conoscerlo nell'agosto del 2021 quando c'erano da valutare i vari soggetti per la ripartenza dopo il fallimento e mi fece subito una buona impressione. Così come gli altri, aveva ottime cose da proporre, ma in quel momento, purtroppo, il tempo a disposizione era poco ed alla fine si optò quindi per Toccafondi, più pronto per allestire fin da subito una squadra".

Può essere lui l'uomo giusto per la rinascita del Livorno?
"Sì, senz'altro. L'importante è che si circondi di persone serie e competenti".

Una curiosità, ha mai pensato di tornare al Picchi per vedere una partita dal vivo? I tifosi la ricordano ancora con affetto insieme a quel gruppo che riportò la serie B a Livorno dopo trent'anni...
"Ho una certa età ed i viaggi ormai iniziano a pesarmi (afferma ridendo, ndr), però quando si parla di Livorno mai dire mai. Credo che a distanza di anni la gente si ricordi ancora di quella squadra perché, prima di essere composta da bravi giocatori, era formata da uomini veri. E come dico sempre, con i bravi giocatori si può sì vincere qualche volta, ma è con gli uomini veri che si vince spesso". 

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